Due risposte all'antisemita Università di Bologna
Giorgio Israel e l'Associazione Italia-Israele di Bologna rispondono ai docenti che invitano i soldati israeliani a deporre le armi e mettono alcuni puntini sulle "i"
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Data: 19/02/2003
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: Due risposte ai docenti di Bologna
In seguito alla pubblicazione sul giornale "Carta" (14-2-2003) del documento firmato da un rilevante numero di docenti dell'Università di Bologna in cui invitavano, tra l'altro, i soldati israeliani a deporre le armi, riportiamo un commento di Giorgio Israel, docente presso il Dipartimento di Matematica, Università di Roma "La Sapienza", ed una lettera firmata dal Consiglio Direttivo dell'Associazione Italia-Israele di Bologna.
Per una miglior chiarezza riportiamo anche la lettera dei docenti della medesima università.

Lettera di GIORGIO ISRAEL

Quando è scoppiata la polemica sulla famosa frase del libro di Asor Rosa circa la "razza ebraica" che da "deprivata e perseguitata" era divenuta "guerriera e persecutrice", c'è stata una gara di tanti a spiegare che l'illustre professore si era magari, forse sì sbagliato, ma per inavvertenza, superficialità, per un "lapsus calami", ma mai e poi mai per razzismo. Ce lo ha spiegato con la consueta altezzosità l'on. D'Alema, che ha intimato agli ebrei di non maneggiare disinvoltamente la mazza dell'accusa di antisemitismo.
Forse è giunto il momento di chiedersi se quel "lapsus" non fosse altro che il segnale che si stava aprendo un recipiente maleodorante (o se non fosse un invito a stapparlo).
Un gruppo di docenti dell'Università di Bologna ha pubblicato (su "Carta" del 14 febbraio) un appello-invito alla diserzione rivolto ai militari israeliani. Fin qui niente da dire. Ma merita di vedere in che modo questo appello viene introdotto e giustificato. Si tratta nientemeno che di un contributo a un'interpretazione scientifica di stampo darwiniano della degenerazione razziale degli ebrei denunciata da Asor Rosa.
L'appello dei nostri è rivolto ai militari israeliani, ma invece si rivolgono agli ebrei. "Abbiamo sempre considerato - essi scrivono - il popolo ebreo come un popolo intelligente, sensibile, forte forse più di tanti altri" - e già qui siamo in pieno razzismo. Ma perché il popolo ebreo sarebbe superiore? "Perché selezionato nella sofferenza, nelle persecuzioni, nelle umiliazioni subite per secoli, nei pogrom e, per ultimo, nei campi di sterminio nazisti"...
"Selezionato"... Terminologia di puro razzismo biologico. Ed è attraverso la selezione che gli ebrei sono diventati migliori (chissà perché gli altri popoli sono esentati da questo benefico trattamento). Per essere buoni bisogna farsi ammazzare, perché così i cattivi vengono "selezionati" e i sentimenti buoni emergono. C'è da chiedersi perché i nostri non propongano tale cura per tutti i popoli. Chissà che in tal modo - un pogrom a New York, un pò di camere a gas a Londra e a Mosca, un forno crematorio a Bologna - non si diventi tutti buoni e la pace trionfi.
Ma ogni commento è superfluo, dovrebbe essere superfluo per ogni persona che conservi un minimo di raziocinio e di senso morale.
Merita tuttavia di sottolineare la minaccia che segue. Una minaccia sempre rivolta a tutti gli ebrei, non ai militari israeliani: "Ed è per questo che oggi, di fronte a ciò che sta succedendo nel territorio israelo-palestinese, siamo spinti a scrivervi perché sentiamo purtroppo che la nostra stima e il nostro affetto per voi, per il popolo ebreo, si sta trasformando in dolorosa rabbia per quello che state facendo al popolo palestinese."
Viene da chiedere: come si manifesterà questa "rabbia" contro "il popolo ebreo"? Che cosa bisogna attendersi dopo questa prima campagna, che richiama puntualmente gli argomenti utilizzati nel 1935-37 da Roberto Farinacci e da Paolo Orano? Quanto manca per il "manifesto degli scienziati razzisti"? Ne possiamo immaginare il titolo "politically correct": "Manifesto degli universitari per la selezione della razza ebraica attraverso la sofferenza".

GIORGIO ISRAEL

Lettera del Consiglio Direttivo dell'Associazione Italia-Israele di Bologna

Egregi Signori Docenti, avendo preso visione della Vostra lettera aperta
indirizzata agli ufficiali, sottufficiali e soldati dell'esercito
israeliano, non possiamo esimerci dal formulare alcune osservazioni.

