Il matrimonio misto non s'ha da fare?
Per l'Unità Israele è razzista
Testata:
Data: 01/08/2003
Pagina: 9
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Coppie miste: Israele nega cittadinanza ai palestinesi
Una legge razzista: Israele infrange per l’ennesima volta gli elementari diritti umani dei palestinesi.
I coniugi di coppia mista infatti


Da oggi saranno posti davanti ad una drammatica scelta: emigrare o separarsi.
L’oggetto dell'infuocata polemica è l’emendamento alla legge sulla cittadinanza, approvato ieri dallo Knesset in terza e definitiva a lettura, che negherà alle coppie miste, nelle quali uno dei membri della Cisgiordania o di Gaza, il diritto alla residenza o alla nazionalità israeliana.
In verità il parlamento israeliano ha approvato un emendamento sulla cittadinanza israeliana che abolisce per gli arabi palestinesi la concessione automatica della cittadinanza e del diritto di residenza in Israele in seguito a matrimonio con un cittadino israeliano.
Il provvedimento dunque è molto meno categorico e severo di quanto il nostro giornalista lo voglia presentare

Per effetto di questa modifica legislativa le coppie miste si ritroveranno nella drammatica situazione di dover scegliere tra la separazione e l’abbandono del Paese.


Falso. L’emendamento prevede che spetterà al ministro dell'Interno concedere la cittadinanza e lo fara' se si tratterà di arabi che si identificano con lo stato israeliano, che dimostrano di contribuire positivamente alla vita economica dello stato e non rappresentano una minaccia per la sicurezza dello stato di Israele e dei suoi cittadini.
Leggi dallo spirito simile del resto regolano l’acquisizione della cittadinanza anche in altri Paesi che il nostro giornalista certo non potrebbe definire "razzisti": la nostra stessa Italia, ad esempio.

De Giovannangeli poi si cimenta a raccogliere tutte le indignate proteste fatte contro l’emendamento da parte della sinistra israeliana, filopalestinese, ma non si preoccupa di analizzare più profondamente le ragioni di tale disposizione di legge.

Illustriamo dunque noi qualche motivazione:
- Soprattutto durante gli ultimi due anni, gli attentati suicidi sono stati perpetrati da arabi palestinesi che avevano acquisito la cittadinanza israeliana automaticamente per via matrimoniale.
- negli ultimi dieci anni, 146 mila palestinesi si sono sposati con arabi israeliani, realizzando così indirettamente il famigerato (e falso) "diritto al ritorno". La crescita demografica araba (assai più veloce di quella ebraica) è poi allarmante per chi, a diritto, auspica il mantenimento del carattere ebraico dello Stato di Israele.

Ed inoltre, il nostro giornalista sostiene che Israele nega i diritti umani: ciò ci dovrebbe far supporre dunque, per analogia, che invece i territori ad amministrazione palestinese siano un esempio di democrazia e civiltà?
Difficile da sostenere questo anche perchè i tanto vessati arabi israeliani godono di diritti che gli arabi palestinesi nemmeno si sognano: diritto al voto, diritto alla rappresentanza, libertà di opinione, libertà di stampa...
Per non parlare delle donne arabe israeliane, queste non solo godono del diritto al voto ma godono anche della tutela e della protezione della legge israeliana, non è di tanto tempo fa la notizia di una donna araba letteralmente abbandonata in mezzo ad una strada dal suo autoritario marito la quale ha potuto, grazie ad un tribunale israeliano e alla legge israeliana, reclamare i propri diritti di madre e moglie.
Senza contare inoltre che lo Stato di Israele si occupa dei suoi cittadini arabi anche a costo di portare pericolosamente al collasso la propria già precaria economia: De Giovannangeli forse sa quanto lo stato "razzista" spenda annualmente in ciò che potremmo definire assegni familiari concessi ad ognuno dei numerosissimi figli di coppie arabe?
Come sempre ricordiamo inoltre che Israele è un paese in guerra, cioè vive un momento delicato e pericoloso. Non è strano dunque che si possano attuare provvedimenti aspri (anche se mai razzisti!) per salvaguardare la propria sicurezza contro una minaccia costante e terribile. La volontà di Israele tuttavia è sempre quella di guardare ad un futuro di pace ... infatti il tanto criticato emendamento è espressamente "temporaneo" ed altrettanto espressamente ci si ripropone di ridiscuterlo quando finalmente la follia di questa guerra avrà fine.

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