Non ci salveremo la pelle stringendo patti col terrorismo
Newsletter di Giulio Meotti
Testata: Newsletter di Giulio Meotti
Data: 30/05/2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: Non ci salveremo la pelle stringendo patti col terrorismo

Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Non ci salveremo la pelle stringendo patti col terrorismo". 


Giulio Meotti

Nel 2005, la Svezia, con il candore tipico delle società un po’ stupide e troppo sicure delle proprie virtù, realizzò un documentario intitolato “Utan gränser – en film om idrott och integration” (Senza frontiere – Un film sullo sport e l'integrazione). Il film voleva mostrare come, attraverso lo sport, i ragazzi provenienti dall’immigrazione potessero integrarsi armoniosamente nella società europea. Celebrava la pace sociale attraverso l'inclusione e il welfare, l'ideale svedese di un multiculturalismo pacifico, de-ideologizzato, quasi tecnico.

Sullo schermo: due ragazzi di Rosengård (“Giardini delle rose”), un quartiere operaio “multiculturale” di Malmö, giocano a calcio, ridono e parlano uno svedese impeccabile. Tra loro c'è Osama Krayem, nato nel 1992 in Svezia da una famiglia di palestinesi. Sia per i registi che per le autorità, è un simbolo promettente: integrato, radicato, come una Svezia generosa e inclusiva, unita attorno al gioco del calcio.

Qualcuno ora ricorderà Muath al-Kasasbeh, il pilota giordano che l’Isis mise a morte. Lo chiuse in gabbia, cosparse di benzina e diede alle fiamme, vivo. E poi ne diffuse il video, di ben 22 minuti e 34 secondi.

La procura svedese ha appena incriminato l’uomo responsabile di quel rogo. Si tratta di Osama Krayem, che costrinse il pilota a entrare nella gabbia.

Krayem è nato a Rosengard, il quartiere di Malmö dove è nato Zlatan Ibrahimovic, che di bello ha soltanto il nome (“il giardino delle rose”) e dove la nuova stazione di polizia è stata fortificata. Il vecchio edificio era stato crivellato in una sparatoria. La scuola principale di Rosengard, che ha alunni di 200 etnie, è stata chiusa a causa della tensione sociale. Tramite il comune, Krayem ottenne poi un lavoro nell'amministrazione.

La storia allucinante farà molto meno clamore mediatico del rifugiato svedese che ha bruciato il Corano e ucciso dagli islamisti durante la diretta social.

Rosengard è il migliore esempio delle possibilità di instaurare, con la collaborazione attiva dei movimenti della sinistra radicale “Free Palestine” (utili strumenti che al momento opportuno verranno spazzati via), vere e proprie enclave islamiche in Europa. Qui le istituzioni svedesi non hanno più giurisdizione (tranne quella di far circolare i mezzi pubblici e di erogare sussidi di vario tipo agli immigrati che vi abitano, come a Krayem), al punto che anche le forze dell’ordine hanno, implicitamente, ammesso la loro impotenza dinanzi al dilagare di ogni tipo di reati contro le persone e contro il patrimonio.

I poliziotti sono diventati il bersaglio preferito di Intifade istantanee: sassaiole e molotov sulle auto di pattuglia che tornano ammaccate, come se avessero attraversato un campo palestinese con le insegne dell’esercito di Israele. In Europa, non a Gaza o a Ramallah.

Malmö è la città più colpita dall’epidemia di violenza gangsteristica e 30 delle 100 esplosioni che hanno interessato la Svezia in un anno hanno avuto luogo proprio a Malmö.

Uppsala: tre persone sono appena state uccise in pieno giorno. Poche ore dopo viene arrestato il killer: sedici anni. Stanno reclutando tra i minori, i nuovi “baby soldato” dell’integrazione fallita. Una donna era già stata uccisa a Uppsala da una bomba mentre dormiva nella sua abitazione in un pacifico quartiere a nord della città: la bomba era per il suo vicino. E così un’affascinante e pacifica città studentesca europea, Uppsala, è stata trasformata in una zona di guerra.

Per dirla con la giornalista svedese Paulina Neuding, “questa situazione è stata tollerata per un decennio, mentre la classe politica e intellettuale parlava di ogni genere di belle cose. In nessun paese occidentale la popolazione è stata esposta a qualcosa di simile. È disgustoso”.

Il Telegraph racconta la fine del “sogno multiculturale svedese”. E questa sì che varrebbe un film.

“Abbiamo così tanti bambini soldato che nessuno riesce più a contarli”, sospira Diamant Salihu, giornalista investigativa di SVT, la risposta svedese alla BBC. “Ci sono bambini di appena 13 anni che vengono arrestati. Il numero di vittime sul suo territorio, tuttavia, è di gran lunga superiore a quello di qualsiasi romanzo di Stieg Larsson”.

La Svezia ha assistito a enormi cambiamenti demografici negli ultimi 25 anni, e questo si riflette non solo nella composizione demografica, ma anche in quella religiosa. Mentre le chiese continuano a chiudere, il paese è passato da 7 moschee nel 2000 a 300 moschee nel 2025.

Svezia: 7 moschee nel 200, 300 moschee nel 2025

Malmö fu una delle prime città cristiane in quella che allora era la Danimarca. Ora è la prima città musulmana in Svezia.

Un terzo della popolazione di Malmö è nata all’estero e ci sono 169 nazionalità. Metà della popolazione ha sotto i 35 anni e sempre la metà è ormai islamica. La piccola comunità ebraica di Malmö, appena 500 anime rispetto a 500.000 musulmani, scomparirà entro il 2029.

