Detenuti, non prigionieri
ma De Giovannangeli non sa la differenza
Testata:
Data: 21/07/2003
Pagina: 9
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Prime scintille tra Sharon e Abu mazen
Quarto incontro tra Sharon e Abu Mazen. De Giovannangeli da i voti: Abu Mazen si merita un bel 10 perchè si è impegnato al massimo cercando anche di venire incontro al nemico, Sharon invece si merita un bel 3 poichè la sua politica è ancora ambigua ed intransigente
L’incontro che il premier Ariel Sharon ha avuto ieri a Gerusalemme con il suo omologo palestinese si è svolto in un "clima cordiale", secondo un comunicato dell’ufficio del primo ministro israeliano: è stato invece "teso e a tratti a voce alta", afferma invece una fonte informata palestinese, stando alla quale "gli israeliani non ci hanno offerto nulla di concreto", in particolare sul ritiro di Tsahal da altre città della Cisgiordania, dopo quello effettuato a Betlemme, e sulla liberazione dei prigionieri detenuti nelle carceri dello stato ebraico.
La fonte palestinese (assolutamente non ufficiale tanto che non viene nemmeno esplicitato da chi provenga tale "fonte") è ovviamente più veritiera di quella israeliana.

Segnaliamo inoltre che non troviamo corretto che De Giovannangeli definisca pericolosi criminali dei "prigionieri detenuti": non si tratta di "prigionieri" ma solo di "detenuti". I detenuti sono coloro che hanno commesso un reato (e molti di questi signori ne hanno commessi più di uno) e che vengono quindi giustamente incarcerati affinché scontino la pena per il reato commesso.
I "prigionieri" sono ben altra cosa.


Differenti valutazioni sono perciò emerse dall’incontro tra i due premier.


Ed ovviamente bisogna credere alla valutazione palestinese, per De Giovannangeli




Incontro che è durato quasi tre ore ed ha toccato una lunga serie di questioni, sollevate soprattutto da parte palestinese




Poiché dubitiamo fortemente che De Giovannangeli sedesse al tavolo delle trattative con Sharon e Abu Mazen, dobbiamo ritenere che lui ci stia raccontando lo svolgimento dell’incontro sempre e solo basandosi su "una fonte informata palestinese".

Non sappiamo quanto sia informata questa "fonte informata palestinese" ma possiamo notare che di questo incontro ha già detto due cose (primo: gli israeliani non hanno concesso nulla di concreto; secondo: Solamente Abu Mazen ha sollevato questioni di un certo spessore) che ci fanno dubitare fortemente che questa fonte sia obiettiva e scrupolosa di come si sia veramente svolto l’incontro. Eppure il nostro giornalista sempre attingervi a pieni mani.



De Giovannangeli poi ci tiene infine a precisare che se accadrà che Israele liberi qualche detenuto (e il numero, ce da crederlo, sarà sempre troppo esiguo per i palestinesi, i quali, si sa, non amano le mezze misure) non lo farà certo per venire incontro al nemico ma solo per compiacere e tenersi buono il compagnone americano




Una richiesta che Israele, forse anticipando pressioni Usa, appare incline a soddisfare almeno in parte.




"Almeno in parte", certo, poiché bisogna sempre tenere in conto l’ambiguità giudaica.




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