Convegno a Roma sull'antisemitismo
le cronache di due quotidiani
Testata:
Data: 16/12/2004
Pagina: 1
Autore: Marina Valensise - Paolo Conti
Titolo: Foxman elogia l'Italia per come combatte l'antisemitismo - Fini: «Antisemitismo, mostro da combattere senza tregua»
A pagina 1 dell'insero IL FOGLIO di giovedì 16-12-04 pubblica un articolo di Marina Valensise sul convegno sull'antisemitismo organizzato a Roma dall’Anti-defamation League in collaborazione con il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, "Foxman elogia l'Italia per come combatte l'antisemitismo".
Ecco il testo:

Roma. Il direttore dell’Anti-defamation League Abraham Foxman è uomo di forti passioni, ma non coltiva aspettative irrealistiche. Per lui, passare trentasei ore a Roma per discutere di antisemitismo con giornalisti e intellettuali di vaglia, come David Brooks, Joshua Muravchik, Martin Perez, Giorgio Israel, Fiamma Nirenstein e al cospetto di politici di rango, come il presidente del Senato, Marcello Pera, il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, il ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, il suo predecessore Franco Frattini e il sottosegretario Margherita Boniver, è un fatto significativo.
Perché la conferenza sull’antisemitismo che s’apre oggi a Villa Madama, è un risultato in sé: "Il fatto che avvenga su iniziativa del governo italiano attraverso il suo ministro degli Esteri e un giornale serio come il Foglio non è solo un ottimo risultato, ma è già un successo di per sé". E’ un uomo di forti passioni, Foxman, che si porta dentro le ferite del passato senza esserne prigioniero, "Per me che sono un bambino dell’Olocausto, aver il privilegio di tornare in Italia per affrontare il tema dell’antisemitismo col vostro governo è un fatto speciale, un’esperienza alla quale avvicinarsi con molta umiltà". La maggior parte dei governi europei, spiega infatti Foxman, negano l’antisemitismo o lo ignorano. "Io invece penso che un convegno come quello che abbiamo organizzato insieme esprima bene l’idea che gli ebrei rappresentano la cartina di tornasole per chi voglia testare la dignità di un regime e della democrazia, così come lo rappresenterebbe qualsiasi altra minoranza. E sono convinto che se gli ebrei sono perseguitati è segno che la democrazia è in difficoltà". Di ritorno da un viaggio ad Ankara, dove ha incontrato Tayyip Erdogan, racconta che quando gli ha detto che andava Roma a una
conferenza sull’antisemitismo, il premier turco ha detto: "E’ un crimine contro l’umanità. Dovrebbe essere in tutto il mondo il filo rosso per il rispetto della decenza". Quanto al governo italiano, non ci possono essere riserve da parte dell’uomo che solo pochi mesi fa a New York a nome dell’Anti- defamation League ha consegnato un premio a Sivlio Berlusconi: "L’Italia è uno dei pochi paesi che non abbia mai di fatto negato l’antisemitismo, parlando di violenza, o minimizzandone l’impatto politico, come hanno fatti altri. E’ uno dei pochi paesi d’Europa che abbia affrontato l’antisemitismo con fermezza, dichiarandolo inaccettabile. In Italia, il governo ha riconosciuto subito la gravità del problema e si è subito schierato per condannarlo. Non ha mai usato la scusa che non si tratta di antisemitismo, ma di semplice critica allo Stato di Israele. Il governo italiano ha sempre detto chiaro e tondo che sotto la maschera della critica allo Stato d’Israele si nasconde l’antisemitismo, e l’antisionismo è un’altra faccia dell’antisemitismo". E non si scompone Abraham Foxman nemmeno se uno insiste sul paradosso che oggi ad accoglierlo alla Farnesina, per parlare di antisemitismo e democrazia, sia proprio un politico della destra italiana come Gianfranco Fini, che è cresciuto nei ranghi del Movimento sociale, sino a diventare il delfino di Giorgio Almirante, il vecchio repubblichino che travasò nel dopoguerra l’eredità del fascismo, pagando il prezzo dell’esclusione
dall’arco costituzionale e del sospetto d’illegittimità democratica che si protrasse per decenni nella vita politica repubblicana. "Ho passato tutta la vita a cercare di cambiare il cuore e la mente della gente. Se credessi che valori e modi di pensare non si possono cambiare dovrei smettere di fare questo lavoro. Gianfranco Fini ha compiuto un lungo pellegrinaggio per cambiare se stesso. Oggi è l’ambasciatore del coraggio di un uomo che nella sua vita pubblica è stato capace di alzarsi e dire, sì ho sbagliato in passato, ora so di aver sbagliato e ho imparato a diventare un campione di ciò che è buono e giusto. E’ per questo motivo che oggi lo abbraccio e sono orgoglioso di farlo, e di condividere con lui questo momento, che segna un nuovo inizio e un passo avanti. Se non fossimo disposti a superare il passato quando chi lo rappresenta si allontana dall’idea, i democratici non diventerebbero mai repubblicani, i fascisti non diventerebbero mai democratici. Se non rispettassimo la sincerità di quanti hanno cambiato idea e sono cambiati essi stessi, nel mondo non ci sarebbe progresso, l’umanità rimarrebbe ferma".
