Se la sinistra non vuole lasciare alla destra la battaglia contro il nuovo antisemitismo, non ha che da combatterla
sospettare strumentalizzazioni in iniziative di grande valore civile è invece ingiusto e controproducente
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Data: 17/12/2004
Pagina: 4
Autore: Gadi Luzzato Voghera
Titolo: L'Anti-Defamation League, ala neo-con dell'ebraismo
L'Anti Defamation League (ADL), pur essendo, per ciò che concerne l'antisemitismo "senza dubbio l'organizzazione più scientificamente e politicamente preparata cui far riferimento" è anche un'organizzazione di parte, addirittura "l'ala neo-con dell'ebraismo". Il convegno romano che ha organizzato in collaborazione con IL FOGLIO, nonostante il suo innegabile pluralismo, attestato dalla presenza di Piero Fassino e del direttore del quotidiano di sinistra israeliano Haaretz, David Landau, si presta a "strumentalizzazioni" del tema dell'antisemitismo da parte della destra.
Non è così: l'Adl è un'organizzazione imparziale, che in passato si è concentrata sulla denuncia dell'antisemitismo di destra e che oggi individua nell'antisionismo, spesso promosso dalla sinistra, la forma più insidiosa e più pervasiva dell'antisemitismo contemporaneo; ancora una volta non perché politicamente schierata, ma perché riconosce una situazione di fatto.
La sinistra d'altro canto, se non vuole lasciare alla destra la battaglia contro il nuovo antisemitismo, non ha che da combatterla.
Sospettare la volontà di trarre vantaggi politici da limpide battaglie civili come quella condotta da un quotidiano come IL FOGLIO, invece, è deviante e falso.
Ecco l'articolo:La lotta all'antisemitismo è questione aperta, delicata e, negli ultimi anni, sempre più urgente agli occhi dei governi soprattutto occidentali. In questo campo l'Anti-Defamation League è senza dubbio l'organizzazione più scientificamente e politicamente preparata cui far riferimento per la lunga esperienza maturata in quasi un secolo di lavoro sul campo. Nata nel 1913 per iniziativa dell'avvocato Sigmund Livingstone a Chicago, da quasi quattro lustri l'Adl è diretta da Abraham H. Foxman che negli ultimi anni ha dedicato non pochi sforzi per sensibilizzare l'opinione pubblica europea, e italiana in particolare, anche con una presenza personale frequente e assai visibile. Il lavoro è enorme: oltre alla costante sensibilizzazione dei governi sulla questione antisemita, l'Adl svolge una funzione formativa (concentrata negli Usa) e una decisiva azione di monitoraggio degli episodi di antisemitismo nel mondo, condotta attraverso la redazione di report annuali ai quali fanno costante riferimento i centri studi e gli organi di informazione di mezzo mondo. I dati messi a disposizione on-line per il 2004 sono piuttosto eloquenti: migliaia di aggressioni, incendi, vandalismi nei cimiteri, manifestazioni e dichiarazioni pubbliche improntate all'odio antiebraico, con una tendenza alla crescita costante soprattutto in relazione all'acuirsi della crisi mediorientale. Ultima solo in ordine di tempo è la questione dell'oscuramento decretato dal governo francese per l'emittente televisiva degli Hezbollah libanesi, accusati di fomentare l'odio etnico antisemita camuffandolo da antisionismo.
Ieri e l'altroieri l'Adl ha organizzato in collaborazione con il ministero degli Esteri e il quotidiano Il Foglio una conferenza internazionale a Roma che ha visto politici, studiosi e giornalisti confrontarsi sul ruolo dei media, su rapporto fra antisemitismo e democrazia e sugli impegni concreti che i governi hanno fino ad ora messo in atto per combattere un fenomeno che dopo gli orrori della Shoà sembrava doversi dire sepolto e che invece riemerge in momenti critici con inaspettata virulenza e linguaggi sempre nuovi. L'appuntamento era già stato preannunciato in estate (all'epoca era ministro Franco Frattini), ma ora assume decisamente un significato particolare vista la presenza in veste di organizzatore ufficiale del nuovo ministro degli esteri Gianfranco Fini. Foxman e l'Adl non hanno mai fatto mistero della simpatia con la quale guardano al governo Berlusconi. Già nel 2001 lo stesso Foxman aveva conferito una significativa onorificenza al Cavaliere in una cerimonia pubblica che aveva suscitato non poche perplessità negli ambienti ebraici statunitensi ed europei, poiché avveniva in corrispondenza delle affermazioni apertamente elogiative che Berlusconi aveva rilasciato in un'intervista estiva a proposito del fascismo e dell'operato di Mussolini. Lo stesso Foxman è schierato - in patria - con il fronte repubblicano dei neocon, il che fra l'altro spiega la presenza alla conferenza di Roma di David Brooks e Joshua Muravchik, ospitati da Giuliano Ferrara, loro mèntore ed estimatore qui in Italia. Un incontro politico, quindi, in cui la questione del diffondersi di un antisemitismo aggressivo e minaccioso si accavalla a un aperto uso politico dello stesso, nel senso che la lotta all'antisemitismo diventa terreno di intesa e alleanza di uomini e linguaggi che in altri tempi e in altri frangenti si sarebbero trovati su barricate diverse, per non dire contrapposte. Per fare un solo esempio eclatante, la conversione di Fini (ormai fatto compiuto e ulteriormente consacrato con questa conferenza) segna una distanza abissale con il Fini che solo dieci anni fa, prima di Fiuggi, era a capo di un partito che apertamente rivendicava un legame con la Repubblica sociale italiana (antisemita) e che conosceva al suo interno una visibilissima vena di antiamericanismo militante.
E' certo, tuttavia, che le questioni poste all'ordine del giorno dall'Adl non sono di poco conto, e quindi vanno discusse anche con settori politici meno simpatetici. Ecco quindi la presenza anche di Fassino (amico di vecchia data di Ferrara, ma anche leader della sinistra italiana assai sensibile ai problema antisemitismo e questione mediorientale), del direttore di Haaretz, quotidiano della sinistra liberal israeliana, David Landau e di Alcee Hastings, deputato democratico della Florida. E va dato atto agli organizzatori di aver posto sul tavolo questioni che trovano solo di rado lo spazio e l'attenzione dovuta, questioni sulle quali la sinistra (italiana, ma non solo) mostra i ritardi e le ambiguità che ieri sottolineava Peppino Caldarola su questo giornale. E' ancora diffusa - in effetti - una schizofrenia che coltiva da un lato la memoria antifascista del massacro dell'ebraismo europeo da parte nazifascista, e nel contempo pratica un linguaggio che apertamente si richiama a stereotipi antisemiti quando si esprime sulla dolorosa crisi israelo-palestinese. Ma le ambiguità non sono solo a sinistra, e su questo sarà interessante vedere gli sviluppi futuri. Vedremo, ad esempio, in che termini il governo di centrodestra, lodevole co-organizzatore della conferenza di Roma, presenterà il lavoro largamente deficitario per non dire nullo della sua presidenza 2004 della Task Force internazionale sull'Olocausto, della quale, sul piano educativo, informativo o anche solo meramente politico non mi sembra si sia accorto nessuno. Se non ci si vuole fermare a un utilizzo pubblico della lotta all'antisemitismo come bandiera di schieramento politico, sarà forse il caso che anche questo governo si impegni a far seguire ai convegni azioni concrete.
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