La differenza tra attentato e rappresaglia
Sempre e comunque solo la versione palestinese
Testata: Il Messaggero
Data: 07/03/2003
Pagina: 16
Autore: Eric Salerno
Titolo: Rappresaglia di Israele: 13 morti
Eric Salerno scrive:
la rappresaglia era scontata,
anche l’attentato di Haifa era scontato? Ricordiamo che vi è una differenza non trascurabile: la "rappresaglia" era mirata a fermare ed arrestare i terroristi, mentre l’attentato di ieri aveva come bersaglio qualsiasi civile israeliano: donne, uomini, bimbi, studenti, anziani.
il numero delle vittime alto perché da tempo, come scrivono gli stessi giornali israeliani, l’esercito ha abbandonato ogni cautela e sovente colpisce nel mucchio senza pensare troppo alla presenza dei civili
non è così: spesso sono i civili palestinesi a voler farsi trovare proprio in un determinato posto ed in un determinato momento; e l’usanza di usare dei civili come scudo è costante. Non è assolutamente negli intenti dei militari israeliani colpire anche dei civili, ma purtroppo, date le permesse precedentemente menzionate, è molto difficile evitarlo.

le cifre dell’attacco sferrato dalle forze armate contro il campo profughi di Gebaliya a Gaza parlano da sole.

Non era un "attacco sferrato" (a quanto pare, Salerno adora questa parola): l’obiettivo era quello di dare la caccia ad un potenziale terrorista, probabile responsabile dell’attentato ad Haifa.

A proposito della preoccupazione americana relativa all'incursione di ieri, Salerno pensa bene di metterci del suo, per cui non vale davvero la pena di commentare tanto è assurdo:

Una critica, minima, che rispecchia la preoccupazione di Washington che Sharon possa con qualche azione militare contro i palestinesi complicare la già difficile posizione americana alla vigilia della sua guerra contro l’Iraq.

Come al solito le versioni su quanto è accaduto a Gaza sono divergenti.

Come al solito Salerno non ha alcuna difficoltà a prediligere quella palestinese.
Secondo fonti palestinesi, e le immagini riprese da alcuni operatori televisivi (due dei quali sono stati feriti dai soldati),
come volevasi dimostrare
la maggior parte delle vittime sono civili, otto dei quali uccisi quando un colpo sparato dal cannone di un carro armato è finito in mezzo a un gruppo che a scontri quasi finiti osservava i vigili del fuoco spegnere l’incendio di alcuni negozi.

A "scontri quasi finiti"? e i civili come potevano saperlo? In una zona a così alto rischio non avrebbero dovuto essere lì. Ma purtroppo la colpa è di Israele, sempre e comunque.
Per un ufficiale israeliano, invece, sarebbe stata una bomba palestinese a esplodere in mezzo alla gente, e soltanto più tardi una cannonata sarebbe stata diretta contro un palestinese armato di lanciarazzi.

Ma è questo il modo di dare la notizia? Presentare due versioni completamente diverse dando libero arbitrio al lettore?

Un portavoce di Sharon si è detto rammaricato per "eventuali vittime civili" negli scontri a Gebaliya, cominciati quando i palestinesi "hanno resistito con le armi" all’incursione israeliana nata per dare la caccia a un noto militante di Hamas.
In altre parole: i militari israeliani erano a Gebaliya per dare la caccia ad un terrorista, e i palestinesi si sono ribellati con le armi. Quindi ribellione uguale appoggio al terrorismo.
Novantamila arabi vivono nel campo profughi, che ospita molti militanti schierati con Hamas e responsabili di aver sparato, anche ieri pomeriggio, rudimentali missili Kassam contro la cittadina israeliana di Sderot nel Negev.
Una ragione in più per fermare questi terroristi!

Segue una palese critica personale del giornalista alla politica militare di Sharon, mettendo in risalto il numero delle vittime palestinesi (mentre di morti israeliani, nessun accenno). Naturalmente non manca una velenosa frecciata a Bush riguardo il processo di pace che ancora non conosce un’effettiva attuazione.
Per colpa di chi? E tutti quei negoziati da sempre rifiutati da Arafat?

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