Sharon vuole concordare il ritiro da Gaza l'Anp, Sarkozy vuole riavvicinare Francia e Israele
gli interventi dei due leader alla conferenza di Herzliya
Testata:
Data: 17/12/2004
Pagina: 1
Autore: un giornalista
Titolo: Sharon ora può dire che il ritiro da Gaza non è unilaterale
A pagina 3 IL FOGLIO di venerdì 17-12-04 pubblica un articolo sulla conferenza di Herzliya, dove il premier israeliano Ariel Sharon e il leader della destra francese Nicolas Sarkozy hanno pronunciato importanti interventi.
Ecco l'articolo:

Herzliya. Il premier israeliano, per la prima volta (e la Conferenza di Herzliya è proprio il luogo delle prime volte per Ariel Sharon), dice "mutual", in ebraico, riferendosi al piano di ritiro da Gaza: non più unilaterale, dunque,
ma coordinato, magari negoziato, con i palestinesi. Per il discorso di ieri di Sharon c’erano molte aspettative, il pubblico in sala sperava che il premier rivelasse nuovi punti strategici della sua agenda per il 2005. Quest’anno, però, "Arik" ha voluto soprattutto evidenziare l’operato del suo governo, da quando nel 2003 aveva esposto, per la prima volta e sempre alla conferenza di Herzliya, il piano di separazione. "Il 2005 – ha detto Sharon – deve essere l’anno delle opportunità". Il premier ha sottolineato come il rapporto con gli Stati Uniti si sia consolidato e come lo Stato di Israele sia riuscito a ottenere l’appoggio politico della comunità internazionale grazie al piano di ritiro da Gaza. Sharon ha anche voluto evidenziare il rapporto di lealtà e di amicizia con il presidente George W. Bush, che non ha mai mancato di dare garanzie allo Stato ebraico, come sulla questione del ritorno dei rifugiati palestinesi in Israele, tema di rilevante importanza per Gerusalemme. Il pubblico ha notato il forte ottimismo di Sharon, che continuava a ripetere come il 2005 debba essere l’anno del cambio storico per la nazione ebraica. Il premier ha inoltre ringraziato pubblicamente il presidente egiziano Hosni Mubarak per l’appoggio dell’Egitto a Israele nella striscia di Gaza. Inoltre, rivolgendosi chiaramente ai religiosi, Sharon ha detto che il piano di ritiro da Gaza non può essere motivo di divisioni all’interno della società ebraica, ma anzi unisce la nazione nello scopo di mantenere l’identità ebraica di Israele. L’ultimo tema toccato è stato il pericolo incombente che costituisce l’Iran. Prima di lui, il protagonista della giornata era stato il nuovo capo della destra francese, Nicolas Sarkozy, rivale del presidente francese Jacques Chirac. Il suo intervento era molto atteso. Già da due giorni in Israele, il leader dell’Ump si è presentato davanti ai partecipanti al meeting sicuro
di sé, con un sorriso pronto a conquistare il pubblico. Tutte le televisioni erano su di lui, mentre apriva il suo discorso con le parole che gli israeliani volevano ascoltare. Dopo i primi quindici minuti, Sarkozy ha fatto quasi dimenticare che qualche ora dopo ci sarebbe stato il tradizionale discorso di chiusura di Sharon. "La Francia capisce il vostro dolore – ha detto – Il terrorismo in tutte le sue forme non può essere scusato. Ammiro il vostro coraggio". Sarkozy ha affermato che Parigi non transigerà mai sulla
sicurezza d’Israele. "Siamo solidali con le vostre vittime. I vostri figli sono i nostri figli". Uno scroscio di applausi ha accompagnato la chiusura del suo discorso, mentre il moderatore augurava a Sarkozy di potersi ritagliare un ruolo
più significativo nel suo paese per "il bene della Francia". Il summit di Herzliya è stato anche il foro di discussione delle relazioni tra Israele e Siria. Il ministro degli Esteri, Silvan Shalom, ha detto di essere ottimista sulla possibilità dell’avvio di negoziati di pace tra i due paesi, suscitando
le critiche del premier israeliano. Shmuel Bar, ricercatore al centro di studi strategici di Herzliya, spiega al Foglio che assieme a Uzi Arad, ex direttore del Mossad, ha proposto in questi giorni un piano per la risoluzione del conflitto con la Siria, che coinvolgerebbe anche il regno hashemita di Giordania. Il piano, non attuabile nell’immediato, prevede che Israele mantenga la parte orientale delle alture del Golan, in cambio la Siria sarebbe ricompensata da Amman con un’area confinante tra i due paesi, già popolata da siriani. Gerusalemme cederebbe sua volta alla Giordania una parte della valle di Arava, sud del mar Morto, che permetterebbe al regno hascemita un accesso al Mediterraneo. Il piano tiene in considerazione il continuo cambiamento demografico e si basa su uno scambio equo di terra per chilometri quadrati e per
valore monetario.
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