Il tramacco della Jihad
Analisi di Peppe Rinaldi
Testata: Il Riformista
Data: 03/07/2025
Pagina: 4
Autore: Peppe Rinaldi
Titolo: Il tramacco della Jihad

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 03/07/2025, a pagina 4, l'analisi di Peppe Rinaldi, dal titolo: "Il tramacco della jihad".

Jihadisti e narcotrafficanti, una combinazione letale. Il regime di Assad spacciava le dosi di captagon che poi venivano usate da Hamas per trasformare i suoi terroristi in veri mostri senza pietà. 

Tramacco è parola dialettale e deriva dal triestino tramacar, che significa trasbordare, trasportare una cosa da un posto a un altro.
Lo fanno i portuali quando rimuovono merci dai container portandole in altri.
Vi si ricorre in casi particolari e in presenza di determinate figure di garanzia doganali, commerciali e legali: una volta spostato il carico «rinasce», nel senso che lo si considera in viaggio da quel momento e la precedente origine della spedizione viene di fatto annullata con nuove bolle.
Guarda caso lo fanno anche i trafficanti d’ogni risma, che sanno di correre un rischio ma ciò nonostante scommettono sul buon esito dell’operazione, spesso contando sul tipico giro di corruzione degli organi di controllo.
Esattamente ciò che fanno da tempo i narcos che dalla Siria verso l’Italia spediscono droga o armi, con ciò foraggiando il più turpe dei traffici, quello al servizio del movimento islamista internazionale, «Palestina» compresa.
Italia al centro del Mediterraneo significa anche questo.
Bashar al-Assad oggi vive a Mosca, dividendosi verosimilmente tra agi diurni e insonnie notturne per via di un passato da satrapo della Siria che, altrettanto verosimilmente, continuerà a mordergli il calcagno nei tempi a venire.
Si vedrà.
Non è una notizia nuova che ci sia stata la sua famiglia al vertice dell’organizzazione di trafficanti di Captagon, la micidiale amfetamina diffusa in Medioriente e usata dai «combattenti» jihadisti che, grazie ad essa, frantumano la soglia oggettiva del bene e del male con inimmaginabile disinvoltura: come, ad esempio, è successo il 7 ottobre 2023 quando, imbottiti di pasticche, circa tremila «palestinesi» sfondarono i confini di Israele, piovendo anche dal cielo a bordo di alianti, per poi squartare donne israeliane incinte, bruciare vivi nei forni i bambini dinanzi ai genitori, decapitare con una zappa persone in terra già ferite, fare il tiro al piccione sui giovani del Nova Festival, stuprando e massacrando qualunque «yahud» (ebreo) capitasse loro a tiro.
Per tanti, per troppi, questa è Resistenza, il che spiega perché di quest’allucinante vicenda arabo-israeliana non si riesca a venire a capo.
Il più grande sequestro mai effettuato al mondo di questo stupefacente sintetizzato in Germania nel 1961 (si chiama “Fenetillina”) è avvenuto proprio in Italia, precisamente a Salerno, giusto 5 anni fa.
Quattordici tonnellate di Captagon furono sequestrate nel giugno 2020 nel porto in provenienza da Latakia (l’antica Laodicea), noto centro di partenza per questo e molti altri traffici.
Oggi Latakia non è tanto cambiata, il nuovo governo dell’ex terrorista dell’Isis, Al Jolani, ha dichiarato guerra al narcotraffico iniziando a distruggere alcune centrali di produzione, tutte riconducibili al clan Assad.
Quattordici tonnellate di Captagon e tre di «banalissimo» hashish, quindi 17 tonnellate di droga, finirono nel mirino delle procure di Napoli e Salerno, con un notevole risultato pratico per gli inquirenti (il GICO della Gdf) e per chi li coordinava, ma con un esito sanzionatorio che incrinerebbe le certezze del più convinto garantista: i due italiani coinvolti (Eros Alberto Amato, siciliano, e Giulianantonio Apicella, salernitano) si sono trovati sul groppone condanne tutto sommato leggere se si considera il gigantesco traffico governato: il primo s’è beccato 10 anni nel rito abbreviato, il secondo 4 anni e 10 mesi con rito ordinario.
Se consideriamo che, ad esempio, per un falso ideologico o un’ipotesi di turbativa d’asta c’è chi ha preso più o meno gli stessi anni se non di più, ecco che il tema della qualità dell’amministrazione della giustizia torna prepotente.
