Riprendiamo dal RIFORMISTA, del 05 e 06/07/2025 a pagina 3 l'analisi di Aldo Torchiaro dal titolo "'Ebreo? Meglio se qui non parla, gli ashkenaziti controllano le ricchezze del mondo', l’incontro tra Pd, Anpi e boicottatori".
Aldo Torchiaro
Ogni volta che temiamo di aver capito cosa sia diventato il Pd, nelle sue espressioni periferiche più ancora che in quelle centrali, i fatti si incaricano di avvisarci: bisogna scavare ancora più in basso. Oltre il fondo del barile, dove tutto è ormai concesso. Anche di gridare, finalmente sentendosi liberi di farlo, il profondo, viscerale antisemitismo che evidentemente alberga nella pancia di quel partito.
Quel che è accaduto giovedì sera nel piccolo comune di Monte Porzio Catone, nelle immediate vicinanze di Roma, è solo la punta di un iceberg avvelenato.
Sotto la regia dell’ANPI e con la partecipazione di rappresentanti del movimento Bds, che propugna il boicottaggio di prodotti israeliani, si è svolto nel circolo Pd di Monte Porzio Catone un incontro pubblico sulla situazione a Gaza. Peccato che il cosiddetto dibattito si sia rivelato una piattaforma unilaterale di propaganda antioccidentale, antisionista e, non troppo velatamente, antisemita. In un clima tossico sin dall’inizio, ecco che Yousef Salman, che pretende di essere il Presidente della comunità palestinese di Roma, ammalia la platea, gridando al genocidio di Gaza e arrivando presto all’apice della vergogna: mappe false, slogan urlati, teorie complottiste e affermazioni aberranti come “il sionismo è peggio del nazismo”.
Il tutto condito dalla risata sprezzante sul 7 ottobre, come se quell’orrendo massacro di famiglie e bambini fosse materia da ridicolizzare. I trenta militanti seduti annuiscono, applaudono. Il segretario del circolo, vicino a Elly Schlein, si compiace di avere riempito la sala e si guarda bene dall’intervenire. Parla invece Martina Argada, del gruppo dei boicottatori Bds. Vengono distribuiti materiali con elenchi di aziende, supermercati, persino farmaci da boicottare perché “collegati a Israele”. Lo Stato ebraico è stato definito “quello che oggi si chiama Israele”, come a dire che prima o poi una soluzione finale al problema si troverà.
In quel contesto, si fa coraggio Aldo Winkler, cittadino di quel comune e membro del direttivo di Sinistra per Israele. Alza la mano e chiede di poter dire la sua. Si qualifica come ebreo. Prova a iscriversi per parlare, ma cercano di impedirlo. Lo mettono ultimo, in lista. Pazienta. E quando riesce a prendere la parola, viene zittito, interrotto e attaccato da quattro persone alla volta. La moglie accenna a un malore. «Andiamo a casa». Lui vuole rimanere, lei esce. Riprova a parlare: «Vengo da una famiglia askenazita, abbiamo vissuto in casa la tragedia dell’Olocausto », prova a accennare, ma si sente dire che “gli ashkenaziti controllano le ricchezze del mondo” e che, con Netanyahu, sarebbe responsabile delle guerre globali. Tra frizzi e lazzi, applausi e cenni di approvazione, Winkler, l’ebreo irriducibile, non si fa mettere nell’angolo. Parla della Resistenza, del partigiano ebreo Pino Levi Cavaglione, che era di Monte Porzio. Parla della Shoah, di cui una volta si conservava la memoria, a sinistra. E di come senta diventato improvvisamente ostile il clima tra quelle mura.
Una volta era un militante anche lui. Adesso non più. È ebreo. E gli altri lo sanno, glielo rinfacciano. Alzano la voce. Si alzano tutti, finisce l’incontro. Il linciaggio, stavolta, è solo sfiorato. «In quel circolo del Pd ho rivissuto una nuova Difesa della Razza», ci dice al telefono, amareggiato ma combattivo. «Poi però, alla fine, una persona gentile si è avvicinata e, fuori dalla sezione, mi ha espresso solidarietà». Quell’iscritto da solo non basta a salvare l’onore di una comunità che, democratica nel nome, finisce spesso per rappresentare nei fatti l’esatto opposto. Le responsabilità di chi ha organizzato, ospitato, applaudito sono enormi. Ma la colpa più grave è di chi tace.
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