La gravità di quanto affermato nel Vostro documento non lascia spazio
all'ironia. Dobbiamo però dire che un popolo al quale tocchino in sorte
amici come Voi non ha bisogno di nemici. Nel corso della loro storia, gli
ebrei - dei quali, con squisita tecnica adulatoria, vi dilungate a rimarcare
particolarità e diversità - sono stati spesso al centro di un'attenzione
sproporzionata all'esiguità del loro numero. Vista la profusione di gentili
che giurano di contare almeno un ebreo tra i loro amici prediletti, vien da
chiedersi come sia possibile che questo piccolo popolo sia stato - e sia -
oggetto di pregiudizio, discriminazione e violenza. Per capirlo, iniziamo a
porre sul vetrino del microscopio gli amici degli ebrei. Questa particolare
tipologia di amico - alla quale, nel Vostro documento, sottolineate
appartenere - si commuove per gli ebrei vilipesi, umiliati e sterminati, ma
rampogna duramente quelli che hanno l'improntitudine di cercare di restare
vivi. Sulla sorte dei sei milioni di ebrei annientati dai nazisti gli amici
come Voi versano fiumi di lacrime e retorica, mentre per i circa sei milioni
di ebrei di Israele - che se non si difendessero farebbero la medesima
fine - non c'è che riprovazione e, se dovessero persistere nella loro
irragionevole riluttanza a lasciarsi massacrare, la certa prospettiva di
perdere la Vostra amicizia. Noi non siamo schizzinosi come Voi. Siamo di
bocca buona, noi: gli ebrei ci piacciono vivi e riteniamo sia il momento di
riconoscere il loro diritto a essere un popolo normale, né migliore né
peggiore della media e non soggetto a obblighi - come quello di lasciarsi
sterminare in silenzio - che non ci si sognerebbe di imporre a nessun altro.

Egregi Signori Docenti, Voi che affermate di conoscere la realtà della
regione non potete ignorare che - con i fondi e la cooperazione dell'UE -
scuole e media palestinesi attuano un programma di scientifica istigazione
all'odio razziale e religioso. Non potete non sapere che sulle carte
geografiche del Medio Oriente adottate OGGI dalle scuole palestinesi lo
Stato di Israele non compare. Non potete ignorare che l'articolo nel quale
si enuncia il fine dell'eliminazione della "entità sionista" non è mai stato
espunto dalla Carta Nazionale Palestinese. Non potete non sapere che, da
quando l'amministrazione di fette sempre maggiori di territori è passata in
mano palestinese, gli atti di terrorismo contro Israele sono aumentati
esponenzialmente, dimostrando la sciatta ipocrisia dell'equazione
OCCUPAZIONE = TERRORISMO. Non potete non sapere che la violenza araba contro
i civili israeliani non è recente. Non è cominciata nel 2000 - e nemmeno nel
1967. Il primo massacro di ebrei per mano degli arabi risale al 1920. lo
Stato di Israele allora non c'era: ci sarebbero voluti ventott'anni perché
nascesse. Davvero volete sostenere che è l'occupazione la causa del
terrorismo? Nel 1929 la pacifica comunità ebraica di Hebron fu sterminata e
tra il 1936 e il '39 la rivolta araba ispirata dal Gran Muftì di
Gerusalemme, (quell'Hajj Amin al-Husayni che avrebbe trascorso gli anni
della guerra a Berlino, collaborando alla propaganda hitleriana e reclutando
una brigata di SS musulmane), provocò centinaia di morti ebrei. Diteci:
erano anche quelle conseguenze dell'occupazione?

Egregi Signori Docenti, se qualcuno di Voi, prima di firmare un documento
disonorevole, si fosse preso la briga di leggere qualcosa sull'argomento, si
sarebbe avveduto di come i palestinesi non abbiano mai perso l'occasione di
perdere l'occasione. Lo stato palestinese sarebbe nato insieme a quello di
Israele, se gli arabi non avessero scelto consapevolmente la strada della
guerra di sterminio - salvo poi non riuscire nell'intento che si erano
prefissi. Quale negoziatore davvero desideroso di raggiungere un compromesso
rifiuterebbe un'offerta come quella presentata dal governo Barak nell'estate
del 2000 (restituzione del 97% dei territori e sovranità condivisa su
Gerusalemme)? Beh, Arafat ha rifiutato e ha scelto la guerra. L'attuale
rivolta armata era già programmata e sarebbe scoppiata comunque: quasi tutti
i dirigenti palestinesi lo hanno ammesso candidamente. Solo voialtri amici
degli ebrei Vi ostinate a non crederci. Se ancora vi sfugge, Egregi Docenti,
Vi facciamo notare che quello in corso è un conflitto esistenziale tra un
popolo che ha cercato di costruirsi una patria in cui vivere e uno che, alla
costruzione della propria, ha anteposto sistematicamente la distruzione
dell'altrui.

