Attentato a Gaza
come danno la notizia i due quotidiani
Testata:
Data: 28/06/2004
Pagina: 18
Autore: Fabrizio Roncone - un giornalista
Titolo: I palestinesi fanno saltare il tunnel sotto il fortino israeliano: 6 feriti - Salta fortino israeliano strage sfiorata a Gaza
Il Corriere della Sera di oggi, a proposito dell'attentato avvenuto ieri sera a Gaza, publica un articolo di Fabrizio Roncone, che firma per la prima volta sul quotidiano di via Solferino come inviato in Medio Oriente. Il suo pezzo pare essere sostanzialmente corretto: i fatti sono descritti con dovizia di particolari e il lettore ha la possibiltà di vedere l'intero quadro della vicenda. Tuttavia alcuni termini che Roncone usa non sono corretti; ad esempio, nel descrivere le operazioni dell'esercito israeliano, parla di rastrellamenti e sopravvissuti, parole che evocano ben altri avvenimenti storici e che possono indurre a facili ma errati parallelismi.
Ecco l'articolo:

DAL NOSTRO INVIATO

GERUSALEMME — Era una piccola base militare, sulla strada che dall'insediamento colono di Kisufim porta a Gush- Katif. I soldati israeliani avevano ricevuto l'ordine di non chiudere occhio. Raddoppiati i turni di guardia, riflettori puntati sull’asfalto polveroso. Il comandante della modesta guarnigione alle porte di Gaza conosceva la ragione del pericolo: i movimenti islamici palestinesi avevano annunciato di voler vendicare, nel modo più violento possibile, la vasta operazione compiuta dall'esercito sabato a Nablus, e conclusasi con l'uccisione di sette loro militanti, tra cui anche alcuni importanti capi locali.
Nessuno poteva però immaginare che, da giorni, sotto l'avamposto, fosse stato scavato un tunnel: e che il tunnel fosse stato rapidamente imbottito di materiale esplosivo. Il boato, raccontano, c'è stato alle 21.40. Il lato meridionale della base è deflagrato: ora c'è un cratere, ci sono fiamme e lamiere roventi. Si contano, assicurano fonti militari, almeno sei soldati feriti gravemente.
I soccorsi, nella notte, procedono a rilento. Dopo la grande esplosione, il lancio di bottiglie incendiarie è stato fitto e ancora, addirittura un' ora dopo l'esplosione, le ambulanze dell'esercito corrono sotto il tiro incrociato dei mitragliatori Kalashnikov.
L'esplosione ha interrotto anche l'energia elettrica. I militari tentano di uscire, c'è quasi l'inizio di un rastrellamento: ma il loro comandante decide che è meglio non aumentare il numero delle vittime. Mentre i militari rientrano, giunge la prima rivendicazione. Parla Abu Udai, uno dei leader delle Brigate dei martiri di al- Aqsa: « Questa è la nostra risposta, e non sarà certo l'ultima, a quanto hanno fatto gli israeliani a Nablus » .
A Nablus, l'altro giorno, l'operazione militare israeliana è stata massiccia e dura: l'antica e bellissima casbah della cittadina assediata per ore e poi percorsa da pattuglie che rastrellavano, perquisivano, arrestavano. Muri abbattuti e, infine, le lame di luce degli elicotteri. Le vittime, raccontano i sopravvissuti, sarebbero state dilaniate dai razzi. Di sicuro, tra i sette militanti palestinesi uccisi, c'erano Nayef Abu Sharah, indicato come comandante locale di al- Aqsa, il braccio armato del movimento Al Fatah, guidato da Yasser Arafat. E poi anche Jafar al Masri ( Hamas), e Fadi Dugheish, coordinatore della lotta condotta dalla Jihad.
Alla maggior parte degli osservatori locali appare chiaro che l'attentato sia stato ideato, organizzato e realizzato con la stretta collaborazione di tutte e tre le principali sigle della militanza armata palestinese. Alla tivù israeliana, però, ci sono commentatori che, non dando eccessivo peso a quanto accaduto sabato a Nablus, paiono propensi a credere che questo ennesimo attentato possa essere un segnale preciso anche alle diplomazie, prime fra tutte quella egiziana, per quanto — nel prossimo mese di agosto — dovrebbe accadere, secondo le promesse del premier israeliano Ariel Sharon, nei dintorni di Gaza. I gruppi palestinesi radicali, insomma, potrebbero aver voglia di pronunciarsi sullo smantellamento delle colonie e sull'ampliamento della Striscia.
Anche Il Mattino pubblica un articolo sugli avvenimenti di Gaza, nel quale sorprende l'uso distorto di parecchie espressioni, come il termine "gruppi armati" per indicare i terroristi palestinesi, la qualifica di "vittime" applicata ai terroristi uccisi in combattimento, come "rimasti feriti" riferito ai soldati israeliani vittime dell'attentato e "andare a caccia" o "tendere agguati", più adatte a una banda di predoni dedita ad assaltare civili disarmati, a proposito delle operazioni antiterroristiche dell'esercito.
Ecco l'articolo:

Gaza. Un intero fortino israeliano è stato distrutto ieri sera nel sud della striscia di Gaza da una gigantesca esplosione, la cui paternità è stata rapidamente rivendicata dagli integralisti palestinesi di Hamas e delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa, una formazione legata ad Al Fatah. Almeno cinque soldati israeliani sono rimasti feriti, uno dei quali - a quanto sembra - è in condizioni disperate. Dopo l'esplosione, vi è stata una violenta battaglia e i militari hanno ucciso due palestinesi nella vicina città di Khan Yunis.
Secondo fonti ospedaliere e della sicurezza palestinesi, le vittime sono un ragazzo di 13 anni e un uomo di 37.
Un primo bilancio - diffuso mentre nella zona erano ancora in corso violenti combattimenti e mentre si tentava di estrarre i militari intrappolati sotto le macerie - indicava che almeno cinque soldati erano rimasti uccisi e molti altri (forse una trentina) feriti. La discrepanza tra le cifre è dovuta al fatto che al momento dell'esplosione, la tarda serata, diversi reparti sono soliti uscire in missione per dare la caccia ai ricercati della Intifada oppure tendere agguati. Di conseguenza i comandanti del fortino, nei primi minuti dopo l'attentato, non avevano un quadro preciso delle forze presenti al suo interno.
«Abbiamo visto un'alta fiammata sprigionarsi dall'interno del fortino Orhan» ha detto Israel Luzzati, un testimone oculare. Il fortino sorge nei pressi dell'insediamento ebraico di Kfar Darom.
In un primo momento era sembrato che l'esplosione fosse stata provocata da una autobomba. In seguito è tuttavia emerso che i gruppi armati palestinesi della Intifada erano riusciti a scavare un tunnel fin sotto il centro del fortino, e quindi lo avevano imbottito con decine di chilogrammi di esplosivo. Una tecnica già utilizzata in passato, ma su scala minore, e confermata dal generale israeliano Shmuel Zacai, comandante della divisione di stanza nella striscia di Gaza. «Lo scavo del tunnel ha richiesto un numero di giorni non trascurabile», ha dichiarato Zacai, stimando la quantità di esplosivo in «diverse decine di chilogrammi». «I terroristi hanno quindi attivato questi esplosivi. Dopo l'esplosione del tunnel, scontri a fuoco sono avvenuti tra le nostre forze e i terroristi», ha aggiunto.
L'esplosione si è verificata a poche ore dalla battaglia di Nablus in cui, sabato, Israele era riuscito ad infliggere un duro colpo ai gruppi armati palestinesi uccidendo almeno tre comandanti dell'Intifada in Cisgiordania.
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