Riprendiamo da LIBERO di oggi 09/07/2025, a pag. 10, con il titolo "«Meriti la crocifissione» Minacce e insulti online dagli odiatori pro-Gaza al giornalista ebreo", la cronaca di Andrea Muzzolon.
Andrea Muzzolon
«Il figlio di puttanate (sì, avete letto bene, non sanno neanche scrivere i nostri leoni da tastiera...) che ha scritto questo articolo #Zebuloni meriterebbe la crocifissione immediata a testa in giù». È questo il tono medio degli insulti che si possono leggere online nei confronti del nostro giornalista David Zebuloni, colpevole, secondo il tribunale filo palestinese del web, di aver fatto il suo lavoro. Esatto perché David, nei giorni scorsi su queste pagine, ha raccontato ai lettori tutto ciò che non tornava della storia di Bayan Abu Sultan. La giornalista palestinese infatti aveva raccontato di essere rimasta vittima di un raid israeliano, documentando il fatto con tanto di sue foto coperta di sangue. Successivamente però, come raccontato da Zebuloni, sono circolati alcuni video della donna in cui la si vede sana mentre ridere divertita con altre persone, tutte indaffarate a toccarle viso e capelli. In un secondo filmato la si vede poi davanti allo specchio mentre si stacca il sangue dal volto.
VERGOGNA
Immagini bizzarre, non certo quelle che ti aspetti da chi si è appena visto cadere sulla testa le bombe della Idf. Da qui le domande legittime di quanti hanno pensato alla fake news dopo la denuncia della giornalista.
Apriti cielo, anche solo porre il tema è stato interpretato come atto di lesa maestà.
E quindi ecco che i nostri paladini in difesa della Palestina, comodamente seduti sul divano del loro salotto, Gaza Cola in una mano e IPhone nell’altra, hanno organizzato la “spedizione punitiva” online contro il giornalista.
Il fenomeno citato all’inizio dell’articolo ne ha per tutti e continua: «I figli di puttanate (e ancora con ste puttanate...) del giornale su cui scrive meritano frustate col fuoco». C’è poi chi ci vorrebbe alla sbarra; guai a contraddire il pensiero unico.
«Queste merde che scrivono questa spazzatura dovrebbero finire in un tribunale internazionale accanto ai genocidi», scrive tal Rahma Cristina che accanto al nome ha l’inconfondibile sfilza di bandierine, da quella palestinese a quella del democraticissimo Iran.
Accanto agli auguri di morte pervenuti a Zebuloni e alla redazione tutta, c’è poi chi proprio non riesce a fare a meno di dimostrare tutto il suo odio verso Israele e il suo popolo. «L’autore ha un nome che rimanda casualmente alla comunità sionista», fa notare su X un utente. L’origine del giornalista, neanche a dirlo, è l’argomento preferito degli odiatori da social network: «Che schifo fai Zebuloni il sionismo ti ha mangiato l’anima», scrive un altro genio della galassia pro-Pal su X. E ancora: «Ho visto in faccia lo Zebuloni autore di questo schifo: un sionista Made in Italy classico, che diffonde fake per lavare la faccia del regime di Israele Genocida».
SOLIDARIETÀ
Nella marea di insulti c’è chi chiede pure il licenziamento del nostro collega: «Questo articolo è di una gravità inaudita: l’unico modo per uscirne con la schiena minimamente dritta sarebbe pubblicare un 6 colonne di scuse, magari comprensivo anche di un elenco di tutte le altre fake news analoghe (e relative smentite) e licenziamento in tronco dell'autore». Spiace deludere l’ennesimo compagno nascosto dietro falso nome, ma oggi su Libero non troverà quelle sei colonne. E sono sicuro che continuerà a leggere gli articoli di Zebuloni. Dubito sia il tipo che si lascia intimidire dai soliti leoni da tastiera con la kefiah. A David va la solidarietà di tutti i giornalisti del quotidiano e a chi insulta lui e la redazione rispondiamo con il solito sorriso.
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