Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - la traduzione dell'articoli del Times of Israel dal titolo "“Se mio fratello fosse gay lo ucciderei”. L’ha detto un “combattente per la libertà” di Hamas a Emily Damari quando era tenuta in ostaggio a Gaza".
In un’intervista trasmessa sabato, l’ex ostaggio israeliana Emily Damari ha raccontato d’aver avuto una volta uno alterco fisico con un sequestratore di Hamas che aveva malamente spintonato un’altra ostaggio.
“Mi è scattato qualcosa nella testa. Ho iniziato a parlare in ebraico, non in arabo: ‘Cosa stai facendo?’, e l’ho spintonato indietro – ha detto Damari a Canale 12 – Lui mi ha afferrato per un braccio e io gliel’ho spinto via, finché altri non ci hanno separato”.
“Potevano spararmi? Bene, allora morirò e non sarò più in cattività, tante grazie – continua il racconto – Gran brutta cosa per la mia famiglia, per i miei amici, ma almeno sarei uscita da quell’incubo”.
Pare che Emily Damari abbia dato molto sui nervi ai suoi rapitori. “Chiedevo loro tutto: come costruivano i tunnel, quanti soldi ci guadagnavano; finché non ne hanno avuto abbastanza” racconta Damari, aggiungendo che i rapitori l’avevano soprannominata Fuduli, che in arabo significa “curiosa”. Altri soprannomi erano Mogli, Tarzan e Shajaa, che in arabo significa “coraggiosa”.
Ricorda anche d’aver tenuto nascosto ai suoi rapitori il fatto di essere gay.
“Non possono concepire una cosa del genere, la considerano una cosa malata – spiega Damari – Una volta abbiamo chiesto a uno di loro: ‘E se tuo fratello fosse gay’? Lui ha risposto senza esitare: ‘Lo ucciderei’. Ucciderlo? Ma cosa dici? Il tuo amato fratello? E lui: ‘Lo ucciderei, chi se ne importa?’.”
Parlando a Canale 12, Damari ha raccontato “i due dei momenti più pazzeschi della mia vita”.
Il primo, vedere sua madre alla televisione israeliana nove mesi dopo l’inizio della sua prigionia: ed era la prima volta in cui Damari veniva a sapere che sua madre era sopravvissuta al massacro di Hamas del 7 ottobre 2023.
E poi quando la Croce Rossa è venuta a portarla via da Gaza a gennaio, nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco, allora all’inizio.
Damari venne rapita dalla sua casa nel kibbutz Kfar Aza quando migliaia di terroristi e civili palestinesi capeggiati da Hamas assaltarono il sud di Israele compiendo inenarrabili atrocità e prendendo in ostaggio 251 persone di ogni età e condizione.
I terroristi che fecero irruzione sparando nell’abitazione di Damari uccisero il suo cane e la ferirono alla mano sinistra, facendole perdere due dita.
Venne portata via nella sua stessa auto insieme al suo vicino e amico fraterno Ziv Berman, che è tuttora nelle mani dei terroristi insieme al fratello gemello Gali.
L’ex ostaggio Romi Gonen, che ha trascorso gli ultimi 14 mesi di prigionia con Damari ed è stata rilasciata insieme a lei, dice che il “superpotere” di Damari era “il suo cuore d’oro, che Dio la benedica”.
“Mi metteva sempre davanti a se stessa, anche con il cibo – ricorda Gonen – Era così quando eravamo cinque ragazze e quando eravamo undici persone: Emily mangiava sempre il meno possibile, in modo che tutti avessero abbastanza cibo”.
(Da: Times of Israel, 2.6.25)
Per inviare a israele.net la propria opinione, cliccare sull'indirizzo sottostante
http://www.israele.net/scrivi-alla-redazione.htm