Io, violinista siriano chiedo aiuto al governo italiano
Lettera aperta di Alaa Arsheed
Testata: La Stampa
Data: 17/07/2025
Pagina: 23
Autore: Alaa Arsheed
Titolo: Io, violinista siriano chiedo aiuto al governo italiano

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 17/07/2025, a pag. 23 con il titolo "Io, violinista siriano chiedo aiuto al governo italiano" la lettera aperta di Alaa Arsheed.

Alaa Arsheed, violinista siriano, originario di Suwayda, la città a maggioranza drusa massacrata dalle milizie sunnite fedeli al nuovo dittatore al Sharaa. Lancia un appello di aiuto al governo italiano che (ci possiamo scommettere quel che volete) non muoverà un dito per difendere la sua città. Gli unici che si muovono per proteggerla sono gli israeliani, che ieri sono intervenuti militarmente. Ma lo stesso quotidiano La Stampa, che ospita la lettera di Alaa Arsheed, poche pagine prima condanna Israele per l'intervento. Piena schizofrenia umanitaria.

Mi chiamo Alaa Arsheed, suono il violino e sono arrivato in Italia nel 2015 da Suwayda, quella regione del Sud della Siria in buona parte abitata dai drusi che a breve potrebbe non esistere più. Da ieri, quando il mio villaggio bersagliato dall'artiglieria e dall'aviazione governativa è rimasto senza elettricità, non ho più notizie di mamma e papà. Non so più nulla di loro né degli altri e nella confusione di queste ore faccio appello alla premier Giorgia Meloni, al governo italiano e al popolo che mi ha accolto come un fratello affinché mi aiuti ad accendere la luce, a fare rumore, a rompere il cerchio del silenzio nero dentro cui stanno soffocando la mia famiglia, la mia storia, il mio Paese.

Suwayda è una cittadina pacifica con una radicata tradizione liberale. L'ultima volta che l'ho vista, prima dell'esilio, ero in piazza, protestavamo contro l'allora dittatore Bashar al Assad, contro il rigido controllo del territorio sotto il giogo del regime: chiedevamo i diritti che dovrebbero essere naturali per ogni essere umano, reclamavano libertà, pace, giustizia e dignità. La galleria d'arte della mia famiglia, AlphaArt, pagò pesantemente le conseguenze di quella protesta spontanea: venne attaccata e messa a soqquadro dalle milizie di Assad. Molti quadri furono deturpati, sfregiati, distrutti. AlphaArt era un'isola felice e libera, l'arte e i dibattiti filosofici erano di casa, come lo era qualsiasi spirito aperto, e favorivano quel pensiero critico tanto inviso alla dittatura. A qualsiasi dittatura, di ieri e di oggi.

Quando Bashar al Assad è stato spodestato, ho brindato per giorni e giorni con familiari e amici. Ho gioito. Ho sperato. Ho creduto nella liberazione. Non ascoltavo i timori di quanti mi e ci mettevano in guardia dai liberatori che non avevano nulla da spartire con i giovani liberali della mia protesta ma che provenivano invece dalle file degli ex jihadisti, quegli stessi fondamentalisti rimasti a combattere il regime di Damasco mentre l'occidente e la comunità internazionale abbandonavano la Siria più bella, più aperta.

Il mio cuore però, oggi piange di nuovo. I miei familiari, gli amici, gli abitanti del villaggio di As Suwayda sono nel mirino della violenza settaria, dell'odio, del rischio della pulizia etnica. Vittime, ancora.

Perché gli abitanti di Suwayda sono braccati? Pagano il prezzo più alto perché insistono nel difendere l'idea che la libertà sia un valore profondo. Perché hanno il coraggio di denunciare che non basta essersi battuti contro Bashar al Assad per dirsi democratici e per portare la bandiera della libertà: bisogna invece concordare sulla necessità di opporsi e contrastare qualsiasi tipo di oscurantismo, qualsiasi forma di ignoranza e di dogmatismo.

Il nuovo regime, tale purtroppo si sta dimostrando, vuole imporre un forte controllo politico, culturale e confessionale. Le minoranze religiose vengono perseguitate con pretesti, bugie, falsità. La verità è che quelli come me, la mia famiglia e i miei amici, sono considerati nemici perché rifiutano di sottomettersi alla nuova dittatura.

Abbiamo creduto nel cambiamento, ma il cambiamento sta tradendo le promesse e le nostre più ingenue aspettative: democrazia, laicità, diritti civili non sembrano essere gli obiettivi governativi di Al Joulani. Tutto il contrario, si direbbe che ne siano piuttosto i bersagli.

Chiedo aiuto all'Italia e alla comunità internazionale contro i soprusi, gli stupri, gli omicidi che in queste ore distruggono As Suwayda. Chiedo aiuto ai cittadini che credono nella libertà fatta di diritti concreti e non di propaganda, nelle differenze, nella libertà religiosa. Credo nell'arte, nella musica, nella poesia, nella bellezza, nella pace, credo ancora anche nell'Umanità. Credo che si possa fare oggi quello che non si è fatto ieri - quando pure era possibile sostenere la meglio gioventù siriana - provando insieme a scongiurare che la guerra torni a insanguinare il Paese. 

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