Gli stupri di Hamas
Analisi di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio
Data: 10/07/2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: Stupri e Onu

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 10/07/2025, a pagina 1/4, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo: "Stupri e Onu".

Informazione Corretta
Giulio Meotti
Gli stupri, l'altra arma del 7 ottobre. Studio rivela l'orrore dimenticato
Il “Dinah Report” documenta stupri e mutilazioni sessuali sistematiche compiute da Hamas il 7 ottobre. L’ONU e le sue agenzie depistano le indagini. Le autrici del rapporto denunciano il tradimento del femminismo internazionale. Il mondo si volta dall'altra parte quando le donne a essere stuprate sono ebree

“Un nuovo rapporto (pubblicato domenica sul Times) rivela che la violenza sessuale è stata diffusa e sistematica il 7 ottobre, qual è la tua reazione?”, chiede la giornalista di Sky News. “Guardi, non posso commentare questo rapporto, è la prima volta che ne sento parlare... Ho letto altri rapporti israeliani che hanno ritrattato quanto detto... Quindi, ovviamente, non posso pronunciarmi su violenze di cui non sono a conoscenza... Se è avvenuto, ovviamente, merita giustizia. Ma come possiamo collegare tutto questo con ciò che Israele sta facendo da 20 mesi?”.

La risposta è di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i Territori palestinesi, chiamata a esprimersi sul “Dinah Report” che documenta gli stupri del 7 ottobre e redatto sotto la guida di due israeliane, la professoressa Ruth Halperin-Kaddari e la giudice emerita Nava Ben-Or. Silenzio da Reem Alsalem, relatrice dell’Onu sulla violenza contro donne e ragazze , che ha parlato della mutilazione genitale femminile in Sierra Leone.

Di mutilazioni genitali, i terroristi di Gaza ne hanno fatte tante: hanno continuato a stuprare anche i cadaveri e “inserito coltelli, granate e chiodi nei genitali delle vittime, spezzato ossa pelviche con la violenza delle aggressioni, e mutilato i corpi con armi da taglio”. Il “Dinah Report” raccoglie le testimonianze di quindici ostaggi rilasciati, diciassette sopravvissuti ai massacri del Nova Festival e dei kibbutz Re’im, Nir Oz e Kfar Aza, ventisette primi soccorritori, dei medici dell’obitorio e dei terapisti che lavorano con le vittime del 7 ottobre. L’obiettivo del rapporto, in parte finanziato dal governo britannico, è “contrastare la negazione, la disinformazione e il silenzio globale”. Secondo il giudice Ben-Or, questa violenza sessuale non è semplicemente un danno personale, ma un messaggio paralizzante. “Dice: attaccheremo ciò che simboleggia la vita nella cultura umana e lo distruggeremo trasformandolo in un simbolo di morte”, ha spiegato al giornale Yedioth Ahronoth.

Il report circostanzia gli stupri di gruppo sistematici, su donne e uomini. Vittime denudate, con le mani legate, spesso ad alberi o pali. In molti casi, gli stupri sono seguiti da mutilazioni genitali ed esecuzioni. Il rapporto, spedito alle Nazioni Unite, descrive nei dettagli i crimini avvenuti durante il festival, nei kibbutz, nelle basi militari e nei tunnel a Gaza. Famigliari costretti ad assistere agli abusi sessuali su amici e parenti prima che fossero uccisi. Le vittime avevano chiodi, granate e coltelli inseriti negli organi sessuali. Una donna aveva i genitali “come se qualcuno gli avesse fatti a pezzi”. Donne trovate legate agli alberi, mutilate, con “gli organi tagliati, danneggiati” e “sbarre di ferro inserite nei loro organi sessuali”.

UN Women, l’agenzia dell’Onu per le donne, commenta sulle lavoratrici domestiche in America Latina e che soltanto 27 paesi al mondo sono guidati da donne. UNagainst sexual violence in conflict parla dei sopravvissuti degli stupri di guerra: Congo, Sudan, Haiti, yazidi. Niente donne israeliane. Volker Türk, commissario Onu per i diritti umani, è sulla “cooperazione digitale per i diritti umani”. Giusto: il Dinah Report anche all’Onu lo possono scaricare in pdf per facilitare la cooperazione digitale. E speriamo che non ci mettano quanto il primo riconoscimento ufficiale da parte delle Nazioni Unite dell’uso di violenza sessuale durante gli attacchi di Hamas, arrivato cinque mesi dopo il 7 ottobre.

Le autrici del Dinah, che prende il nome dalla figura biblica, unica figlia di Giacobbe, la cui storia di stupro viene raccontata nel Libro della Genesi ma la cui voce non è mai stata ascoltata, esprimono profonda frustrazione per il silenzio. “Ci sentiamo tradite da altre donne nel mondo”, ha dichiarato Halperin-Kaddari. Le autrici del “Dinah” chiedono che il mondo “ascolti, creda e agisca”. All’Onu non ascoltano, non credono e non agiscono. Se ascoltassero, credessero e agissero dovrebbero affrontare l’insopportabile verità: sono dalla parte sbagliata dell’etica e della storia.

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