Anche se non c'è la firma
si riconosce lo stile giorgesco
Testata: Il Mattino
Data: 06/05/2004
Pagina: 1
Autore: un giornalista
Titolo: Raid israeliano su Gaza e Libano sud
Il Mattino non si lascia sfuggire nemmeno un giorno per sfogare il suo livore contro Israele. Il pezzo che segue inizia con " il pugno di ferro del premier israeliano Sharon". Non ci risulta che il quotidiano napoletano ci abbia mai descritto come erano le manine di Yassin o Rantisi. Molli, candide, pulite ? O piuttosto grondanti di sangue innocente essendo, loro sì, esperti in stragi e massacri ?
E i "veliovoli con la stella di Davide" che hanno "compiuto pesanti incursione" senza però lasciare vittime e feriti ? Quanto erano "pesanti" allora ?
E quando viene ucciso un palestinese, perchè il Mattino non dice perchè ? da quel che si legge è stata una battaglia, ma deve dedurlo il lettore. E il fotografo ? Non sapeva che stare in mezzo a una sparatoria è pericoloso ?
Il Mattino non può negare che il piano di Sharon ha la stragrande maggioranza degli israeliani dalla sua. E questo non gli va evidentemente giù. Che ci sia la firma di Michele Giorgio o no, questo è il livello dell'informazione del Mattino.

Gerusalemme. Il pugno di ferro del premier israeliano Sharon non si ferma e anzi rialza la tensione nella regione. A cominciare dal Libano del Sud, dove caccia israeliani hanno bombardato ieri la regione di Tiro, circa 80 km a sud di Beirut, colpendo presunte basi del movimento sciita libanese Hezbollah, il «Partito di Dio» filo-iraniano. I velivoli con la stella di Davide hanno compiuto almeno due pesanti incursioni: finora non si hanno notizie di vittime o feriti nella zona.
Nella notte, invece, l’obiettivo dell’esercito israeliano era stata la Striscia di Gaza, dove un palestinese è rimasto ucciso a Dir el Balah nel corso di un'incursione condotta con carri armati. Decine i feriti, tra cui un fotografo palestinese dell'agenzia Afp, Mahmoud Hems di 25 anni, colpito nonostante indossasse un giubbotto e un casco sui quali era chiaramente impressa la parola «stampa».
In questo clima il premier israeliano Ariel Sharon cerca una via d’uscita dopo la bocciatura del suo partito Likud al piano di ritiro da Gaza. «Sharon non sa più cosa fare»: l'affermazione di uno dei più noti commentatori politici israeliani, Hanan Cristal, riflette la sensazione di grande incertezza che prevale in Israele. Il capo del governo di Tel Aviv è impegnato da lunedi in consultazioni a tutto campo con i propri consiglieri, con i leader politici della maggioranza e dell'opposizione, per cercare di trovare una via di uscita all'impasse politica che si è creata. Il piano per Gaza ha l'appoggio - stando ai sondaggi - del 62% della popolazione israeliana e della maggioranza dei membri del parlamento. Sul piano internazionale ha ricevuto un sostegno incondizionato il mese scorso dagli Usa e martedì il via libera, anche se condizionato a un progetto di ritiro «totale» dai Territori, del Quartetto (Usa-Ue-Onu-Ue). Sharon sul piano interno deve però tenere conto ora della formalizzazione dell'opposizione del suo partito (di maggioranza relativa con 40 seggi su 120 in parlamento), fortemente influenzato dalla potente «lobby dei coloni» (quelli che dovrebbero materialmente lasciare l’area palestinese), e del rischio di caduta dell'attuale governo. Intanto dai palestinesi vengono appelli sempre più forti perchè il momento di debolezza di Sharon e di stallo politico in Israele porti a un rilancio del negoziato di pace.
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