A libro paga di Saddam
Escono fuori anche nomi italiani. Nessuna sorpresa
Testata: La Repubblica
Data: 28/01/2004
Pagina: 16
Autore: Riccardo Stagliano
Titolo: Iraq, barili di petrolio come tangenti per gli "amici" stranieri di Saddam
A libro paga di Saddam. La notizia non è nuova, sapevamo del deputato laburista Galloway, ma non sapevamo ancora se c'erano dei nomi italiani. Adesso cominciano a venire fuori. Leggendoli non ci stupiamo. Ci resta però una curiosità: se venivano pagati in barili di petrolio, come facevano a trasformali in contanti?
Sull'argomento pubblichiamo il pezzo da Repubblica.

Milioni di barili di petrolio per ricompensare gli "amici" stranieri. È il tesoro della corruzione estera di Saddam Hussein quello che sarebbe stato scoperchiato da un´inchiesta del giornale iracheno Al Mada. Una lista di 270 tra società e persone, note e non, che avrebbero beneficiato dell´interessata generosità del raìs deposto, tra cui anche otto italiani. Chi, in qualsiasi angolo del mondo, spendeva una parola buona per le sorti di Bagdad si candidava ipso facto per entrare nell´elenco. Lo scoop del quotidiano in lingua araba è stato ripreso ieri dal francese le Monde che ricorda come, mentre le voci di tali regalie esistessero da tempo, solo adesso si vedono le prime prove documentali.
Nella pagina che domenica Al Mada ha dedicato alla vicenda si mostrava anche una lettera con la quale la Somo, la società governativa di commercializzazione del greggio, in data 31 dicembre 1999 chiedeva al ministero del petrolio l´assegnazione gratuita di contratti petroliferi all´inglese Georges Gallaway, allora deputato laburista ai Comuni. Una lettera firmata da Saddam Zbin, dirigente della Somo nonché cugino del dittatore rovesciato. Di queste lettere, pare, ne sono state scritte molte, per centinaia di milioni di barili. A favore di notabili del mondo arabo e di industriali e politici europei, come l´ex ministro degli Interni francese Charles Pasqua che ha subito replicato: «Mai ricevuto niente da Saddam, mai stato suo amico», alludendo alla possibilità di manipolazioni dei servizi americani.
I nominativi italiani, con i margini di errore della traslitterazione dall´arabo dei termini stranieri, sono otto. Roberto Formigoni che avrebbe ricevuto 24,5 milioni di barili (un barile vale circa 30 dollari), Salvatore Nicotra (20 milioni), Alcide Falloni (6,5 milioni), Padre Benjamin (4,5 milioni), West Petrol (2 tonnellate), Heterlek (2 tonnellate), Ips (1 tonnellata), Associazione italiana petrolio (1 milione). «È ridicolo: mai preso una lira dall´Iraq - ha risposto a Repubblica il presidente della regione Lombardia Formigoni -. Ho sempre cercato di promuovere le imprese italiane nel mondo e anche nei confronti dell´Iraq, in accordo con la politica dell´Onu e del governo italiano. Semmai abbiamo portato a termine a nostre spese missioni umanitarie in Iraq». Gli stessi argomenti usati da Padre Benjamin, organizzatore dell´incontro tra l´ex vice-premier iracheno Tareq Aziz e il Papa nonché autore di libri sulle violazioni dei diritti umani in quelle terre: «Sono molto amareggiato - ci dice al telefono da Assisi -: dopo tanti anni dedicati a questa gente, denunciando i danni che le armi all´uranio impoverito hanno provocato sulla popolazione, dopo numerosi viaggi a spese mie... mi tocca sentire questa aberrazione. Una volta sola Aziz mi propose una specie di rimborso spese per le trasferte, ma rifiutai per iscritto e ho con me quella lettera». Tra i presunti beneficiari Salvatore Nicotra è il titolare dell´Industria petrolifera siciliana, che, nel gennaio del 2000, finanziò la costruzione di un anfiteatro di una scuola media in provincia di Catania intitolato a Saddam Hussein. Una provocazione contro l´embargo di cui l´Iraq era vittima. Che costò all´industriale una trentina di milioni.
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