Agli antisemiti contemporanei - quelli che hanno un sacco di amici ebrei, ma
arricciano il naso davanti al Sionismo - deve provocare un brivido di
piacere l'affermare che gli ebrei fanno ai palestinesi quello che i nazisti
hanno fatto a loro. E' la soluzione di ogni problema morale, la pietra
tombale di qualunque scrupolo, il cloroformio delle coscienze: se gli ebrei
non sono migliori dei loro carnefici, allora perché porsi tanti problemi per
loro? Finché una simile posizione viene adottata dai pacifisti de noantri,
che nei cortei si agghindano da terroristi suicidi, non c'è da stupirsi.
Quando però ad adottarla sono parecchie decine di "docenti della più antica
università d'Europa", l'inquietudine è doverosa.

Da Voi Signori Docenti ci si aspetterebbe che sapeste che Israele non chiude
i palestinesi nei ghetti (i campi profughi li hanno fatti gli arabi), non
impone loro il marchio d'infamia, non li gasa (contrariamente a quello che
Saddam Hussein - che di amici ne ha davvero tanti - ha fatto con il suo
stesso popolo), non impone loro il testatico o un atto di sottomissione
(tutte cose richieste agli infedeli in quelle oasi di liberal-democrazia che
sono i paesi islamici). Dovreste sapere che Israele non mura i pozzi (mentre
i palestinesi hanno ripetutamente tentato di avvelenare gli acquedotti
israeliani) e non educa i suoi figli alla violenza (e sarà per questo che è
un paese all'avanguardia in tutti i campi della scienza: perché nelle sue
scuole si insegna qualcosa di più utile e costruttivo dell'odio). Già, a
proposito: Voi che siete così nobilmente preoccupati per i violenti traumi
ai quali Israele sottoporrebbe i bambini palestinesi, cosa pensate (sempre
che ne pensiate qualcosa) dell'indottrinamento sistematico al "martirio" al
quale quegli stessi bambini e le loro famiglie sono sottoposti dai media e
dalle scuole di Arafat? Quello non conta? Potete permetterVi di esortare
alla diserzione i soldati dell'unico stato di diritto dell'intero Medio
Oriente, ma non ritenete di dover rivolgere un analogo appello a chi
preferisce spingere a morire i propri figli piuttosto che lasciare vivere
quelli degli israeliani? Gridate allo scandalo perché i militari israeliani
bloccano le ambulanze, ma non ritenete meriti critica che quelle stesse
ambulanze siano state più volte usate dai palestinesi per trasportare
aspiranti kamikaze sul luogo dei loro attentati?

Pensiamo - e ci auguriamo - che nemmeno Voi lascereste le Brigate Rosse
agire impunite. Pensiamo - e ci auguriamo - che non esortereste mai polizia,
carabinieri e magistratura inquirente a rifiutare di dare la caccia a questi
malfattori. Orbene, le Brigate Rosse, alle quali non si possono comunque
fare sconti, non hanno mai espresso l'intenzione di distruggere l'Italia e
sterminarne gli abitanti: Hamas, Jihad Islamica e la cricca di Arafat
dichiarano quegli obiettivi ogni giorno a proposito di Israele. Solo gli
amici degli ebrei e i docenti della più antica università d'Europa non se ne
sono accorti. Il fatto che persone preparate e critiche si imbranchino nel
coro becero dell'opinione obbligatoria - e mostrino addirittura di volerlo
dirigere dall'alto della loro cattedra - è già di per sé riprovevole. Ma che
quelle stesse persone peschino dalla sentina del più vile antisemitismo per
giustificare il terrorismo e negare agli israeliani il sacrosanto diritto
all'autodifesa è assolutamente criminale.

Vorremmo esortare il Magnifico Rettore a prendere una posizione ufficiale a
proposito di questa Vostra iniziativa perlomeno discutibile. E vorremmo
anche invitarVi a non nascondere la mano dopo aver gettato il sasso e ad
accettare un dibattito serio e ragionato su temi che sono troppo seri e
tragici per buttarli in macabra caricatura.

