Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/05/2025, a pag. 1 con il titolo "Abusi al 1° maggio. La sinistra tace l’evidenza" l'editoriale di Mario Sechi.
Mario Sechi
Le sinistre non sono tutte uguali, ma si somigliano nella strategia che usano di fronte ai problemi che contraddicono i loro programmi, mostrano il vero volto delle loro pericolose utopie. Passo al fatto.
Ieri i sindacati si sono accorti che al Concertone del 1° maggio in piazza San Giovanni a Roma tre giovani tunisini hanno molestato delle ragazze e ora sono in attesa di essere espulsi dall’Italia. Quel che è notevole nel comunicato di Cgil, Cisl e Uil (che va ricordato sono gli organizzatori dell’evento) è la tecnica di sparizione del problema e apparizione di un capro espiatorio. Vediamo come.
Il problema sparito. I sindacati hanno taciuto l’origine dei molestatori, ma il fatto che siano nordafricani non è irrilevante, è un elemento di cronaca che va inserito in una serie di episodi di violenza contro le donne, come quello del Capodanno in Piazza Duomo a Milano. Il ciclostile della sinistra è magico: i tre nordafricani accusati dell’assalto sessuale durante il Concertone sono spariti.
Il capro espiatorio. Con un colpo di penna, sul banco degli imputati è finito il governo Meloni, mettendo in forno un polpettone sociologico che parla di «investimento culturale», insegnamento dell’«affettività nelle scuole», «cultura patriarcale che oggettivizza il corpo femminile» e dunque, «alle istituzioni» i sindacati chiedono «impegni concreti».
Espressa la rituale condanna, i fatti evaporano, le impronte digitali svaniscono, le responsabilità si ribaltano. Accade tutti i giorni, l’immigrazione è uno dei totem e tabù del nostro tempo, la sinistra delle frontiere sempre aperte non può sconfessare se stessa. E può contare sulla complicità degli intellettuali, quelli che hanno sostenuto la linea sui giornali e in tv. D’altronde, i gazzettieri non possono cambiare idea né d’un tratto apparire intelligenti. In questi giorni, sono già sdraiati con il cocktail in mano, mentre parlano della dittatura meloniana. Negare sempre, compagni.
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