Le varie leggi antidroga del nostro ordinamento prevedono una serie di gradazioni per il calcolo delle pene, una delle quali è la quantità della droga e del relativo principio attivo.
Non solo, ma vanno pure considerate le conseguenze ulteriori del reato, come l’utilizzo «militare» della droga che i jihadisti fanno per compiere azioni efferate, esattamente come facevano i nazisti al loro tempo: con i quali, i vari “Non in mio nome” o “Giù le mani dall’Iran”, insomma i pro-Pal de’ noantri, trovano l’ennesimo punto in comune, peraltro senza arrossire.
Quando le indagini funzionano e vanno all’origine di un fenomeno tragico come il traffico di droga che incrocia, alimentandolo, il terrorismo politico e religioso, e stangano con durezza protagonisti e gregari impegnati sui vari scenari, ad osservare come sia poi andata a finire ci si ritrova un po’ perplessi: se al sindaco tal dei tali ho inflitto 5 anni di carcere per una raccomandazione in un concorso per bidelli, oppure all’imprenditore che ha regalato al funzionario comunale un ingresso al beauty-center per la moglie faccio piovere tra capo e collo 7 o 8 anni di prigione ma, poi, allo spedizioniere beccato a commerciare 14 tonnellate (tonnellate!) di Captagon e 3 di «fumo» infliggo neppure 5 anni di carcere, che ci sia da rivedere qualcosa non sembra essere più in dubbio, al netto di un disposto normativo pur sempre interpretabile.
Ed è stata proprio l’indagine della procura di Napoli, quando era ancora diretta dall’attuale Procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, e poi della procura di Salerno, guidata da Giuseppe Borrelli (prossimo Procuratore capo di Reggio Calabria) a confermare ciò che esperti del settore, servizi segreti e meno segreti sapevano di questo particolare commercio di stupefacenti: cioè che questa è la «droga della jihad», o la «cocaina dei poveri», come è stata anche etichettata la terribile sostanza usata dagli islamisti per dribblare la paura, non sentire la fatica e sopportare l’abisso di un male agito e già presente in ciascuno di loro.
Parigi, Londra, Madrid, Bruxelles o Gerusalemme, Homs e Aleppo, ovunque sia risuonato un “Allah akbar” all’unisono con kalashnikov o col rumore sordo delle lame che sgozzano civili innocenti, sotto, dietro o dentro pare ci sia sempre stato il Captagon.
Il che aggrava, non attenua la colpa.
Come funzionava quella linea di traffico siro-campana e perché era stata scelta?
Il corposo materiale giudiziario consultato svela molti dettagli.
A Latakia c’era, anzi c’è ancora, un certo Ai Kayali Taher che servendosi di diversi alias spediva carichi di droga dalla Siria al porto di Salerno, di qui la merce sarebbe dovuta arrivare prima in Libia e poi in Arabia Saudita.
Perché tutto questo giro?
Perché una volta a Salerno presso lo spedizioniere coinvolto e grazie all’escamotage del tramacco, la merce ritrovava una certa verginità in quanto il carico era come se partisse dall’Italia e, quindi, giunto a destinazione nessuno avrebbe controllato perché il nostro Paese non è in alcuna black-list.
Almeno finora.
Ufficialmente si trattava di mobili da ufficio o attrezzature per la frantumazione delle pietre ma il Captagon era occultato talmente bene che ai normali controlli scanner non si notava nulla.
Senza dire che l’attrezzatura in dotazione alla dogana di Salerno pare non fosse neppure aggiornata e in grado di scannerizzare a fondo, magari a Latakia lo sapevano, qualcuno potrebbe averlo fatto sapere, chissà.
Il giro di soldi era grosso, c’è anche una banda di albanesi a un certo punto della scena, che versa un anticipo di 500mila euro a Eros Amato ma poi, come sempre, il diavolo ha fatto le pentole dimenticandosi i coperchi: arrivano le manette.
Dalle carte degli inquirenti emergono dettagli interessanti, come il coinvolgimento personale del generale libico Haftar, oppure di un alto esponente governativo dell’allora dittatura alawita degli Assad, società internazionali mascherate da attività legali e via dicendo, come nei romanzi o nei film.
Il 7 ottobre, spartiacque dell’Occidente, è impastato anche con questo.

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