Le indagini sul direttore dell'Aiea diventano, un "attacco contro le Nazioni Unite", lo scandalo "Oil for food", una crociata contro la medesima istituzione.
E' il punto di vista de L'UNITA', espresso in un articolo di Roberto Rezzo che di seguito riportiamo, "Ora Bush vuole silurare El Baradei", da pagina 8:NEW YORK La Casa Bianca spia il direttore dell'Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Mohamed El Baradei, per costringerlo alle dimissioni. Il Washington Post rivela che l'amministrazione Bush ha fatto registrare le conversazioni telefoniche tra El Baradei e diversi diplomatici iraniani. Le fonti governative citate dal quotidiano affermano che «le intercettazioni non hanno prodotto alcuna evidenza di condotta riprovevole da parte di El Baradei».
Quello che è evidente è che George W. Bush intende rilanciare l'attacco contro le Nazioni Unite. Dopo la crociata contro il segretario generale Kofi Annan per lo scandalo «oil-for-food», si scopre un complotto per far cadere la testa del responsabile dell'Agenzia per l’energia atomica dell'Onu. «È una faccenda molto spiacevole -ha stigmatizzato da Vienna il portavoce dell'agenzia, Mark Gwozdecky- D’altronde sappiamo che queste cose succedono, come purtroppo la realtà ci ricorda».
Gli Stati Uniti hanno esercitato forti pressioni perché l'Agenzia internazionale per l’energia atomica consegnasse il dossier sui programmi nucleari iraniani al Consiglio di sicurezza per l'adozione di sanzioni, convinti che Teheran insieme all'energia voglia produrre armamenti. L'amministrazione sostiene che El Baradei sarebbe troppo tenero con gli iraniani. El Baradei sulla questione ha messo in chiaro che «l'inchiesta sul programma nucleare iraniano è ancora in corso». Sarebbe quantomeno prematuro parlare di sanzioni.
La caduta in disgrazia di El Baradei agli occhi dell'amministrazione Bush risale ai preparativi per la guerra in Iraq, quando l'Aiea mise in discussione le prove dell'intelligence americana su un fantomatico progetto di Saddam Hussein per costruire l'atomica. Prove rivelatesi prive di fondamento. La Casa Bianca ha lasciato trapelare chiare indicazioni: non vuole che il prossimo anno El Baradei ottenga un terzo mandato al vertice dell'agenzia. La posizione ufficiale è che dopo due mandati consecutivi l'incarico non dovrebbe essere più rinnovabile. Questa previsione è stata sottoscritta anni fa a Ginevra dai primi dieci Paesi finanziatori delle agenzie internazionali, ma non è mai stata ratificata e non è contenuta nei regolamenti statutari. «La regola di Ginevra dei due mandati è una buona regola», ha insistito Colin Powell, il segretario di Stato uscente americano. Washington non avrebbe ancora individuato un candidato da contrapporre al El Baradei. La prima scelta di Bush sarebbe stata quella del ministro degli Esteri australiano Alexander Downer. L'Australia si è schierata con gli Stati Uniti per la guerra in Iraq e ha inviato un numero simbolico di truppe. Downer ha tuttavia rifiutato una candidatura in contrapposizione a quella di El Baradei. Quindi venivano i nomi di due diplomatici giapponesi, due sudcoreani e di un esperto di armamenti brasiliano. I sudcoreani e il brasiliano tuttavia non sembrano proponibili perché i loro governi sono attualmente sotto inchiesta dell'Agenzia atomica internazionale. Questo non significa che la campagna di Washington contro El Baradei sia destinata a finire. «Stiamo ancora cercando materiale sul suo conto -riferisce un funzionario governativo- Di solito in politica non si batte qualcuno senza un avversario, ma cercheremo di fare un'eccezione». El Baradei in realtà come avversario si trova l'intera amministrazione americana. Scrive il Washington Post: «Accuse anonime contro El Baradei fatte circolare da funzionari del governo nelle ultime settimane fanno parte di una ben orchestrata campagna per toglierlo di mezzo».
La crociata è senz'altro determinata ma per ora del tutto solitaria. Come era già accaduto con gli attacchi nei confronti di Annan, culminati con la richiesta di dimissioni da parte di un manipolo di parlamentari americani, la comunità internazionale pare schierata con El Baradei, 62 anni, diplomatico egiziano di grande e riconosciuta esperienza. Neppure Tony Blair, il più fedele alleato di Bush nella campagna d'Iraq, intende mettersi in rotta di collisione con il capo dell'agenzia atomica, una mossa che nel Parlamento di Londra verrebbe immediatamente vista come un regolamento di conti o come l'ennesimo favore al potente e arrogante alleato americano.