A Malmö, la ventenne cantante israeliana dell'Eurovision, Eden Golan, è stata prigioniera nella sua stanza d'albergo e ha avuto bisogno di un elicottero della polizia e di oltre cento agenti per arrivare sana e salva al luogo della gara.

“Sarebbe bello se potessi vedere Malmö come una città tranquilla dove tutti possono sentirsi al sicuro e seguire i propri sogni, ma non è così”, ha detto all’Expressen Jonathan Conricus, cresciuto a Malmö prima di diventare il rappresentante di Israele presso le Nazioni Unite. “Dove sono gli ebrei di Malmö? Non ci sono quasi più qui”.

Ma anche i cristiani sono aggrediti al grido di “Takbir – Allahu akbar”. E i cristiani pro Israele hanno paura di esporsi. Lo spiega Robin Lundgren, un pastore cristiano e sostenitore di Israele: “Persino nelle chiese cristiane, le persone hanno paura di parlare apertamente. Assorbono ciò che dicono i media e rimangono in silenzio. Ma come cristiani, amiamo il popolo ebraico e Israele. Abbiamo bisogno di dirlo più forte”.

In Europa abbiamo accolto milioni di islamici e molti palestinesi, che beneficiano da tempo di politiche sociali generose, accesso all'istruzione e un ambiente politico favorevole. Ma hanno trasformato molte città, un tempo simbolo di tolleranza e diversità, in un cocktail esplosivo. Malmö incarna oggi l'inferno di un modello di integrazione che, negando costantemente le differenze culturali, ha permesso a una contro-società islamica all'interno della società europea di svilupparsi.

Come ha detto alla Conferenza di Monaco la dissidente iraniana Masih Alinejad, “censurare la verità sull'ideologia islamista non renderà l'Europa più sicura. Un giorno, vi renderete conto che i vostri figli sono diventati i soldati di Hamas, Hezbollah e del regime islamico. Mettere a tacere le voci in nome della correttezza politica o dell'islamofobia non fermerà il terrorismo, lo rafforzerà soltanto”.

Anche il numero due di Al Qaeda in Iraq, Mohammed Moumou, era il perfetto cittadino svedese. Lo chiamavano “al Skani”, dalla contea meridionale svedese. Moumou si è fatto saltare in aria di fronte a tre bambini a Mosul, in Iraq. Proprietario di una azienda di import- export, sposato a una svedese doc convertita all’Islam, padre di sei bambini, Moumou era leader del centro islamico di Brandbergen, il più grande dell’area di Stoccolma.

Bisogna leggere La puttana del Califfato, il libro uscito in Francia per Grasset su una cristiana. Marie ha i capelli biondi e gli occhi verdi. Nell'agosto 2014, si prepara per il ritorno a scuola come insegnante di inglese al liceo di Qaraqosh, la più grande città cristiana dell'Iraq. Quando arriva l’Isis, Marie si unisce alla fiumana dei perseguitati: morte e fuga per gli uomini, schiavitù sessuale per le donne catturate. I suoi carcerieri la regalano a un imam, Hajj Abu Ahmed al-Sharia. Un vecchio che si imbottisce di viagra per impossessarsi della sua “sabiya”, schiava. Il vecchio insegna la sharia ai bambini che ripetono in fila per ore il canto della morte: “Oh Allah, uccidi tutti i cristiani!”. Marie passerà da un padrone all’altro: “Abu Zahra dalla gamba mozzata; Abu Ibrahim senza un braccio; Abu Qathan, che se non fossi stata più docile mi avrebbe venduta agli africani”. E gli europei. “Il tedesco”, come si fa chiamare, e “il francese”, che viene da Lunéville.

Gli assassini di Charlie Hebdo, i fratelli Kouachi, hanno vissuto nel centro educativo di Monédières, che fa parte della Fondazione Claude Pompidou (intitolata alla moglie dell'ex presidente). Le attività erano molte: disegno, lavori manuali e vacanze sulla neve a Châtel (Alta Savoia) in inverno e a La Grande-Motte (Hérault) in estate.

Ce l’avevano messa tutta i francesi per integrarli, vacanze comprese. Ma niente.

Il percorso di Krayem e dei Kouachi e di Moumou e del “tedesco” e di altre migliaia come loro è ancora più inquietante se si considera che sembra aver soddisfatto tutti i requisiti per un'integrazione di successo: conoscenza della lingua, istruzione, sport, visibilità mediatica, riconoscimento politico... ma per alcuni, niente sembra mai essere abbastanza.

Consiglio a chiunque di fare la passeggiata al tramonto dal centro di Malmö a Rosengard, mentre le bionde si diradano e gli uomini barbuti si moltiplicano. È il futuro dell'Europa che cammina verso di voi.

Se si guarda bene, Rosengard diventa lo specchio anamorfico nel quale tutti noi possiamo guardare la distopia del futuro, l’incubo in cui molte aree continentali stanno precipitando, in un crescendo esponenziale che con il passare del tempo assumerà velocità strabilianti. Se infatti l’espansione islamica ha impiegato trent’anni per conquistare Rosengard, ora ne basteranno pochissimi per diffondersi in zone assai più vaste.

E Greta Thunberg con la sua nuova kefiah made in China simboleggia l'evoluzione della più grande storia dei nostri tempi: il numero sempre minore di giovani europei si sta assimilando all’Europa in cammino.

Pagheremo cara la nostra resa al terrorismo islamico. Pagheremo carissima la decisione di dare un salvacondotto a chi a Gaza tiene in gabbia gli ostaggi e ha bruciato vive donne e bambini.

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