Milano: Sala è politicamente fritto
Cronaca di Massimo Sanvito
Testata: Libero
Data: 18/07/2025
Pagina: 2
Autore: Massimo Sanvito
Titolo: Tecnici a libro paga dei costruttori. Ecco tutte le accuse della Procura

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/07/2025, a pag. 2, con il titolo "Tecnici a libro paga dei costruttori. Ecco tutte le accuse della Procura", la cronaca di Massimo Sanvito

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, campione della sinistra nazionale, è politicamente bruciato, dopo che un'inchiesta della magistratura ha portato all'incriminazione del suo assessore Tancredi sospettato di un giro di tangenti per l'edilizia.

C’è la data del 17 dicembre 2024 sulla lettera indirizzata all’architetto Marinoni (ai tempi già indagato per non aver dichiarato legami con società coinvolte in iniziative immobiliari): l’assessore Tancredi lo informa che «il sindaco ha disposto la Sua nomina in qualità di componente della Commissione per il Paesaggio per il quadriennio 2024-2028». Una riconferma che segue l’atto di tre anni prima (era il 22 dicembre del 2021), quando Sala aveva nominato Marinoni presidente di quella stessa commissione (fu nominato dal sindaco anche Giovanni Oggioni, arrestato lo scorso marzo per corruzione, frode processuale, depistaggio e falso, poi scelto come vicepresidente). Da lì in poi comincerà il declino dell’organo incaricato di vagliare i progetti che stavano ridisegnando Milano, il perno cui ruota attorno la maxi-inchiesta sull’urbanistica milanese, travolto dalle inchieste e azzerato dalle dimissioni di quattordici membri (su quindici), due mesi fa, col trasferimento (temporaneo) delle pratiche paesaggistiche negli uffici di Città Metropolitana. Il domino era partito già a fine aprile, coi saluti del presidente, Alessandro Ubertazzi, e di altri tre membri, tra cui proprio Marinoni (oltre all’architetto Giacomo De Amicis e all’ingegnere Dario Vanetti), dopo gli accertamenti avviati nei loro confronti in merito a presunti abusi edilizi sul palazzo di sette piani in costruzione in piazza Aspromonte (il progetto “Hidden Garden”) da cui è partita la slavina che ha seppellito l’urbanistica. I quattro, nonostante il rinnovo della commissione per garantire maggiore trasparenza, erano stati riconfermati. La giunta era poi corsa ai ripari, approvando una delibera di aggiornamento del regolamento (approvato nell’ottobre del 2024) della commissione per provare a stringere la maglie e a far circolare aria nuova. Non è servito.

LE REGOLE

Ma come funziona la Commissione per il Paesaggio? Innanzitutto, si tratta di un organo tecnico–consultivo del Comune di Milano che esprime «pareri obbligatori non vincolanti in merito al rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche», con un occhio di riguardo verso la «coerenza del progetto con i principi, le norme e i vincoli degli strumenti paesistico-ambientali vigenti» sulla base dell’istruttoria tecnica degli uffici, il tutto in un’ottica di «tutela complessiva del territorio comunale». In totale 15 membri (con un presidente e un vice), esterni al Comune, nominati dal sindaco sulla base della graduatoria uscita dall’avviso pubblico rivolto agli Ordini professionali, ai Collegi, alle Associazioni, alle Università, alle Sovrintendenze e in carica quattro anni: otto di loro non possono svolgere attività di libera professione a Milano.Il compenso? Nessuno. Come poi si legge al punto 5 dell’articolo 4 del regolamento, all’atto della nomina ogni commissario deve sottoscrivere il “Patto di Integrità” col quale si impegna a «segnalare al Comune qualsiasi tentativo di turbativa, irregolarità o distorsione durante lo svolgimento dell’attività della Commissione da parte di ogni interessato o addetto o di chiunque tragga interesse dalle decisioni della stessa» e a «informare tempestivamente il responsabile dell’ufficio comunale preposto circa l’esistenza di una causa di conflitto di interesse nei confronti dei progetti analizzati, dei soggetti titolari e dei referenti incaricati rispetto ai progetti medesimi». Ed è proprio qui che ricade l’accusa a Beppe Sala di «false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone». Secondo i pm, il sindaco sapeva dei conflitti d’interesse di Marinoni con costruttori o progettisti di lavori esaminati dalla commissione di cui era stato anche presidente ma avrebbe sempre taciuto. «La composizione della Commissione Paesaggio viene gestita da un’apposita struttura del Comune che seleziona i profili e decide i componenti. Il rapporto tra sindaco e commissione è praticamente nullo. Aggiungo che non ho mai avuto il numero di Marinoni», si è difeso ieri Beppe. Eppure la procura non è dello stesso avviso, considerato che indaga il sindaco anche per concorso in induzione indebita a dare o promettere utilità nell’ambito della riqualificazione del Pirellino, vicenda che confermerebbe come Sala e l’assessore Tancredi «abbiano scelto Marinoni come presidente della Commissione per il Paesaggio, conferendogli un potere da cui è pacifico che sia lui per primo a trarre illeciti benefici, e nella consapevolezza che da Coima, così come da altri imprenditori, Marinoni riceva incarichi privati, che lo condizionano nelle decisioni sugli interventi di loro interesse».

CONDIZIONAMENTO

Quanto al rapporto tra l’architetto e Tancredi, sotto la lente d’ingrandimento c’è l’affaire Ripamonti 89, uno stabile da otto piani e due interrati, vicino al Villaggio Olimpico. «Cavolo quello non sono riuscito...
diciamo che abbiamo dato un contrario... poteva essere un condizionato ma prima avevamo dato un contrario a un tema simile», scriveva Marinoni il 29 giugno del 2023 all’assessore che con «insistenza» e «ansia» chiedeva notizie sul progetto. Secondo i pm Tancredi segnalava a Marinoni «le sedute e gli interventi» ai quali prestava «particolare attenzione» e lo indirizzava «sul contenuto da dare al parere, a volte sotto forma di suggerimento, altre in modo più deciso e diretto».
Tra le oltre 400 pagine firmate dai pm titolari della maxi-inchiesta compaiono poi anche le confidenze di Marinoni con Giacomo De Amicis, altro membro della Commissione per il Paesaggio: malgrado «entrambi reputassero che la “Torre Botanica” di Boeri», che doveva sostituire il Pirellino, «e l’intervento sulla parte a ponte» fossero «fortemente impattanti» rispetto alle parti pubbliche della zona, e «nonostante» la commissione avesse dato pareri contrari nel 2023, hanno preferito, secondo la procura, «cedere alle pressioni indebite di Boeri, Catella e Tancredi e a quelle mediate di Sala». Per esprimere «parere favorevole».

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