Riportiamo la replica dell'ambasciatore israeliano Ehud Gol all'appello dei docenti bolognesi che invitavano, tra l'altro, i soldati israeliani a deporre le armi."Ho letto con indignazione e sgomento questo appello che non solo si fonda su presupposti scorretti e faziosi, ma rappresenta un grave caso di ingerenza
negli affari interni di un altro Stato".Questo e' il passaggio
centrale di una breve lettera che l'ambasciatore israeliano in
Italia, Ehud Gol, ha inviato al magnifico Rettore
dell'Universita' di Bologna, Pier Ugo Calzolari, per protestare
contro l'iniziativa di un grande numero di professori
dell'ateneo che hanno scritto una' 'lettera aperta' , ai soldati
dell'esercito israeliano per invitarli ad "abbassare le armi" ,
e a smettere di combattere contro i palestinesi.
In risposta a questa "lettera aperta" il rappresentante
diplomatico israeliano ha scritto al rettore Calzolari proprio
per portare alla sua attenzione la gravita' dell'iniziativa dei
docenti. "Converra' con me -si legge nella replica di Gol,
diffusa dall'ambasciata di Israele aRoma -che gli italiani
difficilmente accetterebbero che un gruppo di professori
israeliani, per quanto intelligenti e sensibili possano essere,
si mettano a dettare loro un codice etico".
Nella' 'lettera aperta" i professori, dopo aver premesso di
rappresentare fedi ed ideologie diverse, precisano di aver preso
l'iniziativa di rivolgersi ai militari israeliani "quale monito
e quale auspicabile contributo alla pacificazione".
"Militari israeliani! Rifiutatevi di continuare ad opprimere
il popolo palestinese. Abbassate le armi. Chiedete a gran voce,
con il coraggio che vi da la vostra fede religiosa, di smettere
le violenze e vedrete che -si legge nella lettera dei
professori -le violenze cesseranno anche dall'altra parte".
L'appello dei docenti invita i militari israeliani a "pensare
con la propria testa" , e, , 'soprattutto, con il proprio cuore , .
Dopo aver ricordato che una scelta del genere, per dei
militari, potrebbe significare "carcere" , e "persecuzioni"
la lettera aperta dei docenti si chiudeva sottolineando come,
una scelta di questo genere, non avrebbe piu' fatto vivere i
militari "in una continua contraddizione" con la loro
coscienza, "per il crimine ingiustificabile" , che stanno
cornmettendo.