Riprendiamo dal RIFORMISTA, del 17/07/2025 a pagina 1 l'editoriale di Aldo Torchiaro dal titolo "Il direttore Molinari nel mirino dei pro-Pal".
Aldo Torchiaro
Un giornalista che fa il proprio mestiere, un’opinione fondata su fatti documentati, una figura pubblica contestata.
Eppure, tutto questo sembra oggi costituire un crimine per chi — come l’avvocato cagliaritano Carlo Augusto Melis-Costa — ha deciso di colpire Maurizio Molinari con un esposto disciplinare.
Il motivo? Aver parlato, in una breve intervista a Rai News 24, dell’enigmatica e controversa figura di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU nei Territori Palestinesi.
L’attacco è tanto inaspettato quanto pericoloso.
Maurizio Molinari, ex direttore di Repubblica e oggi una delle penne più autorevoli del giornalismo italiano, è accusato di aver svolto il proprio lavoro.
Con pacatezza, competenza e senso civico ha ricordato che esiste un dossier — redatto e pubblicato dal governo israeliano — in cui si documentano prese di posizione e dichiarazioni pubbliche della Albanese, tra cui l’inquietante giustificazione degli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas, definiti da lei stessa un atto di «resistenza».
In uno Stato che si definisce democratico, la libertà di opinione dovrebbe essere tutelata dall’articolo 21 della Costituzione.
Invece, nel caso Molinari, assistiamo a un rovesciamento grottesco della realtà: non viene chiamata in causa chi minimizza o legittima gli stupri di Hamas, bensì chi denuncia questa ambiguità.
L’esposto contro Molinari ha trovato qualche sporadico sostegno — tra cui il direttore del Mattino di Foggia, autore di un titolo aberrante: «L’ebreo Molinari attacca Francesca Albanese».
Parole che violano il codice deontologico e la Carta di Roma, e che trasformano l’identità religiosa in un’arma retorica di delegittimazione.
Contro questa deriva si è levata la voce di molti giornalisti, che hanno firmato un contro-esposto indirizzato all’Ordine dei Giornalisti del Lazio.
Il loro messaggio è chiaro: non si può sanzionare chi informa, chi pone domande, chi esercita la critica.
Ancor più se ciò avviene in un contesto in cui il dibattito sull’operato di una figura pubblica come Albanese è apertissimo anche a livello internazionale.
Durante l’intervista a Rai News 24 con Giuseppina Testoni, Molinari ha semplicemente fatto il proprio mestiere: ha ricordato fatti, espresso dubbi, sollevato interrogativi.
Non ha offeso, non ha diffamato, non ha ecceduto.
E non ha fatto nulla che giustifichi un esposto disciplinare.
Il punto vero, però, è più profondo: c’è chi vuole far tacere le voci libere, soprattutto quando pongono domande scomode.
C’è chi cerca di intimidire un’intera categoria — quella dei giornalisti — nel nome di un dogma ideologico che non tollera dissenso.
È tempo che l’Ordine dei Giornalisti prenda una posizione chiara: difendere Molinari non significa solo difendere un collega stimato, ma difendere la libertà di stampa, la libertà di critica e il diritto dei cittadini a essere informati.
Perché in gioco non c’è una polemica personale.
C’è la tenuta democratica di un Paese.
Noi del Riformista siamo e saremo sempre con Maurizio Molinari e contro tutti gli antisemiti.
E per dimostrarlo, non ci attardiamo a fare esposti e contro-esposti.
Scriviamo. Proseguirà infatti senza nessuna paura la nostra inchiesta quotidiana sulla figura di Albanese: pubblichiamo da oggi cinque domande, ogni giorno, finché non ci sarà data risposta su chi abbia supportato davvero il doppio mandato della più contraddittoria Relatrice speciale che la storia della diplomazia ricordi.
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