"Condanne" del terrorismo molto equivocabili, alibi e misfatti dell'Ucoii
due editoriali che non tengono conto della realtà
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Data: 01/12/2005
Pagina: 1
Autore: Renzo Guolo - Giorgio Paolucci
Titolo: Un argine alla jihad - Consulta islamica. spazzati via tutti gli alibi
Giorgio Paolucci su AVVENIRE e Renzo Guolo su LA REPUBBLICA approvano la composizione della Consulta islamica decisa dal ministero degli Interni. Nemmeno la presenza dell'Ucoii viene contestata negli editoriali che pubblicano giovedì 1 dicembre 2005. Non che non siano consapevoli che a questo riguardo vi sono molte preoccupazioni, ma sembra loro che possano essere superate.
Secondo Guolo perché "la cooptazione in una cornice istituzionale di organizzazioni potenzialmente "antisistema" o ancora "in mezzo al guado", ha spesso l´effetto di produrre integrazione sistemica. A patto, naturalmente, che la presa di distanza dal terrorismo jihadista, nelle parole e nei fatti, sia inequivocabile": ma, come ben mostra Magdi Allam (vedi Informazione Corretta 1-12-05, "Consultarsi con i fondamentalisti ") l'Ucoii non ha affatto condannato il terrorismo in modo inequivocabile.

Per Paolucci il coinvolgimento nella Consulta dell'Ucoii è positivo perché le toglie ogni "alibi" per delegittimare un organismo che si vuole rappresenttaivo di tutti i musulmani residenti in Italia.
Noi, più che degli "alibi" dell'Ucoii ci preoccuperemmo dei suoi misfatti, che l'inserimento nella Consulta in qualche modo avalla.
Ci preocuperemmo della giustificazione del terrorismo da parte dei suoi dirigenti ed esponenti, della sua predicazione d'odio contro Israele, del suo fondamentalismo.

Di seguito, riportiamo il testo di Guolo:

Nasce, dopo lunga gestazione e non senza sorprese, la consulta islamica. Ne fanno parte sedici membri, scelti da Pisanu in base a affidabilità e rappresentatività. Criteri entrambi essenziali per far decollare il nuovo organismo che, sia pure con i limiti dell´essere uno strumento solo consultivo, segna pur sempre l´ingresso nel circuito istituzionale dell´Islam. Un riconoscimento niente affatto scontato, dato lo zeitgeist, lo spirito dei tempi, e le forti resistenze, nella stessa maggioranza, della Lega, decisamente contraria a qualsiasi vocazione "dialoghista". Nel varare la consulta il ministro ha cercato di tenere conto della natura plurale dell´Islam in Italia.
Cercando di far emergere, nella scelta, non solo la dimensione dell´appartenenza etnonazionale dei musulmani della Penisola ma anche quella di genere. Nella lista vi sono quattro donne: poche, forse, ma il fatto che siano state incluse fornisce una legittimazione importante alle istanze dell´altra metà della Mezzaluna, costrette a muoversi in un universo culturale spesso caratterizzato da un corpo sociale maschile refrattario alle domande, e ai diritti, delle donne. Non mancano poi esponenti che operano, oltre che nel campo del volontariato, nel mondo sindacale. Un riconoscimento importante: il mondo del lavoro è già attraversato da istanze che toccano la frontiera tra identità religiosa e organizzazione della produzione. Questioni destinate, vista la struttura del nostro mercato del lavoro, a salire prepotentemente alla ribalta nei prossimi anni.
Nella consulta vi sono anche esponenti dell´editoria etnica; un fenomeno poco conosciuto ma che in Italia ha una sua diffusione, data la presenza di numerosi gruppi nazionali di immigrati, in larga parte di prima generazione. Strumento importante, quello delle testate etniche, perché permette di registrare, in entrata e uscita, un flusso di informazioni utili alla consulta per decidere su singole questioni e per far circolare all´interno delle comunità immigrate notizie e input di varia natura.
Il criterio pluralista è stato adottato anche nella scelta degli attori politici e religiosi dell´islam organizzato. Qui Pisanu ha cooptato esponenti de "l´islam degli stati", ovvero di quelle associazioni non governative che mantengono stretti legami con paesi come la Libia, il Marocco, l´Arabia Saudita; scelta che assume anche valenza diplomatica, dato che permette di mantenere buoni rapporti con stati con i quali l´Italia ha collaborato in materia di sicurezza, di immigrazione, di politica energetica. La sorpresa è costituita qui dall´inclusione dell´Ucoii, rappresentata dal suo presidente Dachan. Una scelta destinata a sollevare polemiche: da parte di altre organizzazioni islamiche, come si è visto dalle immediate reazioni del Coreis, che ritengono l´Ucoii, o almeno i suoi vertici, troppo vicino all´islam neotradizionalista dei Fratelli Musulmani, seppure rivisitato secondo i canoni di un "islam di minoranza" come quello europeo; ma anche da parte di quanti, nel mondo politico e editoriale, si erano battuti con forza per impedire tale sbocco. La scelta, indipendente e solitaria di Pisanu, probabilmente sottoposto in questi mesi a pressioni di varia provenienza, si regge, più che su una scommessa, sulla razionalità politica. Una consulta priva de "l´islam delle moschee", non serve se tra i suoi compiti dichiarati vi è non solo quello di favorire la nascita di un islam italiano ma anche quello di contrastare il diffondersi, al suo interno, di ideologie radicali che possono sfociare nell´appoggio o nella militanza in gruppi jihadisti. E´ probabile che tali ideologie attecchiscano meglio laddove, come nelle moschee diffuse nel territorio, circolino un certo numero di persone provenienti da paesi investiti dal lungo ciclo politico del risveglio islamista, piuttosto che in selezionati e felpati salotti più o meno istituzionali. Per il suo radicamento nel territorio e per il tipo di "utenza" politica e religiosa che lo frequenta, "l´islam delle moschee" è un´antenna capace di cogliere, prima di altri, le inquietudini e gli scarti ideologici che si possono manifestare in talune aree grigie che frequentano i luoghi di culto. Per gli obiettivi che la consulta si prefigge, assicurare integrazione e produrre sicurezza, i musulmani in giacca e cravatta o le donne senza velo possono non essere, da soli, sufficienti. Certo, la scommessa è impegnativa. Ma anche gli altri paesi europei hanno scelto questa stessa via. Anche perché la cooptazione in una cornice istituzionale di organizzazioni potenzialmente "antisistema" o ancora "in mezzo al guado", ha spesso l´effetto di produrre integrazione sistemica. A patto, naturalmente, che la presa di distanza dal terrorismo jihadista, nelle parole e nei fatti, sia inequivocabile. Secondo Pisanu tutti i membri della consulta hanno preso ufficialmente posizione contro l´estremismo e assunto decisioni impegnative contro il terrorismo. Difficile credere che il ministro dell´Interno non abbia usato i mezzi istituzionalmente a sua disposizione per verificare la fondatezza di tali posizioni.
La consulta è solo il primo passo lungo la difficile ma indispensabile strada della costruzione dell´islam italiano. Il secondo è la legge sulla libertà religiosa. Ma per questo si dovrà attendere la prossima legislatura.
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