Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Se urli Allahu Akbar hai licenza di uccidere".
Giulio Meotti
Dopo gli alawiti e i cristiani, ora è la volta dei drusi, antica setta sincretista nata nell'Egitto dell'XI secolo, un milione di persone tra Siria, Libano, Giordania e Israele e che hanno a Sweida la loro comunità più numerosa.
Ma i media, le cancellerie e le università occidentali tacciono perché le vittime non sventolano le bandiere palestinesi e i carnefici urlano “Allahu Akbar”.
A Sweida, in Siria, i drusi sono massacrati a centinaia, le loro donne e i loro bambini rapiti e i leader spirituali torturati dagli islamisti al potere. Ci avevano già provato nel 2018, quando a Sweida uccisero 258 drusi.
Altri orrori “dimenticati” dai media, che svelano il vero volto del governo islamico che piace alle potenze e ai media occidentali.
Che siano i cristiani in Africa o le ultime minoranze religiose del Medio Oriente, questo è l’unico vero genocidio in corso.
E Israele è l'unico a fare qualcosa per i drusi, bombardando le milizie islamiche siriane. 160 raid aerei israeliani contro il regime islamista di Damasco.
Il resto del mondo, tace.
Al confine israeliano intanto è il caos: drusi israeliani stanno entrando in Siria per aiutare i loro fratelli, mentre i drusi siriani scappano in Israele per salvarsi. E il confine nord significa salvezza, come quello a sud il 7 ottobre significò la morte per 1.200 israeliani.
Dov’è l’Onu?
Dove sono i manifestanti filo-palestinesi?
Dove sono i cosiddetti “attivisti per i diritti umani”?
Dov’è Francesca Albanese, difesa dal solito giro di PD e stupidi attorazzi italiani?
Dove sono le femministe?
Nei giorni scorsi, gli islamisti sono entrati a Sweida, in territorio autonomo druso, per regolare i conti con la minoranza che non sono mai riusciti a islamizzare da dieci secoli (e come scrive Paul Wood dello Spectator, ora le donne alawite sono fatte schiave del sesso).
“La situazione in Siria? Dobbiamo tutelare le minoranze ed evitare un ritorno dell'Isis”, aveva assicurato il nostro floscio ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Cosa poteva andare storto, la UE non stava riaprendo la sua ambasciata a Damasco?
Il 2 dicembre lo avevo scritto: “I confini dell’Islam grondano sangue, perché sanguinario è chi vive al loro interno”.
In queste ore arrivano video di una ferocia assurda: drusi uccisi nelle case e per strada, anziani religiosi drusi a cui tagliano la barba. Lo sceicco druso Marhaj Shaheen (80 anni), è stato trovato morto dopo aver subito umiliazioni e abusi per mano degli islamo-nazisti che tanto sembra piacere ai pagliacci umanitari d’Occidente.
Scrive il diplomatico israeliano Walid Abu Haya:
“C’è un’oltraggiosa ipocrisia, l’alleanza ideologica tra i cosiddetti movimenti liberal in Occidente e i movimenti radicali islamici in Oriente. Quando Israele fu costretto a intraprendere una guerra difensiva contro i terroristi di Hamas in seguito al barbaro massacro del 7 ottobre, la risposta di gran parte dei cosiddetti ‘difensori dei diritti umani’ non fu il sostegno a una nazione democratica sotto attacco, bensì l'indignazione nei suoi confronti. Dopo che gli assassini di Hamas hanno massacrato oltre 1.200 civili innocenti (uomini, donne, bambini e anziani) e ne hanno rapiti più di 250, le strade delle capitali occidentali come Londra, Parigi, Dublino, Madrid e Oslo si sono riempite di folle inferocite, spesso violente, che protestavano contro Israele e ne chiedevano l'eliminazione: ‘dal fiume al mare, la Palestina sarà libera’! Cosa li unisce? Non una visione condivisa di libertà o giustizia, ma un odio condiviso: verso Israele, verso l'Occidente, verso la democrazia liberale e spesso, esplicitamente o implicitamente, verso gli ebrei. E ora, mentre drusi, alawiti, cristiani e altre minoranze non sunnite in Siria vengono massacrati da un nuovo regime islamista non eletto e non democratico, indistinguibile dall'ISIS, scompaiono del tutto. Il loro silenzio non è casuale. È ideologico. Non si oppongono al terrore, si oppongono solo a chi lo combatte. Non stanno dalla parte degli oppressi, si schierano solo con chi serve la loro narrazione politica. Ma soprattutto, al centro di questo vergognoso fallimento morale ci sono le Nazioni Unite, i suoi meccanismi per i diritti umani e il suo Segretario Generale. Si affrettano a difendere i ‘diritti’ dei terroristi di Hamas, ma ora sono silenziosi su ciò che sta accadendo in Siria, come lo erano il 7 ottobre. Questa non è solo ipocrisia. È un collasso morale. È un'alleanza innaturale tra la sinistra radicale e l'Islam politico radicale, che rafforza coloro che cercano di distruggere tutto ciò che l'Occidente afferma di rappresentare. Il mondo deve svegliarsi prima che sia troppo tardi”.