A pagina 14 il CORRIERE DELLA SERA pubblica una cronaca del dibattito del 15-12-04, "Fini: «Antisemitismo, mostro da combattere senza tregua»", di Paolo Conti, che di seguito riportiamo:
«Siamo pienamente consapevoli delle pesanti responsabilità storiche e politiche che gravano anche sull'Italia, la cui legislazione razziale fascista del 1938 rappresenta una vergogna che va denunciata, senza tregua e senza ipocrisie. Perché lo impone a tutti la nostra coscienza di Nazione, oltre che l'atroce ricordo della tragedia che ne scaturì con la Shoah». Il giudizio di Gianfranco Fini su quell'atroce pagina della storia fascista non è nuovo. Ma ieri sera, a villa Madama, ha assunto un particolare significato. Fini ha parlato da ministro degli Esteri aprendo il convegno «Antisemitismo una minaccia alla democrazia» organizzato dall'Adl, cioè l'Anti-Defamation League insieme con Il foglio diretto da Giuliano Ferrara. Nel salone c'erano molti intellettuali e politici israeliani, statunitensi, europei tra i quali, ovviamente, molti italiani: gli stessi che animeranno oggi il lungo seminario. Un appuntamento pieno di significati per il responsabile della Farnesina, a pochi giorni dal suo viaggio in Israele e nei Territori palestinesi (che lui ieri ha chiamato direttamente «Palestina») Fini, nel suo discorso, ha definitivo «doverosa» la lotta all'antisemitismo poiché si tratta di «un mostro contro il quale non si può e non si deve abbassare la guardia. Appartiene purtroppo anche al nostro tempo». Ha poi citato polemicamente «l'esecrabile "antisemitismo da salotto" spesso abbinato all'antiamericanismo. Un antisemitismo di maniera al cui richiamo perverso non pare del tutto estranea l'opinione pubblica degli stessi Stati Uniti».
Quindi attenzione, ha ripetuto il ministro degli Esteri proponendo un parallelo storico: «Oggi come tra le due guerre chi predica l'odio, chi alimenta il risentimento, chi pratica la discriminazione mina le fondamenta della convivenza civile, mette a rischio la stessa possibilità di coesistenza pacifica tra i popoli». In quanto al suo prossimo viaggio in Medio Oriente ha detto, parlando a braccio poco prima dell'inaugurazione: «Si apre una finestra su un'opportunità difficilmente ripetibile per riavviare il negoziato per la pace. Ma a precise condizioni. La volontà dei leader palestinesi di opporsi con fatti concreti al terrorismo. In quanto a Israele, dovrà consentire le elezioni del 9 gennaio nei territori garantendo la sicurezza e il diritto dei palestinesi ad esprimere il loro voto».
Hanno poi preso la parola Barbara Balser, presidente dell'Adl, e Abraham Foxman, che ne è il direttore. La Balser ha elogiato Ferrara («esempio di giornalismo avanzato per l'Europa per l'equilibrio con cui analizza le vicende del Medio Oriente e dell'antisemitismo») ed ha ricordato che il compito della sua associazione internazionale è «indagare, educare» per combattere un fenomeno che rappresenta una minaccia per il nostro futuro, una minaccia che può diventare malattia terminale. L'Italia ha un nobile retaggio in questa battaglia, noi in quanto ebrei e americani siamo fortunati ad avere amici come voi».
Infine Foxman: «La storia ci insegna che si comincia con l'antisemitismo, con l'odio contro gli ebrei e si finisce velocemente con la morte della stessa democrazia. L'antisemitismo insomma è la linea rossa che non si può superare quando è appunto in gioco la democrazia».
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio e del Corriere della Sera . Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
lettere@ilfoglio.it ; lettere@corriere.it