Le reticence islamiche sul terrorismo
e quelle del settimanale cattolico
Testata: Famiglia Cristiana
Data: 06/09/2004
Pagina: 8
Autore: un giornalista - Renzo Giacomelli
Titolo: Esiste davvero il volto
A pagina 8 di Famiglia Cristiana del 5 settembre nella rubrica "Colloqui col Padre"è pubblicata la lettera di un lettore che si firma Alessandro intitolata "Esiste davvero il "volto buono" dell’Islam? Pubblichiamo integralmente questa la lettera perché crediamo sollevi una questione molto dibattuta e la sua domanda sia la stessa che molte persone dotate di "buon senso" si pongono.
Quando vediamo le folle arabe pazze di gioia davanti all’atroce spettacolo delle Twin Towers distrutte che ballano e cantano per le vie, quando vediamo i palestinesi festanti distribuire caramelle ai bambini alla notizia di un altro autobus fatto esplodere con decine e decine di civili israeliani fatti a pezzi la domanda che le persone di buon senso si pongono è proprio la stessa di Alessandro: esiste un islam moderato e se sì, dove si nasconde, perché non fa sentire la sua voce?.

"Vorrei solo fare un piccolo commento all’articolo del 4 luglio, firmato da Igor Man. Forse è vero che il vero volto dell’Islam non sono le barbarie, ma quando un popolo tace di fronte a simili atti e non li condanna con la massima forza, senza se e senza ma, si ritrova ad essere complice. Non basta tacere. Non credo che la maggioranza dell’Europa fosse favorevole ai campi di sterminio nazisti, ma milioni di essere umani sono stati trucidati grazie anche, e forse soprattutto, al silenzio. Ancora oggi, c’è troppo silenzio. Quello che è successo mezzo secolo fa potrebbe ripetersi in forme diverse, ma con uguali conseguenze, se si continua a tacere.
Mentre ci complimentiamo con Alessandro per l’onestà con cui ha esposto il suo quesito, pubblichiamo anche la risposta del Padre che lascia alquanto perplessi.
Non solo quanto scrive il sacerdote non è pertinente con il contenuto della lettera ma ci pare abbia completamente travisato il senso della domanda.

"Nell’invito di Alessandro a una condanna unanime di certi atti leggo il desiderio di veder sorgere un’umanità nuova: non strutturata intorno alla distinzione tra "noi" e "loro" – con il colore della pelle, la nazionalità o la religione in funzione di linea divisoria -, ma costruita intorno a valori che stanno cuore a tutti.

A tutti gli occidentali, forse, ma non a tutti i mussulmani purtroppo!

La prima domanda non è: chi ha fatto che cosa (con l’intenzione di giustificare coloro che collochiamo dalla nostra parte), ma che cosa è stato fatto.
Dinanzi alle centinaia di morti di Madrid, Mombasa, Istanbul, Montreal, Djerba, e all’ultimo massacro dell’Ossezia si sa fin troppo bene cosa è stato compiuto: un orrendo crimine contro tutta l’umanità come del resto si conoscono gli autori di simili atti terroristici: gli estremisti islamici.La domanda è un’altra, alla quale peraltro il Padre non risponde: dove sono gli arabi moderati che potrebbero, ma non lo fanno, far udire il loro dissenso?

In America assistiamo a manifestazioni contro la politica di Bush e contro la guerra,chi ha mai assistito ad una manifestazione pacifica di arabi contro gli attentati terroristici?


Perché "se questo è un uomo" la sua uccisione o umiliazione è un’offesa che suscita il nostro sdegno, indipendentemente dall’appartenenza di chi l’ha commessa.

Ma è lo sdegno del mondo arabo che vorremmo udire, perché il terrorismo non può e non deve essere soltanto un problema dell’occidente.
A pagina 40 di Famiglia Cristiana del 5 settembre è pubblicata un’intervista di Renzo Giacomelli al nuovo vescovo di Chieti-Vasto intitolata "La passione per Cristo".
I temi oggetto dell’intervista spaziano dalla sua futura missione pastorale alle questioni di attualità: la guerra, l’immigrazione.
Ed è proprio sulle risposte a due domande che il giornalista pone a monsignor Forte che vorremmo fare alcune riflessioni.

