Violenze, irregolarità, crescita dei gruppi estremisti e terroristi: la "vita politica" palestinese
descritta con troppi eufemismi
Testata:
Data: 30/11/2005
Pagina: 12
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Bufera su Al-Fatah, primarie a rischio tra frodi e pallottole
L'UNITA' di mercoledì 30 novembre 2005 pubblica una cronaca di Umberto De Giovannageli sulle primarie interne ad al Fatah in vista delle elezioni politiche e della sfida con Hamas.
U.d.g. definisce i terroristi di Hamas, "integralisti islamici", delinea uno scontro essenzialemente generazionale all'interno del Fatah, ma dopo poco si scopre che sono stati i seguaci del terrorista e oltranzista Marwan Barghouti a mettere in difficoltà i quadri più anziani del gruppo che stanno in sostanza sottraendo al controllo di Abu Mazen.
Un quadro preoccupante, aggravato dalla vittoria di Hamas alle elezioni di Nablus.
E tuttavia un quadro falsato dall'uso di una terminologia fuoviante da parte del cronista.

Nonostante questo non secondario difetto l'articolo di u.d.g. ha il merito di informare sul rischio di un'affermazione nella politica palestinese dei gruppi più oltranzisti e sull'alto tasso di violenza e di infrazioni delle regole democratiche nella vita politica interna all'Anp.

Ecco il testo:

«MANI PULITE» su Al-Fatah. Fango e pallottole sulle primarie del partito fondato da Yasser Arafat e diretto oggi (almeno sulla carta) dal presidente dell’Autorità na-
zionale palestinese Abu Mazen. Lo scontro ai vertici del potere è alla base del caos che rischia di travolgere Al-Fatah, il primo partito della galassia politica palestinese impegnato nelle primarie per la scelta dei 132 candidati alle politiche del prossimo 25 gennaio, che spera di vincere anche Hamas. Il confronto tra la vecchia guardia, decisa a conservare il potere, e la nuova generazione, che chiede un profondo rinnovamento per meglio affrontare la sfida lanciata dagli integralisti islamici, ha raggiunto ieri il livello più critico. L’ufficio di Abu Mazen infatti ha annunciato la sospensione del voto a causa di «brogli diffusi» e ha lasciato intendere che le elezioni sarebbero state ripetute anche in Cisgiordania dove si è votato venerdì.
I risultati hanno premiato la nuova generazione guidata da Marwan Barghuti, il segretario del partito per la Cisgiordania da tre anni in carcere in Israele dove sconta una condanna a cinque ergastoli. La reazione dei già eletti, quasi tutti volti nuovi, non si è fatta attendere. Ed è stata durissima. «Non ci sarà alcuna ripetizione, il voto di venerdì è stato regolare e si sono segnalati solo episodi isolati di brogli e violenze a danno degli iscritti diretti ai seggi», afferma Najat Abu Baker, eletta a Nablus ed esponente di punta dei giovani dirigenti di Al-Fatah. «Siamo certi - aggiunge - che la leadership non ordinerà mai nuove votazioni che avrebbero solo l’effetto di spaccare il partito».
Più espliciti altri esponenti «giovani» che, con la garanzia dell’anonimato, hanno accusato i dirigenti più anziani di aver fatto pressioni su Abu Mazen affinchè vengano annullate le primarie in modo che sia una commissione del partito a scegliere i candidati alle elezioni di gennaio. Sommerso dalle critiche, Abu Mazen, di ritorno dal fallimentare vertice Euromed di Barcellona, ha annunciato che rispetterà i risultati delle primarie in Cisgiordania e deciderà presto il da farsi nelle zone dove il voto è stato annullato, come a Gaza, dove miliziani armati che hanno fatto irruzione in diversi seggi, alcuni dei quali sono stati incendiati. È probabile che su quest’ultima decisione di Abu Mazen abbiano pesato anche i forti ammonimenti lanciati dal carcere da Marwan Barghuti che ha definito «espressione della volontà democratica degli iscritti ad Al-Fatah e di tutti i palestinesi» l’esito delle primarie in Cisgiordania.
Abu Mazen è costretto a vestire i panni del «pompiere» e tentare di tenere insieme ciò che appare sempre più difficile mantenere unito. Le sue rassicurazioni sono servite ad allentare la tensione che ha regnato per molte ore, soprattutto dopo l’annuncio giunto dall’ufficio di Abu Mazen della sospensione del voto, anche a Gerusalemme Est dove invece le elezioni dovrebbero svolgersi venerdì. In ogni caso per Abu Mazen il quadro della situazione interna si è ulteriormente complicato, proprio nel momento in cui aveva segnato a suo favore il punto della riapertura del valico di Rafah (Gaza) sulla base di un accordo con Israele. Gaza, come ha confermato l’annullamento delle primarie, resta una polveriera che rischia di esplodere ogni momento ed Al-Fatah non è la roccaforte del presidente ma, al contrario, si sta rivelando una trappola molto pericolosa. Abu Mazen forse non avrà neppure la facoltà di inserire suoi candidati nella lista che il partito presenterà alle elezioni.
Sullo sfondo dello scontro tra «vecchio» e «nuovo» in Fatah c’è la crescita di Hamas. Il più radicato tra i movimenti integralisti palestinesi ha superato Fatah nelle elezioni per il consiglio rappresentativo degli studenti che si sono svolte ieri nell’università An-Najah a Nablus. La lista di Hamas ha ottenuto 40 seggi nel consiglio, superando Al-Fatah che ne ha conquistati 34. I risultati della votazione nell’Ateneo sono visti da osservatori palestinesi della scena politica locale come un’indicazione di quello che potrebbe essere il risultato nelle elezioni per la nomina del sindaco di Nablus, il prossimo 15 dicembre, e in quelle per il Consiglio Legislativo Palestinese il 25 gennaio.
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