L' odio "antico" della Chiesa per Israele
Il patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, si mobilita se il muro che divide Betlemme da Gerusalemme infastidisce alcune famiglie cristiane ma non si rende conto che quel muro serve a proteggere l’intera popolazione dai terroristi palestinesi.
Testata:
Data: 02/03/2003
Pagina: 2
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Premier palestinese, Arafat convoca gli stati maggiori
La prima parte dell’articolo riporta la notizia che Arafat ha convocato per l’8 marzo a Ramallah il Consiglio centrale dell’ Olp per discutere la designazione di un premier palestinese.

A parte la consueta faziosità quando il giornalista informa che:

"l’unica decisione di qualche significato viene proprio dal semidistrutto quartier generale dell’ANP a Ramallah dove da tempo è confinato a forza l’anziano rais palestinese"
riportiamo una frase di Arafat (non commentata dal giornalista) che si può definire soltanto in un modo : vergognosa e falsa.E su questa posizione di Arafat invitiamo i nostri lettori a riflettere per inviare poi il loro parere.
Arafat ribadisce che la pace resta il principale obiettivo dell’Autorità palestinese malgrado la politica di aggressione e i massacri perpetrati dal governo israeliano.
Se la pace è l’obiettivo di Arafat per quale motivo da più di due anni "l’anziano rais" incita il suo popolo alla violenza contro Israele e finanzia i kamikaze che si fanno saltare in aria fra civili innocenti ?

E se la pace è sempre il suo obiettivo perché non ha mai mosso un dito per fermare i gruppi integralisti islamici che ballavano per le strade della Cisgiordania ad ogni nuova strage di innocenti israeliani?

Ancora. La politica di Israele non è di "aggressione" ma di difesa perché i carri armati intervengono solo DOPO una strage, un’attentato ecc.

E chi compie i "massacri" sono i terroristi palestinesi non i soldati israeliani, chiamati a difendere a rischio della loro stessa vita un paese sottoposto quotidianamente all’incubo del terrore.

Diplomazia e politica cercano di conquistare uno spazio in una cronaca comunque segnata dalla violenza e dall’odio. Una bambina palestinese di 12 anni, Hoda Darwich, è stata ferita gravemente dal fuoco dei soldati israeliani mentre si trovava nella scuola dell’Unrwa (l’agenzia delle Nazioni Unite per l’aiuto ai rifugiati palestinesi) nel campo profughi di Khan Yunes, nel sud della Striscia di Gaza.
Perché quella bambina è stata ferita? In quale contesto? C’erano degli scontri a fuoco in corso?

La notizia così riportata lascia supporre che i soldati israeliani prendano di mira i bambini palestinesi e sparino. Ma non è così.

E se il giornalista è così documentato da conoscere il nome della bimba ferita per quale motivo non riferisce le circostanze in cui è avvenuto il suo ferimento?

Ed in questo scenario di guerra che s’inserisce la denuncia del Patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah e del Custode della Terra Santa, frate Giovanni Battistelli: un muro alto otto metri costruito dagli israeliani isola Betlemme da Gerusalemme e dal resto dei Territori palestinesi, mettendo in crisi decine di famiglie cristiane che ora sono circondate e private di ogni servizio.
Se alcune famiglie cristiane hanno qualche "disagio" ecco che i "porporati" si mobilitano, incuranti del fatto che quel muro serve a proteggere l’intera popolazione dai terroristi palestinesi che si nascondono a Betlemme e nei dintorni.
I due prelati hanno lanciato un appello urgente alle Conferenze episcopali perché attraverso i rispettivi governi di appartenenza facciano pressione sulle ambasciate israeliane e direttamente sull’esecutivo di Sharon per ripristinare una situazione di normalità, per quanto precaria, a Betlemme.
La situazione tornerà alla normalità solo quando gli atti di terrorismo cesseranno ed ogni cittadino di Israele sarà libero di camminare per le strade della sua città senza correre il rischio di essere fatto a pezzi.

Perché la Chiesa è così solerte nel fare appelli contro Israele mentre quando i suoi "amici palestinesi" fanno strage di israeliani guarda altrove?

Il loro sogno è di fare di Betlemme una città aperta; città di dialogo e di pace. Un sogno che rischia di infrangersi definitivamente contro il Muro della divisione e della diffidenza.
Cosa possono fare gli israeliani per difendersi dall’odio e dalla ferocia dei kamikaze palestinesi?

La Chiesa, oltre a stigmatizzare l’operato del governo israeliano e a lanciare appelli a destra e a manca ha qualche suggerimento concreto da dare?
Non è il caso che L'Unità senta anche il parere di qualche altro prelato ? Esiste solo Sabbah ?

Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione dell'Unità. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per esserer compilata e spedita.
lettere@unita.it