Il Consiglio Direttivo dell'Associazione Italia-Israele di Bologna.

Lettera dei docenti dell'Università di Bologna

Noi sottoscritti docenti dell'Università più antica d'Europa, l'Università di Bologna, di varie ideologie filosofiche e politiche e di vari credi religiosi, consapevoli che il conflitto israelo-palestinese rappresenti oggi uno dei fattori più pericolosi di instabilità e di guerra nella situazione internazionale, firmiamo questa lettera aperta ai militari dell'esercito israeliano quale monito e quale auspicabile contributo alla pacificazione del suddetto conflitto.
Abbiamo sempre considerato il popolo ebreo come un popolo intelligente, sensibile, forte forse più di tanti altri perché selezionato nella sofferenza, nelle persecuzioni, nelle umiliazioni subite per secoli, nei pogrom e, per ultimo, nei campi di sterminio nazisti. Abbiamo avuto compagni di scuola ed amici ebrei, colleghi di lavoro da noi stimati ed anche allievi israeliani a cui abbiamo trasmesso i nostri insegnamenti portandoli alla laurea e che oggi esercitano la loro professione in Israele. Molti di noi sono stati in Israele, a Gaza e in Cis-Giordania nel quadro di missioni culturali o per programmi dell'Unione Europea e conoscono perciò direttamente la situazione. Ed è per questo che oggi, di fronte a ciò che sta succedendo nel territorio israelo-palestinese, siamo spinti a scrivervi perché sentiamo purtroppo che la nostra stima e il nostro affetto per voi, per il popolo ebreo, si sta trasformando in dolorosa rabbia per quello che state facendo al popolo palestinese. E credeteci, tante altre persone dentro e fuori dalla nostra Università che hanno stima per il vostro popolo, oggi provano i nostri stessi sentimenti.
È necessario che vi rendiate conto che oggi voi state facendo ai palestinesi quello che a voi è stato fatto nei secoli passati. Le tragiche vostre esperienze non possono essere state da voi già così dimenticate! Voi li state umiliando, distruggete le loro case, i loro campi, tagliate i loro alberi da frutta, murate i loro pozzi, bloccate le loro ambulanze, li imprigionate, li affamate, li torturate, spadroneggiate nelle loro città, li chiudete in ghetti, traumatizzate gravissimamente i loro bambini, li uccidete. Possibile che non vi accorgiate che state fomentando contro voi stessi un odio immenso, sempre più profondo, carico del desiderio di vendetta? Non è difficile capire che solo gente esasperata, nell'impossibilità di difendersi altrimenti, possa immolarsi per uccidere qualcuno di voi, del vostro popolo che è ormai considerato complice delle repressioni. Noi siamo contro il terrorismo, ma diteci, quale altro modo essi hanno per difendersi? Quali altre armi essi hanno se non le pietre o gli agguati o il proprio corpo? E non avreste voi stessi, nella loro identica situazione, reagito nello stesso modo ?
Militari israeliani! Rifiutatevi di continuare ad opprimere il popolo palestinese. Abbassate le armi. Chiedete a gran voce, con il coraggio che vi dà la vostra fede religiosa, di smettere le violenze. E vedrete che le violenze cesseranno anche dall'altra parte. Se continuerete nella repressione, aumenterà sempre più contro voi stessi la riprovazione del mondo intero, non del solo mondo arabo e non ci sarà un futuro di pace per il vostro popolo. Pensate con la vostra testa, con il vostro cuore soprattutto. Non potete vivere sempre circondati dall'odio e col fucile in mano. Ricordatevi che non state difendendo la vostra Patria ma gli insediamenti dei coloni nei territori palestinesi, il che non è la stessa cosa. Ricordate quanti bambini ed adolescenti sia palestinesi che israeliani sono stati uccisi in questo conflitto. Abbiate il coraggio di rifiutarvi di usare le armi contro i Palestinesi e siamo certi che anche i Palestinesi fermeranno le loro azioni disperate. Qualcuno deve pur muoversi per primo. Ve lo chiediamo per il bene del popolo ebraico, in nome della civiltà e della cultura. Questa scelta potrebbe procurarvi difficoltà, punizioni, pressioni, anche persecuzioni e forse il carcere. Ma solo così potrete ritrovare voi stessi e non vivere più in una continua contraddizione con la vostra coscienza, per il crimine ingiustificabile che state commettendo. Alcuni di voi hanno avuto il coraggio di denunciarlo. A loro va tutta la nostra solidarietà e stima.
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