Dopo il no del referendum sul ritiro unilaterale da Gaza
nuovi consensi in vista
Testata: Avvenire
Data: 06/05/2004
Pagina: 13
Autore: Graziano Motta
Titolo: Il piano Sharon riprende quota
Su Avvenire di oggi Graziano Motta scrive una cronaca dei principali avvenimenti di ieri in Israele. Su tutto la decisione di Sharon di proseguire, nonostante il referendum, nella strada del ritiro da Gaza. Ecco il pezzo.

Sharon va avanti nel suo progetto di disimpegno unilaterale dai Territori, anche se bocciato dalla base del suo partito nel referendum di domenica. È confortato soprattutto dal sostegno ricevuto dal Quartetto per il Medio Oriente nella riunione di ieri l’altro a New York; e da quello esplicito, ieri, del presidente Bush in un’intervista televisiva del network arabo Al Hurra.
Riferendosi al piano di ritiro dalla Striscia di Gaza, Bush ha detto testualmente: «Quando vedi un passo verso la pace è importante percorrerlo». E, ricordato che gli Stati Uniti sono un Paese pacifico, ha aggiunto: «Penso che si tratti di un momento storico per il mondo e che sia una nuova opportunità per fare un passo in avanti».
Sharon è soprattutto fiducioso di poter riguadagnare il consenso del suo partito. Significative sono state ieri in proposito le dichiarazioni dei ministri Zippi Livni dopo un colloquio con Sharon («I membri del Likud hanno respinto il piano di separazione, ma non il principio di elaborare un processo politico») e Silvan Slalom dopo un colloqui a Londra con il suo omologo, il ministro degli esteri Jack Straw («Sharon cercherà tutti i mezzi per far avanzare il processo di pace»).
Particolarmente importante questo colloquio, perché da un lato Straw ha sottolineato come il Quartetto abbia definito «positivo» il proposito di Sharon di smantellare parte degli insediamenti dei coloni; e dall’altro Slalom ha risposto alle pressanti insistenze palestinesi (manifestate anche con una lettera del premier Abu Ala al Quartetto) perché sia subito rilanciata la Road map: prima, ha detto, è necessario che l’Autorità palestinese si impegni a far cessare le azioni terroristiche e proceda al ricambio della classe dirigente.
Mentre i partiti di opposizione intendono premere per il ritiro da Gaza, e per questo hanno promosso una manifestazione di massa a Tel Aviv per il 15 maggio, il ministro della Difesa Mofaz, riferendosi al recente assassinio di una mamma incinta e delle sue quattro figlie, ha detto: «Faremo tutti i l possibile per garantire la sicurezza degli israeliani residenti nella Striscia di Gaza e se per questo occorrerà costruire una barriera di protezione e se questa è realizzabile la faremo».
Striscia che resta sempre teatro di scontri e di morte. Soldati israeliani hanno ucciso al valico di Karni due palestinesi che tentavano di infiltrarsi in Israele; e a Dir el-Balaa, durante un’incursione al campo profughi, hanno ucciso un palestinese di 35 anni e ferito un fotografo palestinese. Operazioni militari anche a Rafah e Khan Yunis. In Cisgiordania, nel villaggio di Talluz presso Jenin, i soldati hanno ucciso Imad Janadra, 30 anni, esponente di Hamas. Un leader di Hamas è stato invece liberato dalle autorità israeliane: Mohammed Taha, 68 anni, uno dei fondatori dell’organizzazione oltranzista, è stato scarcerato per motivi ancora non chiari. Infine, si è riscaldata la frontiera israelo-libanese: ai colpi di mortaio sparati dai miliziani Hezbollah, Israele ha reagito bombardando postazioni di artiglieria nel Sud del Libano.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

lettere@avvenire.it