La guerra al terrorismo dell'America protegge anche l'Europa
Condoleezza Rice sulle ipocrisie degli alleati
Testata: La Stampa
Data: 06/12/2005
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: Alleati state attenti
LA STAMPA pubblica in prima pagina un editoriale di Maurizio Molinari che riportiamo:
Accusata di condurre la caccia ai terroristi nel Vecchio Continente in maniera clandestina, con mezzi illegali e in violazione tanto delle sovranità nazionali che dei diritti dell’uomo, la Casa Bianca ha affidato al Segretario di Stato la missione di fare chiarezza sulla guerra d’intelligence iniziata dopo l’11 settembre.
La scelta di Condoleezza Rice è stata di rivolgersi all’Europa - non solo ai governi ma anche ai cittadini - prima ancora di decollare dalla base aerea di Andrews alla volta di Berlino al fine di affermare un concetto di fondo: la Cia opera in «cooperazione» con singoli governi alleati. Ovvero, dopo il crollo delle Torri Gemelle sono state siglate intese segrete fra servizi di intelligence per dare una caccia spietata ai terroristi al fine di evitare nuovi attacchi. Fino ad ora nessun capo di governo o di Stato europeo lo aveva pubblicamente ammesso. Se la Rice ha compiuto questo passo è perché la Casa Bianca sta chiedendo, per la prima volta, agli alleati di assumersi le proprie responsabilità di fronte alle rispettive opinioni pubbliche.
«Queste nazioni hanno il sovrano diritto di decidere quante informazioni sensibili possono rendere pubbliche» ha detto il Segretario di Stato per far capire ai colleghi che sta per incontrare a Bruxelles quale bivio hanno di fronte: informare i propri cittadini delle nuove direttive impartite da tempo agli 007 oppure operare per impedire corti circuiti istituzionali come quello avvenuto in Italia in occasione della cattura dell'egiziano Abu Omar a Milano. Ciò che Washington non vuole è pagare il prezzo politico - ed anche di sicurezza - della contraddizione che si consuma in quei Paesi europei dove i servizi hanno accordi di cooperazione con la Cia ma poi i giudici, ignari del tutto ed applicando le leggi in vigore, inseguono gli agenti della stessa Cia a colpi di mandati di cattura. L'affondo diplomatico della Rice punta al cuore delle contraddizioni europee ed è destinato a far tremare i polsi in più cancellerie. Ma non è detto che sia negativo perché potrebbe far venire alla luce in Europa la lacerante discussione su dove tracciare il confine fra sicurezza e libertà nel XXI secolo. Si tratta di un dibattito duro che negli Stati Uniti è in atto da quattro anni e che ha portato il giurista liberal Alan Dershowitz ad affermare come «il problema di fondo sta nel fatto che non sono stati ancora scritti i codici giuridici della guerra al terrorismo».
La Casa Bianca sembra pronta a pagare il prezzo dell'azione intrapresa: di fronte al rischio di svelare il contenuto delle intese segrete all'elettorato qualche capo di esecutivo potrebbe decidere di fare marcia indietro ed annullare quanto sottoscritto. Quando la Rice afferma che «sta ai governi ed ai loro cittadini decidere se vogliono cooperare con noi per evitare nuovi attacchi» vuole sottolineare come essere alleati degli Stati Uniti non è un obbligo ma una scelta. Si può benissimo non esserlo, a patto poi di potersi difendere da soli.
Per comprendere le ragioni che hanno spinto l'amministrazione Bush ad un tale approccio bisogna tener presente che per Washington il fronte dell'intelligence vale nella guerra al terrorismo tanto quanto quello militare in Iraq ed Afghanistan perché il conflitto asimmetrico iniziato con gli attacchi di Al Qaeda dell'11 settembre impone di difendere dai kamikaze i cittadini di Londra, Roma e Parigi al pari di quelli di Baghdad, Kabul e Bassora.
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