L’unico vero alleato
Analisi di David Elber
Ancora una volta l’amministrazione Trump si è dimostrata l’unica vera alleata di Israele. La chirurgica azione militare condotta contro i siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan è solo l’ultimo – per ora – capitolo della stretta alleanza tra lo Stato ebraico e gli Stati Uniti. Nel momento del bisogno unicamente gli USA si sono dimostrati degli alleati con la A maiuscola, così come in passato hanno fatto con la Gran Bretagna e gli Stati del mondo libero. L’Europa per contro non ha mosso un dito in difesa di Israele, anzi le uniche azioni paventate e messe in pratica sono state: boicottaggi, revisioni degli accordi commerciali e sanzioni contro ministri e cittadini di Israele. Chi considera gli europei come alleati dello Stato ebraico non sa quello che dice. La UE è ostile a Israele che piaccia o no. Gli unici interessi che hanno in comune sono di natura commerciale, allo stesso modo con cui gli europei fanno traffici con le peggiori dittature del pianeta: Iran, Arabia Saudita, Qatar e Cina in attesa di ripristinare le relazioni con la Russia.
Già in passato Trump, durante la sua prima amministrazione, si era distinto per un forte appoggio politico a Israele. Tra i più importanti passi si possono ricordare: lo spostamento dell’ambasciata USA a Gerusalemme riconosciuta ufficialmente come capitale di Israele; ritiro americano dagli accordi sul nucleare (JCPOA) con l’Iran voluti dal presidente Obama; riconoscimento della sovranità israeliana sulle alture del Golan; riconoscimento della piena legittimità della presenza ebraica in Giudea e Samaria; fine dei finanziamenti americani all’AP e all’UNRWA in base alla legge americana Taylor Force act che impone la sospensione degli aiuti economici americani ad organizzazioni colluse con il terrorismo. Infine, la stipula degli accordi di Abramo
Ora, in appena sei mesi dall’insediamento della seconda amministrazione Trump, gli USA hanno ripristinato le forniture militari a Israele, precedentemente bloccate dall’amministrazione Biden; hanno bloccato i miliardi di dollari di aiuti che finivano nelle tasche dei terroristi tramite l’UNRWA e la miriade di ONG colluse con Hamas e l’Autorità Palestinese; hanno bloccato i finanziamenti federali alle università americane dove l’antisemitismo era diventato sistemico; hanno bloccato tutte le iniziative politico-diplomatiche all’ONU rivolte contro Israele; hanno sanzionato i giudici della Corte Penale Internazionale, di fatto mettendo questa Corte politica allo stesso livello di organizzazioni terroristiche o dedite al traffico di droga. Infine, per la prima volta, dalla fondazione dello Stato di Israele, sono scesi in campo militarmente al fianco dello Stato ebraico, nella guerra contro lo sponsor di tutto il terrorismo che ha causato l’eccidio del 7 ottobre: l’Iran.
Questo è stato un vero e proprio evento epocale: mai gli USA erano intervenuti militarmente a difesa dello Stato di Israele, per buona pace dei suoi detrattori. Quest’ultima azione avrà delle conseguenze enormi sia in Medio Oriente che in altri scacchieri nel mondo. Non si scatenerà la Terza guerra mondiale come tanti improvvisati analisti profetizzano, ma succederà l’esatto opposto perché gli USA hanno dimostrato di avere il coraggio di scendere in guerra a fianco dei veri alleati. Questa fondamentale decisione porterà, in Medio Oriente, al compattamento del mondo sunnita contro il suo avversario storico sciita (l’Iran e i suoi alleati) avendo una rinnovata e piena fiducia nell’alleato americano che, invece, dall’amministrazione Obama in avanti, si era dimostrato ondivago e inaffidabile. Per il resto del mondo è un chiaro messaggio agli avversari delle democrazie (Russia e Cina in primis), che gli USA sono disposti a difendere i suoi alleati anche militarmente. Sicuramente la Cina ci penserà bene prima di tentare l’avventura di aggredire Taiwan.
Ora, nei tre anni e mezzo che rimangono a Trump e alla sua amministrazione, si richiede un ultimo grande sforzo: lo smantellamento dell’ONU come lo conosciamo. Da decenni essa è diventata un’organizzazione corrotta, priva dei più elementari principi morali e manipolata da dittatori indecenti con la piena corresponsabilità dell’Europa e degli altri paesi occidentali. Un primo passo è stato compiuto quando l’UNRWA e la moltitudine di ONG colluse con i terroristi di Hamas sono state esautorate dal controllo degli aiuti umanitari a Gaza e dai miliardi di dollari che girano attorno ad essi. Se l’esperimento della GHF (Gaza Humanitarian Foundation) sopravvivrà agli attacchi politici, diplomatici e mediatici che i vari esponenti dell’ONU stanno portando avanti con furore, si può sperare un grande cambiamento in seno a questa organizzazione mondiale, altrimenti è auspicabile l’uscita degli USA dall’ONU e la sua inevitabile implosione e questo sarà l’alba di una nuova epoca.