La falsità dei ventotto
Commento di Antonio Donno
I 28 governi occidentali che hanno sottoscritto l'appello per fermare "subito" la guerra a Gaza, dimenticano che il conflitto è scoppiato a causa del pogrom del 7 ottobre. E soprattutto non tengono conto minimamente della vita degli israeliani tuttora nelle mani di Hamas.
Ventotto paesi hanno sottoscritto un documento nel quale chiedono a Netanyahu di sospendere i bombardamenti e gli attacchi via terra sulla Striscia di Gaza. La morte di migliaia di civili gazawi è la ragione di questa richiesta. Ma, in cambio di che cosa? Questo è il problema centrale della vicenda che i firmatari non si pongono o si pongono in via collaterale. Invece, si tratta di una via centrale, decisiva per qualsiasi decisione di sospensione degli attacchi israeliani alla Striscia. Il nocciolo del problema è la liberazione degli ostaggi israeliani, vivi e morti, da parte di Hamas. Ma Hamas ritiene di trovarsi in una posizione di vantaggio rispetto a Israele, perché usufruisce dell’atteggiamento ipocrita dei ventotto paesi che si limitano a richiedere con forza la cessazione dei bombardamenti israeliani, senza però fare alcun accenno esplicito agli ostaggi israeliani in mano ai terroristi di Hamas.
Eppure, tutto è cominciato il 7 ottobre del 2023 con la strage di israeliani per mano di Hamas. La risposta di Israele è stata massiccia, Hamas è stato fortemente ridimensionato in uomini e armi, ma si è rintanato nella Striscia di Gaza, facendosi scudo con migliaia di cittadini della Striscia per contrastare Israele. Una mossa tutto sommato astuta, anche se di ultima istanza, perché Hamas sapeva bene che la morte di migliaia di palestinesi sotto l’attacco israeliano avrebbe, con il passare tragico di mesi, spinto la comunità internazionale, di cui fanno parte schiere sempre più numerose di antisemiti, a rovesciare i termini della questione. Il problema degli ostaggi, tenuti in condizioni disumane dai terroristi di Hamas, da fattore primario dell’intera questione è scivolato progressivamente a fattore secondario, perché gli attacchi israeliani provocano la morte di migliaia di gazawi, come Hamas aveva ritenuto e sperato. Il proseguire degli attacchi e la morte sempre più cospicua di abitanti di Gaza sono divenuti l’aspetto più evidente e sconvolgente della vicenda, spingendo i ventotto paesi a firmare un documento che rovescia di fatto le fasi dello svolgimento dell’intera vicenda, a partire – è il caso di ripeterlo – dal 7 ottobre 2023.
Così come stanno le cose, la situazione si è evoluta in una direzione sfavorevole a Israele, benché sia noto a tutti i governi firmatari il processo sanguinoso di cui è stato vittima lo Stato ebraico. Un atteggiamento, quello dei ventotto, che si alimenta di una sorta di odio atavico contro gli ebrei o almeno una posizione che finisce per sposare l’astuto, sanguinario comportamento di Hamas contro i propri cittadini di Gaza, di cui i terroristi affermano di difendere i diritti e le speranze. In realtà, Hamas e Hezbollah – quest’ultimo messo a tacere momentaneamente – sono i rappresentanti nel mondo arabo che lottano per un preciso obiettivo: la distruzione dello Stato di Israele. Questo non può sfuggire ai ventotto e non può loro sfuggire il significato difensivo dell’azione militare di Israele contro i terroristi di Hamas che sopravvivono grazie all’eliminazione del proprio stesso popolo. Una posizione di estrema, ultima difesa che però gode della copertura dei ventotto e di un’opinione pubblica internazionale in cui l’antisemitismo cresce di giorno in giorno.
Comunque, Netanyahu è sotto attacco, perché continua a colpire le postazioni di Hamas a Gaza. Per quale motivo Hamas rifiuta nei fatti una trattativa con Israele? La risposta è nello svolgimento stesso della vicenda e nella ripercussione che essa ha nell’opinione pubblica internazionale. Resistere all’interno della Striscia, con l’aumento continuo dei morti civili, ha un impatto sulle anime belle delle persone, nelle quali si rafforza, di giorno in giorno, l’odio verso Israele, un odio atavico che oggi si conferma nella sanguinosa morte di migliaia di gazawi. Le ragioni per le quali Israele si difende dal progetto di distruzione da parte del mondo arabo non hanno alcuna importanza; meglio, sono considerate false motivazioni da parte di un popolo che non merita storicamente alcun rispetto.
Hamas sa bene tutto questo e vivacchia imballato nella Striscia di Gaza, attendendo che la politica internazionale costringa Israele a recedere dall’attacco alla Striscia. Sarebbe una vittoria per Hamas, per tutti coloro che nel mondo arabo sperano nella distruzione di Israele.
Israele non cederà a questo ricatto, perché di un ricatto si tratta. La liberazione degli ostaggi è un fatto preliminare ad ogni cessazione delle ostilità di Tel Aviv contro i terroristi di Hamas. Le anime belle che detestano Israele si adeguino a questa realtà.
Antonio Donno