Un videogioco che inneggia alla violenza contro Israele
Cronaca di Alessio Lana
Testata: Corriere della Sera
Data: 16/10/2021
Pagina: 25
Autore: Alessio Lana
Titolo: Videogioco anti Israele: condanna delle comunità ebraiche
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/10/2021, a pag. 25, con il titolo "Videogioco anti Israele: condanna delle comunità ebraiche", la cronaca di Alessio Lana.

Fursan al-Aqsa: The Knights of the Al-Aqsa Mosque® no Steam

Kefia, Ak-47 e, sullo sfondo, la cupola d'oro della moschea di al-Aqsa. Fin dalla locandina Fursan al-Aqsa - The Knights Of AI-Aqsa Mosque ha tutti gli ingredienti per diventare un caso politico nonostante sia «solo» un videogioco. L'opera è uno «sparatutto» (così sono definiti tra gli appassionati di videogiochi) come ce ne sono tanti, con l'eroe solitario che combatte contro i nemici a suon di mitra, coltelli e bombe, solo che qui il protagonista è un militante palestinese, l'obiettivo sono i soldati israeliani e quando li uccide urla Allahu Akbar. Il giocatore viene calato nei panni di Ahmad al Falastini, «studente palestinese ingiustamente incarcerato e torturato dal militari israeliani per cinque anni», si legge nella sinossi. “Tutta la sua famiglia è stata uccisa da un attacco aereo israeliano» e «vuole vendicarsi di coloro che gli hanno fatto torto, ucciso la sua famiglia e rubato la sua patria unendosi a un nuovo Movimento di resistenza palestinese chiamato Fursan al-Aqsa». L'autore, Il 37enne Nidal Nijm, è parte della storia. E' nato in Brasile ma si dichiara figlio di un ex militante di Al Fatah scappato nel Paese sudamericano dopo la guerra in Libano del 1982. Finora ha sempre rimandato al mittente ogni accusa ma perfino nelle avvertenze del gioco inserisce queste notazioni: «Il giocatore non spara a civili, donne, bambini e anziani Solo ai soldati israeliani». Fursan Al-Aqsa in realtà esiste da anni, almeno dal 2019. Ha partecipato a numerosi eventi dedicati ai giochi indipendenti, è stato selezionato a diversi festival e giudicato tra i cento migliori «Indie» per due volte, nel 2019 e nel 2020. E stato registrato in Brasile e approvato dal ministero della Giustizia carioca che l'ha solo limitato ai maggiorenni. Ora se ne torna a parlare perché sarebbe dovuto uscire ufficialmente in dicembre sulla piattaforma Steam, ma la pagina per l'acquisto del gioco e scomparsa. Ma intanto da Israele e nelle comunità ebraiche anche italiane è arrivata una forte condanna di incitamento alla violenza, il Simon Wiesenthal Center ha chiamato al boicottaggio di Steam e il ministro della Giustizia israeliano ha chiesto di cancellare il trailer da YouTube. La piattaforma di Google l'ha fatto ma limitando la rimozione a Israele. Dall'altra parte dello spettro videogamer, sviluppatori e giornalisti palestinesi sono galvanizzati dal successo di un gioco di un loro «conterraneo» mentre le autorità locali si tengono in disparte.

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