La nave dei folli
Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio
Data: 10/06/2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: La nave dei folli

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 10/06/2025, a pagina 1/IV, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo: "La nave dei folli".

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Giulio Meotti
Flotilla Gaza, rimpatrio dall'aeroporto di Tel Aviv per gli attivisti  filopalestinesi | Euronews
La nave dei pro-Pal ha concluso la sua corsa: la fine dello show, come titola Bild, uno spettacolo che dimostra quanto siano lontani dalla realtà della guerra. Questo caso riporta alla memoria la vicenda di Vittorio Arrigoni, l’attivista pro-Palestina ucciso dai jihadisti a Gaza. Ma questa volta, è stato l’esercito israeliano a salvare l’equipaggio della sciagurata nave

Roma. Gli attivisti e Greta Thunberg non parlano mai della sorte degli ostaggi israeliani trattenuti nei tunnel di Hamas a Gaza da oltre seicento giorni. Dopotutto, alcuni di loro sostengono i terroristi. E ora sono Greta e gli altri a definirsi “ostaggi” con la fabbrica dei social in alto mare in piena attività. Greta e i suoi colleghi della barca Madleen hanno caricato video preregistrati, tutti con lo stesso messaggio: “Se vedete questo video, significa che siamo stati rapiti…”. Da chi? Da Israele, ovvio. “Equipaggio rapito”, titola la Repubblica nel mostrare il video in cui Greta spiega che lei e gli altri della nave sono presi dalle “forze di occupazione israeliane”.

Israele ha portato al porto di Ashdod “lo yacht dei selfie delle celebrità”, come lo ha definito ieri Gerusalemme. “Die Show ist vorbei!”, titola la Bild, lo spettacolo è finito, che racconta chi c’era davvero a bordo della nave dei folli.

Se fosse vivo anche Vittorio Arrigoni, attivista dell’International Solidarity Movement, sarebbe a bordo con Greta. Peccato che Arrigoni sia stato rapito, seviziato, strangolato e ucciso: a Gaza, ma non dagli israeliani, dai fanatici di Gaza. La morte del pacifista italiano fu la prima di uno straniero a Gaza da quando il movimento islamico prese il potere nel 2007 con la violenza ai danni dell’Autorità palestinese.

A bordo della nave di Greta per Gaza c’è anche Huwaida Arraf, fondatrice dell’International Solidarity Movement. Per evitare che Hamas prendesse altri ostaggi o uccidesse altri Arrigoni, Israele ha fermato la nave di Greta di fronte alle acque di Gaza.

Finisce così, con gli attivisti che devono vedere il famoso video del 7 ottobre di 46 minuti, la galleria degli orrori di Hamas, la crociata marittima di chi voleva rompere l’assedio di Gaza. Omar Faiad, giornalista dell’emittente qatariota al Jazeera, pochi giorni dopo il massacro del 7 ottobre ha equiparato i soldati israeliani ai nazisti. La parlamentare europea Rima Hassan ha incolpato Israele della morte di Shiri Bibas e dei suoi due figli piccoli, Kfir e Ariel, sostenendo falsamente che fossero stati uccisi in attacchi aerei israeliani.

Il Corriere della Sera riportava ieri una frase di Yasemin Acar come se fosse un’autorità: “Non possiamo salvare due milioni di persone stremate, ma non possiamo nemmenoaccettare quell’inferno”. La tedesca Bild riporta che Acar, veterana attivista berlinese, ha espresso il suo odio per Israele e per le autorità tedesche. Durante l’attacco missilistico iraniano contro Israele, Acar ha pubblicato unvideo che la mostrava mentre ballava allegramente 

nella sua cucina. Durante una protesta, è stata filmata mentre modificava un cartello da “Distruggiamo Hamas” a “Distruggiamo il sionismo”.

Thiago Avila, anche lui a bordo con Greta, è l’esempio più estremo del programma di fondo della flotilla. A febbraio, ha partecipato al funerale del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah in Libano, definendo la sua presenza “un grande onore”. Ha chiamato Nasrallah un “santo martirizzato e un leader amato che ha ispirato persone in tutto il mondo e una figura storica nella lotta anticoloniale”.

Ieri il Telegraph ha rivelato che fra le organizzazioni della flotilla per Gaza ci sarebbe anche quella di Zaher Birawi, di cui il giornale inglese ha pubblicato una foto accanto al leader di Hamas, Ismail Haniyeh.

Il giorno prima che Greta e gli altri venissero fermati davanti a Gaza, Hamas prendeva un palestinese accusato di rubare il cibo che i terroristi sequestrano per poi gridare alla “carestia” e lo ha ucciso davanti a centinaia di persone. Perché alla realtà non importa degli hashtag. E nemmeno a Hamas. Così si scopre che anche Mahmoud Zabar Tafesh Bassal, il citatissimo “portavoce della Protezione civile nella Striscia di Gaza” che sin dall’inizio della guerra ha rilasciato centinaia di dichiarazioni ai media internazionali, è un alto ufficiale del gruppo terroristico.

Gli europei della nave Madleen ora possono tornare a casa a sostenere l’Intifada e cantare “Sinwar non lasceremo che tu muoia” nelle nostre strade. Yahya o Mohammed non importa, né importa che il secondo si nascondesse sotto l’Ospedale europeo di Gaza.

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