Farsi carico degli altri, crescere insieme, reciproco scambio di valori. Non le sembra che, in questi primi anni del nuovo millennio, l’umanità vada in tutt’altra direzione?
" Dal punto di vista degli scenari del tempo, certamente stiamo vivendo un periodo buio. La guerra contro l’Irak, che il Papa ha più volte condannato come immorale e inutile, rischia di produrre uno scontro di culture e religioni.
Se la guerra all’Irak era inutile, allora un pericoloso dittatore sanguinario, Saddam Hussein, poteva continuare a massacrare impunemente il suo popolo, a pagare 25.000 dollari ad ogni terrorista palestinese e alla sua famiglia, a uccidere civili inermi -come accadde a Halabja - con gas mostarda e gas nervino Ora questo non avviene più.
Ed è sconcertante leggere da un eminente teologo come Don Forti che è la guerra a provocare "lo scontro" di culture e religioni, anziché l’ideologia totalitaria del terrorismo.

.Il terrorismo è barbarie, ma la risposta peggiore che gli si può dare è la guerra. L’unica risposta sensata per costruire la pace è la ricerca del dialogo, di riconciliazione e di giustizia. Un impegno serio per una pace giusta in Medio Oriente fra israeliani e palestinesi avrebbe fatto molto di più per vincere il terrorismo che non le bombe e l’odio che esse hanno innescato.


Ancora una volta si tenta di giustificare il terrorismo.
Per ricercare il dialogo, come afferma don Forti, occorre un interlocutore che aspiri alla pace e alla democrazia, che rispetti i diritti umani e non mandi giovani kamikaze a farsi saltare in aria in un autobus pieno di adolescenti.
Per impegnarsi "seriamente" in un progetto di pace in Medio Oriente, come auspica don Forti, occorre una controparte palestinese affidabile che mantenga le promesse che fa al mondo intero (combattere il terrorismo, avviare riforme democratiche ecc. ecc.) ed alle quali ormai credono soltanto gli ingenui o gli sprovveduti.
Rabin, Peres, Barak, Sharon hanno cercato e ricercato il dialogo. Qual' è stata la risposta del mondo palestinese? La violenza, il terrorismo che hanno portato con l’ultima Intifada a centinaia di morti palestinesi ed israeliani.
Se il futuro vescovo leggesse la storia del Medio Oriente degli ultimi tre anni, con sguardo obiettivo, avrebbe l’opportunità di conoscere i fatti, di vedere la corruzione e la violenza che regnano nel mondo palestinese, la mancanza di rispetto per la vita umana compresa quella dei propri figli.
Ma non sappiamo se è quello che realmente vuole.

I conflitti che lacerano parecchi Paesi del Terzo Mondo e l’estrema povertà che affligge molti popoli sono all’origine del crescente fenomeno dell’immigrazione. I cristiani come devono affrontarlo?
"Tutti dobbiamo riflettere molto seriamente sul problema dell’immigrazione. L’atteggiamento di semplice difesa è fondamentalmente egoista. Gli immigrati sono nostri fratelli in umanità e hanno diritto al rispetto della loro dignità.
Come noi abbiamo diritto al rispetto della nostra cultura, della nostra religione, delle nostre tradizioni.
E ogni volta che buttano dalla finestra il crocefisso di una scuola, ogni volta che vogliono imporre la poligamia, ogni volta che nelle loro moschee a Roma, a Bologna, a Milano incitano alla violenza e al terrore (ad uccidere i cani-infedeli occidentali ovunque si trovino), ogni volta che imbrattano i muri con scritte antisemite, si fanno beffe della buona fede e di coloro che gli hanno concesso asilo e ospitalità.

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