Un milione di afgani deportati, l’Iran li consegna ai talebani.
Analisi di Anna Lombardi
Testata: La Repubblica
Data: 17/07/2025
Pagina: 21
Autore: Anna Lombardi
Titolo: Un milione di afgani deportati, l’Iran li consegna ai talebani.

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 17/07/2025, a pag. 21, con il titolo "Un milione di afgani deportati, l’Iran li consegna ai talebani.", l'analisi di Anna Lombardi.

Anna Lombardi
Anna Lombardi

L'Iran non ha pietà nemmeno degli altri musulmani. Un milione di profughi fuggiti dall'Afghanistan è a rischio. Accusati di essere spie di Israele, gli afgani verranno riconsegnati nelle mani dei talebani.

In pochi mesi, almeno un milione di afghani sono stati dunque costretti a lasciare l’Iran. Di questi, mezzo milione nei soli 12 giorni di guerra con Israele, lo scorso giugno (lo dice l’Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati): quando gli ayatollah hanno accusato appunto la comunità afghana di essere in combutta col nemico, celando al suo interno le spie che avevano indicato agli israeliani i nascondigli dei vertici militari iraniani. Il regime ha condotto così centinaia di arresti e fatto deportare ben 30mila afghani al giorno, un numero ben superiore ai 2mila dei mesi precedenti. Persone rastrellate conmetodi degni dell’Ice, l’infame polizia anti-migranti americana: raid nei quartieri a più alta densità afghana, ma anche nelle scuole e nei posti di lavoro. Intere famiglie sono state dunque rispedite in una patria da cui mancavano da anni o dove addirittura non avevano mai messo piede. E questo nonostante l’Afghanistan sia a sua volta nel pieno di una grave crisi umanitaria.

Certo, altri se ne sono invece andati “volontariamente”: per sfuggire, però, a un’opprimente clima intimidatorio. Sì, perché per essere più convincenti le autorità hanno infatti iniziato a negare agli “irregolari” accesso ai loro conti bancari e risparmi di una vita, cancellandogli contratti di lavoro e d’affitto, disconnettendogli le sim telefoniche ed espellendone i figli dalle scuole.

Quanti abbiano effettivamente rispettato la deadline, non è chiaro. Si sussurra che molti si siano semplicemente nascosti: soprattutto le donne, che rischiano di pagare il prezzo più alto di un eventuale rimpatrio nell’Afghanistan dove non potrebbero lavorare né studiare. Di sicuro Islam Qala, distretto di Herat, la città afghana più vicina al confine con l’Iran, dove approdano i bus carichi di deportati, è al collasso: lo testimoniano i giornalisti di Al Jazeera e

New York Times che l’hanno visitata.

E pensare che era stato l’ayatollah Khomeini appena approdato al potere — era il 1979 — ad accogliere per primo i vicini in fuga dall’invasione sovietica: sostenendo che «l’Islam non ha confini» e che la suaneonata Repubblica sarebbe statamostazafin , protettrice degli oppressi. Quell’atto aprì le porte a una diaspora che nel tempo ha portato in Iran oltre 6 milioni di afghani, circa il 5,5% della popolazione totale iraniana. Solo quelli entrati fino a metà anni ’90 (circa 2,7 milioni di persone) hanno i documenti in regola: ringraziamento per essersi rivelati essenziali durante la guerra con l’Iraq del 1980-88. Leggi sempre più severe hanno invece relegato in un limbo gli afghani arrivati dopo: tollerati soprattutto in virtù della loro disponibilità a intraprendere mestieri umili e mal pagati. Salvo diventare in tempi più recenti capro espiatorio di ogni genere di crisi. Accusati — come ormai d’altronde i migranti di mezzo mondo — di “rubare” lavoro ai giovani locali. E incolpati pure di fantomatiche attività criminali.

Nei loro confronti si sono moltiplicati pure gli episodi di razzismo e discriminazione. Tanto che nel 2023 si è iniziato perfino a discutere l’innalzamento di un trumpianissimo muro lungo i 900 chilometri di confine fra i due paesi (a ora, però, la barriera eretta “protegge” appena 10 chilometri).

Ora la cacciata degli afghani dall’Iran rischia di avere ripercussioni pure sull’Europa: alimentando il flusso migratorio lungo le vie dell’Est, quelle che partono dalla Turchia. Non solo: lo tsunami dei rientri rischia di destabilizzare anche il governo dei talebani a Kabul, già affannato com’è da disoccupazione, povertà endemica e perfino dagli effetti sempre più estremi del cambiamenti climatici. E infatti a lanciare l’allarme ci pensano dalle Nazioni Unite: «I rimpatri forzati aumentano l’instabilità della regione e il numero delle persone che tenteranno di raggiungere l’Europa».

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