Gaza: il paradiso perduto?
Commento di Michelle Mazel
Testata: Informazione Corretta
Data: 14/06/2025
Pagina: 1
Autore: Michelle Mazel
Titolo: Gaza: il paradiso perduto?

Gaza: il paradiso perduto?
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://www.dreuz.info/2025/06/gaza-le-paradis-perdu-315992.html

Gaza prima e dopo la guerra. Dilagano su Internet i video di influencer arabi (e non solo) che dipingono Gaza come un paradiso perduto, per incolpare Israele della sua distruzione. Ma anche prima della guerra Gaza era un inferno governato tirannicamente dai terroristi di Hamas.

I servizi di propaganda di Hamas, aiutati da alcuni “influencer” del mondo arabo - ma non solo - hanno messo in rete una serie di video incredibili, in cui le immagini della Striscia di Gaza devastata da oltre un anno e mezzo di guerra, vengono messe a confronto con quelle che dovrebbero rappresentare il paradiso in cui vivevano i gazawi prima delle atrocità commesse dai terroristi di Hamas il 7 ottobre – ops, scusate, prima della “brutale aggressione israeliana.”

Il contrasto è impressionante. Da un lato, distruzione e distese di rovine. Dall'altro, una città moderna, ampi viali asfaltati, edifici di lusso, supermercati ben forniti, spiagge di sabbia dorata sotto il sole. Hotel a cinque stelle. Potrebbero essere video falsi, creati da quell'intelligenza artificiale di cui tutti parlano? A quanto pare no. Secondo Wikipedia, tra i luoghi più noti c'era il “Blue Beach Resort”, un hotel di lusso inaugurato nell'estate del 2015. Disponeva di 162 camere in stile chalet, una piscina olimpionica e una spiaggia privata dove camerieri attenti erano a disposizione degli ospiti. La struttura si trovava in un parco paesaggistico nel cuore del quartiere dei divertimenti lungo Al-Rashid Street a Gaza City. Là c’erano “decine di località balneari nuove e moderne, con chalet e caffè.”  Altri quartieri ospitavano anche centri commerciali di lusso, condomini e locali di intrattenimento. Secondo un articolo pubblicato il 23 agosto 2023, un mese e mezzo prima del 7 ottobre, “Accanto ai campi di addestramento di Hamas e ai quartieri bombardati, esiste una realtà parallela in cui la classe media palestinese è corteggiata da massaggiatori, ci sono corsi di spinning e resort privati ​​sulla spiaggia.”

Le immagini dei media trasmesse dalla Striscia di Gaza si concentrano giustamente su quello che sta succedendo. Ma  sulle macerie della devastante guerra dell'estate scorsa stanno sorgendo una manciata di nuove concessionarie di auto di lusso, delle boutique che vendono jeans firmati e, presto un ristorante alla moda del centro - città, il “Sushi Nights.” Questa è la Gaza fuori dall’inquadratura del fotografo di guerra, dove piccole famiglie della classe media, tenaci e ambiziose, spenderanno 140 dollari in una villetta fronte mare con generatore per regalare ai figli un soggiorno di 20 ore con piscina e palme. Poi ci sono ancora dei personal trainer, le bistecche a cottura-media, le lauree in legge e degli stipendi dignitosi. Aspetta, potresti chiedere. La stampa dell'epoca non parlò forse delle devastazioni di un blocco spietato? Le Nazioni Unite non definirono Gaza una “prigione a cielo aperto”, e alcuni non esitarono a parlare di un campo di concentramento? E come si può conciliare questa nostalgia per un paradiso perduto con la decisione dei leader di Hamas, presa su istigazione del loro protettore, l'Iran, e d'accordo con Hezbollah libanese, di innescare un nuovo scontro con lo Stato ebraico?

  
Michelle Mazel

takinut3@gmail.com