Iran: Meloni e Tajani sbagliano
Cronaca di Fausto Carioti
Testata: Libero
Data: 14/06/2025
Pagina: 4
Autore: Fausto Carioti
Titolo: Meloni sente Trump e Bibi. Diplomazia al lavoro per bloccare l’escalation

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 14/06/2025, a pag. 4 l'analisi di Fausto Carioti dal titolo “Meloni sente Trump e Bibi. Diplomazia al lavoro per bloccare l’escalation”.


Fausto Carioti

Governo italiano colto di sorpresa dall'attacco israeliano in Iran. Poi, colti sul fatto compiuto, la premier Giorgia Meloni e il ministro degli esteri Antonio Tajani, iniziano subito a pensare a "come evitare l'escalation", cercando di fermare Israele. Non va bene. Questa è una guerra di sopravvivenza che Israele sta combattendo anche per noi. Bisogna sostenere Israele, perché vinca. Non "fermare l'escalation". Meloni, non lasciarti influenzare da Tajani!

A Roma non se lo aspettavano così presto. «Si sapeva che ci sarebbe stato un attacco, ma ritenevo che Israele avrebbe dato un’altra possibilità ai colloqui Iran-Usa», ha spiegato Antonio Tajani. Aggiungendo che «solo gli Stati Uniti sono stati informati». Il ministro degli Esteri lo ripeterà stamattina, davanti alle commissioni di Senato e Camera. È così ovunque in Europa: la macchina diplomatica non ha potuto fare altro che prendere atto dell’operazione israeliana, e mettersi al lavoro per impedire che l’escalation vada avanti.
La prima mossa di Giorgia Meloni, ieri mattina, è stata convocare una riunione in videoconferenza con i ministri coinvolti e i vertici dell’intelligence, per fare il punto sulla sicurezza e alzare il livello di sorveglianza nei luoghi-simbolo di Israele e degli ebrei italiani. C’è il problema dei nostri connazionali in Iran: gli aeroporti iraniani sono chiusi e l’obiettivo della Farnesina è facilitare, appena possibile, la partenza di coloro che vogliono rientrare. Nessuno degli italiani nella zona, comunque, pare aver corso pericoli in seguito all’attacco israeliano, e questo vale pure per i nostri militari in Iraq e nel Golfo.
Sul fronte internazionale, l’imperativo della premier è lo stesso degli altri leader europei: «de-escalation immediata». Alla riunione di governo erano presenti, oltre a Meloni e Tajani, il vicepremier Salvini, i ministri Piantedosi, Crosetto e Giorgetti, i sottosegretari Mantovano e Fazzolari e i vertici dei servizi. Dopo aver stabilito come proteggere i nostri connazionali, la riunione è proseguita con il riassunto dei rapporti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che giovedì, per la prima volta in quasi vent’anni, ha dichiarato l’Iran responsabile di aver violato gli obblighi prescritti nel “Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari”. Per il governo israeliano, è stato il segnale che era necessario colpire; per Meloni e i suoi ministri, raccontano da palazzo Chigi, il comportamento di Teheran è stato motivo di forte «preoccupazione». La buona notizia è che la stessa Aiea non ha registrato fughe di radioattività dagli impianti iraniani.
L’obiettivo, ora, è impedire che Israele colpisca ancora e costringere l’Iran a sedersi di nuovo al tavolo. Intanto il coordinamento dei ministri che si sono riuniti ieri è convocato in forma permanente, per monitorare la situazione e poter prendere le «misure necessarie» appena qualcosa dovesse cambiare. E il governo si è messo al lavoro con «tutti i partner» internazionali, non solo occidentali.
I primi leader con cui la premier si è confrontata, nel tentativo di fissare le linee per una risposta coordinata, sono il presidente americano Donald Trump, la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen e il cancelliere tedesco Friedrich Merz. A quanto si è appreso, la strada scelta passa per un’azione congiunta nei confronti del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu: contattarlo singolarmente, facendo ognuno pressione affinché l’attacco all’Iran si fermi qui. La soluzione diplomatica resta l’obiettivo prioritario e lo strumento ritenuto migliore sono sempre i negoziati tra Stati Uniti e Iran, già ospitati due volte a Roma.
La stessa Meloni, in serata, ha avuto una conversazione con Netanyahu: gli ha detto che anche l’Italia ritiene necessario assicurare che l’Iran non possa in alcun caso dotarsi dell’arma nucleare, e ha ribadito che è urgente garantire l’accesso dell’assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza.
L’altra metà del difficile lavoro consiste nell’impedire che il regime degli ayatollah scateni su Israele una ritorsione che spinga Netanyahu a un’azione più massiccia.
Per questo è fondamentale la mediazione dei Paesi mediorientali, e tra questi i governi e le diplomazie di Qatar e Turchia sono quelli che hanno le relazioni migliori con gli iraniani. Ieri Meloni si è consultata con un lungo elenco di leader della regione: il principe ereditario e primo ministro dell’Arabia Saudita, Mohamed bin Salman Al Saud, re Abdallah II di Giordania, il sultano dell’Oman, Haytham bin Tariq Al Said, e il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan. Il sultano omanita, in particolare, vanta buoni rapporti con i capi del regime di Teheran. Tajani, intanto, ha parlato col suo omologo iraniano, Abbas Araghchi, con un approccio molto realistico: «Gli ho chiesto di avere reazioni proporzionate, per evitare un’escalation».
Stamattina la premier parte per il Canada, domani inizierà il vertice G7. Lì le priorità dei colloqui dovevano essere altre, ma il programma è stato stravolto dagli eventi e lo stop all’escalation in Medio Oriente sarà, inevitabilmente, l’argomento principale. Con gli occhi del mondo addosso, Trump e gli altri sono chiamati a prendere un’iniziativa che raffreddi la situazione.

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