Intervista del Jerusalem Post a Deborah Fait
una vita da Trieste a Rehovot
Testata:
Data: 14/12/2004
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: Intervista del Jerusalem Post a Deborah Fait
Il 26-12-04 THE JERUSALEM POST ha pubblicato un'intervista di Daniel Ben Tal alla nostra corrispondente da Israele, Deborah Fait.
Eccone il testo:

"Deborah Fait, da Trieste a Rehovot"

Deborah Fait è una grande sostenitrice del Sionismo che si è fatta conoscere dai media italiani come giornalista filoisraeliana. Nel 1995 è passata dalle parole ai fatti e si è trasferita in Israele, continuando la sua attività in italiano. "Sono molto felice in Israele e dedico la mia vita a spiegare la verità agli italiani".

La sua famiglia

Suo padre era un italiano proveniente dall'Istria (oggi parte della Slovenia). La famiglia di sua madre veniva dalla Grecia, dopo essere fuggita dai pogrom di Corfu alla fine del 1800.
"A Trieste c'era una grande comunità ebraica che contava oltre 4000 persone, prima della guerra. Gran parte vennero deportati ad Aushwitz e solo poche decine fecero ritorno. Quando avevo due anni, mia madre nascose me e il mio fratello maggiore ai nazisti e mia nonna restò chiusa in un armadio in soffitta per molti giorni. Dovettero corrompere i nazisti perché non ci portassero via. Molti membri della nostra famiglia furono catturati e non li rivedemmo mai più.

Prima dell'arrivo

A 18 anni, la Fait lasciò la sua casa a Trieste per frequentare l'Accademia delle Belle Arti a Milano. Tre anni più tardi andò a Boston, dovè studio inglese e storia all'Università di Harvard. Quando aveva 26 anni fece la volontaria per un anno nel Kibbutz Mishmar Hasharon, dopo la Guerra dei Sei Giorni. "Era come un sogno. Israele era come una grande famiglia in quel periodo - eravamo davvero una nazione. La gente lasciava le porte aperte, e potevo camminare nel bosco di notte senza avere paura. Il paese è cambiato da allora, ma è sempre la nostra casa". La Fait ritornò in Italia per motivi di famiglia giurando che sarebbe ritornata.
Lavorò come insegnante in una scuola in un campo profughi istriano a Trieste, prima di dirigere una ferrovia locale a Bolzano, città dell'Italia settentrionale, si dedico anche alla pittura. Nel frattempo, iniziò a fare attività in favore di Israele sui media italiani.
"Per 30 anni ho combattuto molte guerre contro l'antisemitismo e l'antisionismo in Italia. Parlavo nelle scuole, nelle università, a chiunque fosse disposto ad ascoltarmi" Divenne vice presidente della Comunità Ebraica di Merano-Bolzano, fondò la sezione settentrionale dell'Associazione Italia Israele dell'Alto Adige e fu eletta presidente della Federazione Italia Israele nei primi anni '90.

Suo figlio Aaron nacque nel 1972. "Non mi sono mai sposata - ero una femminista, e l'ho cresciuto da sola. A suo padre, un non ebreo, non interessava. C'erano poche ragazze madri a quei tempi, ma non ho mai avuto problemi. Ero orgogliosa di avere un figlio, e la gente mi rispettava per questo. Penso di avercela fatta - Aaron sta facendo il suo post-dottorato in biochimica all'Istituto Weizmann, vive a Rehovot, è sposato e ha due bambini. Ho sempre detto che sarei andata a vivere in Israele, ma non volevo che Aaron lasciasse la scuola. Nove anni fa, ho deciso di averne abbastanza, e che era tempo di fare l'alyia"

Dopo l'arrivo

Nell'ottobre 1995, La Fait si trasferì nel centro accoglienza di Ramat Aviv. "Sembrava di essere tornata ai tempi dell'università - il miglior periodo della mia vita in Israele perche' spensierato. Non avevo problemi, andavo in spiaggia, nei caffè e studiavo ebraico all'Ulpan. Ho conosciuto ebrei provenienti da tutto il mondo. Sapendo l'inglese, riuscivo a parlare con la maggioranza delle persone - ma volevo davvero imparare a parlare in ebraico" Nell'agosto 1996, ha comprato un trilocale e l'ha trasformato in un asilo nido. "Nel giro di un mese, ho iniziato a lavorare con sette bambini dai tre mesi ai due anni. Ho aperto l'asilo nido perché pensavo che potesse essere un buon modo per lavorare parlando in ebraico. Amo molto i bambini - lavorare con loro è una grande gioia. Grazie a D*o ci sono molti bambini in Israele.

Routine

"In questo periodo mi occupo di cinque bambini. Le loro madri me li portano alle 7:30 di mattina e tornano a prenderli alle 4:30 di pomeriggio. Dopo che i bambini se ne sono andati mi siedo al computer fino a notte"
Passa molte delle sue serate sui forum italiani su Internet. "Discuto e spiego la situazione in Israele e faccio hasbara - cosa che Israele stesso non sa fare molto bene. Inoltre scrivo riguardo a Israele sui giornali italiani. Alcuni dei miei articoli sono stati tradotti in inglese" La Fait è un personaggio famoso in Italia, dove le stazioni radio la intervistano praticamente ogni settimana "Lo faccio gratis naturalmente. Questo è il mio modo di aiutare Israele. Ricevo spesso mail di insulti, alcune con minacce di morte. L'antisemitismo si sta diffondendo in Europa - è spaventoso quel che sta succedendo". La Fait collabora ancora con la Federazione in Italia e con associazioni di amicizia con Israele, e recentemente ha organizzato un giro in varie citta' italiane per i rappresentanti di ZAKA (identificazione vittime dei disastri). "E' molto importante che gli italiani capiscano cosa succede dopo un attacco terroristico"

Ambiente

"Non mi mancano gli amici. Sono una persona aperta che parla con tutti, e ho molti amici a Gerusalemme e a Tel Aviv.

Lingua

L'intervista è stata rilasciata in un ebraico, se non perfetto, fluente. "Quando ho imparato l'ebraico, ho dimenticato l'inglese. Capisco ancora perfettamente l'inglese, ma quando cerco di parlare, salta fuori l'ebraico "

Identificazione

La Fait beve espresso italiano ed è specializzata nel cucinare cibo italiano. Recentemente è ritornata in Italia per la prima volta dopo nove anni. "E' stato magnifico rivedere tutti i miei vecchi amici, ma adesso la mia vita è qui. Sono felice di essere venuta. E' quel che volevo fare, e credo che ogni ebreo dovrebbe farlo"

Fede

"La mia religione è il Sionismo. Non sono religiosa, ma rispetto la tradizione e chi è religioso. Amo ogni ebreo. Mio figlio è osservante, sta scrivendo un libro sulla bioetica nell'ebraismo, insieme a un rabbino chabad"

Progetti

"Il mio sogno è di fare un'hasbara migliore per Israele e far capire al resto del mondo la nostra tragedia e il nostro coraggio - e veder crescere la mia famiglia. Tutto sommato, la vita è bella, e la vita in Israele è meravigliosa"


(The Jerusalem Post, 26 Novembre 2004 - Pag. 47 - "Arrivi" di Daniel Ben Tal)