De Giovannangeli, ostinatamente fazioso
Come il giornale sul quale scrive
Testata:
Data: 28/07/2003
Pagina: 10
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Il biglietto da visita di Sharon negli USA
La tesi di fondo di questo articolo è che se Sharon ha approvato il rilascio di ben 530 detenuti palestinesi e lo smantellamento del chekpoint tra Betlemme ed Hebron è solamente perchè vuole farsi bello agli occhi dell’amministrazione statunitense nel quadro dell’imminente incontro tra il premier israeliano e il presidente americano George Bush.
Ariel sharon aveva promesso a George W. Bush di anticipare il loro incontro di domani alla Casa Bianca con alcune,importanti aperture ai palestinesi.
Sulla strada della Casa Bianca e con in tasca queste misure già adottate o preannunciate, Sharon conta di controbilanciare le pressioni che- nel suo primo colloquio di venerdì con Bush- il premier palestinese Abu Mazen ha sollecitato dagli Usa perchè inducano Israele a maggiori concessioni.
Nessuna fiducia per Israele, secondo il nostro giornalista. Se concessioni vengono fatte (le quali comunque sono sempre irrisorie rispetto a ciò che veramente si dovrebbe concedere) vengono fatte solo per calcolo politico, per mantenere salda l’ amicizia eccellente con gli Usa.
Soffermiamoci comunque sul modo in cui De Giovannangeli illustra quelle che, ad un occhio non fazioso come il suo, paiono senza ombra di dubbio fondamentali e significative concessioni da parte di Israele.
La pace può anche prendere le sembianze di quelle tre ruspe (una israeliana e due palestinesi) che in una torrida mattina d’estate rimuovono i blocchi di cemento che impedivano il libero passaggio degli automezzi. Quelle ruspe hanno smantellato il chek-point di Surda
Bisogna certo sottolinearlo che quella israeliana è una sola, desolata ruspa mentre quelle palestinesi sono ben due. Lungi dal sottolineare invece che è un segnale importante vedere le ruspe di due popoli purtroppo ostili lavorare insieme nell’abbattimento di ciò che è stato una manifestazione triste ma necessaria del bisogno disperato di Israele di difendersi dai micidiali attacchi suicidi palestinesi.
Dove tutti i giorni centomila palestinesi erano costretti a mettersi in coda per passare a piedi ed accedere a Ramallah
Simili misure per Israele sono una necessità inderogabile. Sono misure che sono costate fiumi di denaro (che il governo israeliano certo avrebbe preferito investire nello sviluppo del proprio paese) e di vite (innumerevoli giovanissimi soldati di leva che vi hanno perso la vita) ma che se sono state adottate è stato per impedire disperatamente che dei kamikaze accecati dall’odio e dalla propaganda si facessero esplodere tra gli inermi civili israeliani. Che questi chek.point abbiano reso la vita difficile ai palestinesi, non vi sono dubbi, e tutti sperano che un giorno ciò possa finire ma De Giovannangeli non ha idea (o non gli interessa) di quando sia stata e sia tuttora dura la vita per un israeliano.
Il premier israeliano partito ieri sera per Washington, si è fatto precedere dall’annuncio del rilascio di 210 integralisti
Terroristi
Che ha deciso di includere nel primo gruppo di 530 prigionieri palestinesi
Detenuti palestinesi
su oltre seimila
premesso che ci riserviamo dei dubbi sull’effettiva veridicità di questo numero fornito dal giornalista (perchè si sa che anche i cosiddetti profughi palestinesi sono 4 milioni poi 5 milioni poi 6 milioni... quando invece si tratta di poche migliaia), ci chiediamo perchè il giornalista debba minimizzare quella che si annuncia come un assai significativo gesto di pace da parte di Israele. Questi 530 detenuti, anche se non si sono macchiati direttamente di spargimento di sangue israeliano (poiché per quel tipo di terroristi si spera che non vi sia possibilità alcuna di rilascio) sono comunque pericolosi criminali: non è significativo che Israele nonostante tutto, nonostante il dolore dei suoi cittadini che hanno subito l'attacco di simili persone, decida di rilasciarli?
Evidentemente no, per De Giovannangeli.
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