Ma non c'è solo l'Onu tra gli obiettivi del Bush: anche con l'amico Vladimir Putin sono sorte frizioni, legate alle politiche repressive in patria e all'opposizione del Cremlino ai candidati filo-occidentali in paesi vicini come Georgia e Ucraina. Secondo il Los Angeles Times l'amministrazione Bush ha avviato una vasta revisione delle politiche verso la Russia che potrebbe portare a un atteggiamento più duro nei confronti di Mosca rispetto al primo mandato.
Le indagini su El Baradei, possono forse essere criticate ma che non siano un attacco politico, ma, appunto, un'attività investigativa, lo dimostra il fatto stesso che chi le ha condotte dichiari di non aver trovato prove di attività illecite del direttore dell'Aiea.
Da pagina 9 de LA STAMPA, riportiamo invece un articolo corretto sullo stesso argomento: "«C’è un complotto tra El Baradei e Teheran»", di Maurizio Molinari:L’intelligence americana ha intercettato decine di telefonate del direttore dell’Aiea, Mohammed El Baradei, con diplomatici iraniani nel tentativo di accumulare prove utili a impedire un rinnovo del suo mandato. A sollevare l’atto d’accusa è il «Washington Post», che ha raccolto le testimonianze di «tre funzionari del governo» sulla sorveglianza spionistica a carico del diplomatico egiziano che dal 1997 è alla guida dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite e che in questa veste negli ultimi anni ha gestito quattro dossier arroventati: Iraq, Nord Corea, Iran e il traffico di armi nucleari attraverso il Pakistan.
A sollevare dubbi su El Baradei sarebbero state alcune conversazioni con rappresentanti di Teheran, nelle quali avrebbe suggerito possibili vie d’uscite al braccio di ferro in atto sul programma nucleare iraniano. Invece di mettere alle strette la controparte, El Baradei avrebbe operato per aggirare gli ostacoli. E questo a dispetto del fatto che proprio l’Aiea, con le sue ispezioni, ha svelato che Teheran per 18 anni ha condotto un programma nucleare clandestino.
Mark Gwozdecky, portavoce dell’Aiea a Vienna, non si è mostrato sorpreso per le rivelazioni sulle intercettazioni da parte degli americani: «Sappiamo che questo tipo di cose avvengono, vorremmo che non fosse così ma conosciamo la realtà». A sorvegliare le telefonate di El Baradei sarebbe la National security Agency (Nsa) e la vicenda coincide con il fatto che l’Aiea deve in tempi stretti decidere se rinnovare o meno il mandato al direttore. La scadenza è fissata all’inizio dell’estate ma entro il 31 dicembre eventuali nuovi candidati dovrebbero proporsi.
Fino ad ora nessuno lo ha fatto. Fra i nomi ipotizzati nelle scorse settimane vi erano due sudcoreani, un brasiliano, due giapponesi ed il ministro degli Esteri australiano Alexander Downer. A causa delle inchieste aperte dall'Aiea sui programmi nucleari di Seul e Brasilia restano in pista solo i giapponesi e il ministro australiano che, pur essendo il candidato cui Washington guarda con maggiore interesse, finora non ha confermato la volontà della candidatura.
Per spiegare l'opposizione al rinnovo di El Baradei il Segretario di Stato, Colin Powell, si è rifatto alla «regola di Ginevra», secondo la quale all'interno dell'Onu non si va mai oltre i due mandati consecutivi. Il diplomatico egiziano ha ribattuto che resterà solo se gli sarà richiesto. L'assenza di candidati alternativi favorisce dunque l'ipotesi di una conferma.
L'impressione, negli ambienti diplomatici del Palazzo di Vetro, è che dietro le intercettazioni di Washington vi sia la volontà di avere alla guida dell'Aiea una persona meno incline a compromessi con Teheran e Pyongyang, in ragione del fatto che il presidente George Bush ha più di volta fatto capire che durante il suo secondo mandato la lotta alla proliferazione nucleare sarà «una priorità». E ciò significa che l'importanza strategica della guida dell'Aiea appare destinata ad aumentare.
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