Ma i nostri idioti con la kefiah made in China, ansiosi di dare a tutti una lezione sul Medio Oriente, pensano che gli Assiri siano svaniti nel nulla, non hanno idea di chi siano i Circassi e gli Zoroastriani, gli Armeni e i Drusi, i Bahai e gli Ahmadi, e tutto quello che sanno fare è dare la colpa agli ebrei, lo 0,2 per cento della popolazione mondiale.
Anche in questo, i regimi islamici hanno agito con saggezza. Raymond Ibrahim, accademico cristiano americano di origine egiziana, ha rivelato che il Qatar ha investito 5,6 miliardi di dollari in 81 università americane dal 2007, comprese le più prestigiose (Harvard, Yale, Cornell e Stanford). Non solo, ma Ibrahim rivela che gli enti finanziatori del Medio Oriente, guidati dal Qatar, investono negli studi islamici ma scoraggiano la ricerca accademica sulle minoranze non musulmane del Medio Oriente, come cristiani, ebrei, bahai, yazidi, curdi e drusi.
Per capire perché attaccano i drusi basta vedere questo video di Sweida durante il Natale dell'anno scorso.
Sweida è l'unica regione in Siria in cui i non musulmani godono di una qualche forma di libertà dalla sharia. Vi vivono mezzo milione di persone, oltre il 90 per cento sono drusi e il 10 per cento cristiani, pochissimi musulmani. Nonostante la stragrande maggioranza drusa, è l'unica regione della Siria veramente sicura per i cristiani. I drusi celebrano il Natale, la Pasqua e frequentano la chiesa insieme ai vicini cristiani. In queste ore, i drusi si sono rifugiati nelle chiese.
Ed è proprio per questo che i drusi sono ora sotto attacco in Siria.
Gli islamici non possono tollerare l'idea che i non musulmani possano governarsi da soli e vivere in pace. Fortunatamente, i drusi sono armati.
Quanto all’Onu, è giusto oggetto di satira: “Le Nazioni Unite condannano i drusi per resistere ai massacri”.
Ironia a parte, per l’Occidente “non c'è nulla da vedere: solo migliaia di morti ammazzati perché della religione sbagliata”.
Come al solito ci ha pensato Israele a intervenire a difesa dei drusi, che avevano implorato l’aiuto dello stato ebraico.
I francesi, un tempo “difensori dei cristiani d’Oriente”, sono fuori da tutti i giochi e pietiscono contratti energetici.
Eurabia, che in Italia ha la sua capitale a Torino, è schierata col terrorismo.
Intanto anche la chiesa di San Michele a Sweida è data alle fiamme. Perché questa gente odia tutti: ebrei, cristiani, drusi, alawiti, yazidi, armeni, atei e tutti gli altri.
Cinque anni fa, lo sceicco Mowafak Abu Tariff, capo spirituale dei drusi in Israele, si è incontrato con il comandante della divisione nord dell’esercito israeliano, Yoel Strick. Hanno stretto un accordo: se i terroristi islamici, oggi al potere a Damasco, avessero tentato di prendere i villaggi drusi, l’esercito con la stella di Davide sarebbe intervenuto per prevenire un massacro.
Damour, Libano, 9 gennaio 1976.
Una cittadina nella strada da Beirut a Sidone. 25.000 abitanti con 5 chiese. Il parroco di Damour, Don Mansour Labaky, stava praticando il rito maronita della benedizione delle case con l’acqua santa. 16.000 terroristi tra palestinesi, siriani, mercenari provenienti dall’Iran, dall’Afghanistan, dal Pakistan e dalla Libia, erano entrati in città. In tutto, 582 cristiani furono massacrati. Tre delle vittime maschili furono trovati con i genitali amputati e messi in bocca.
E chi non ha studiato la storia, che è sempre maestra ma non ha mai allievi, è condannato a vederla ripetere.
Lo ha detto l’arcivescovo caldeo di Mosul, Emil Nona, al Corriere della Sera:
“Le nostre sofferenze sono il preludio di quelle che voi, europei e occidentali, soffrirete nel prossimo futuro. I vostri principi liberali e democratici non valgono nulla qui. Dovete considerare nuovamente la nostra realtà in Medio Oriente, perché accogliete nei vostri paesi un numero sempre crescente di musulmani. Siete in pericolo. Dovete prendere decisioni forti e coraggiose, anche a costo di contraddire i vostri principi. Voi pensate che tutti gli uomini siano uguali, ma non è vero: l'Islam non dice che tutti gli uomini sono uguali. I vostri valori non sono i loro valori. Se non lo capirete abbastanza presto, diventerete vittime del nemico che avete accolto in casa vostra”.
E alla fine finiamo sempre di fronte a quel bivio: Islam o Israele, Sharia o Occidente, Jihad o Ratisbona.
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