Moschee senza propaganda del terrorismo
Intervista all'imam Palazzi
Testata: L'Opinione
Data: 17/06/2003
Pagina: 1
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: Serve una legge che mandi in galera chi istiga al terrorismo suicida
Riportiamo un articolo di Dimitri Buffa pubblicato su L'Opinione martedì 17 giugno 2003.
Il più è stato fatto , dice Shayk Abdul Hadi Palazzi all'"Opinione",
commentando soddisfatto la rimozione dell'imam estremista della moschea di
Roma. Ma ora perchè la lezione serva da monito agli altri, a cominciare
dagli ambigui predicatori dell'Ucoii, occorrerebbe che anche il legislatore
faccia la sua parte: prevedere come reato (e punirlo gravemente)
l'incitamento religioso a commettere atti di terrorismo, alla cosiddetta
"guerra santa" o jihad che dir si voglia e il giustificazionismo con
appelli all'emulazione per l'operato dei martiri suicidi in Israele o
ovunque nel mondo.

Palazzi, l'imam che incita al terrorismo e all'odio contro gli
ebrei è stato destituito entro pochi giorni. E' soddisfatto del risultato?

"L'epilogo della vicenda è estremamente positivo. La tempestività con cui il
Cicdi ha provveduto alla destituzione di un imam che incita alla violenza ed all'odio etnico va senz'altro lodata. Va però aggiunto che, se si è giunti in tempi così rapidi ad una decisione in merito, ciò dipende essenzialmente da due fattori. Da un lato la ferma presa di posizione del ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, e dall'altra la mobilitazione dei musulmani moderati, non disposti a transigere sulle posizioni fanatiche ed estremiste di un predicatore filo-terrorista con cui non vogliamo avere nulla in comune. Si tratta di una vittoria materiale e morale, che è il frutto dell'accordo fra le Istituzioni e le organizzazioni islamiche moderate, un valido precedente nell'azione di contenimento e contrasto dell'estremismo militante."

C'è dunque un aspetto positivo anche in questa vicenda?

"Quanto accaduto ha senz'altro contribuito a fare chiarezza circa la natura
e l'orientamento delle organizzazioni che vogliono rappresentare l'Islam in
Italia. Mentre l'Ami ha chiesto la destituzione dell'imam e la sua
eventuale espulsione dall'Italia, mentre la sezione italiana della Lega
mondiale musulmana (Lmm) e la Comunità religiosa islamica (Coreis) hanno
convenuto che i toni della predica di Abdel Samie Mohammad Ibrahim Moussa
erano inaccettabili, la cosiddetta Unione delle comunità e organizzazioni
islamiche in Italia (Ucoii), cioè l'interfaccia italiana della setta dei
"fratelli musulmani", ha apertamente difeso l'imam filo-terrorista e se l'è
presa col giornalista Magdi Allam, "colpevole" di aver tradotto in italiano
ciò che l'imam ha detto in arabo. La maschera di pseudo-moderatismo che
quella organizzazione integralista si era creata è caduta da sola."

Si tratta dunque di un passo avanti verso la soluzione del problema della
propaganda al terrorismo nelle moschee italiane?

"Lo è, almeno per quel che attiene alla grande moschea di Roma. C'è però
altra strada da percorrere. Non bisogna dimenticare che ancor oggi la
stragrande maggioranza delle moschee e delle sale di preghiera è in Italia
controllata dalla rete dei "fratelli musulmani", e che quella setta almeno
teoricamente legittima il terrorismo suicida. Certo, approvano le azioni di
terrorismo in Israele o in Cecenia, ma dicono di non volerle estendere
all'Italia. Questo non basta e non può bastare."

Cos'altro servirebbe?

"Servirebbe innanzitutto che le organizzazioni islamiche moderate
collaborassero con il Viminale nell'identificare e neutralizzare i
propagatori dell'ideologia del terrorismo. Questo sta già avvenendo. Oltre
all'impegno dell'esecutivo però, servirebbe anche quello del legislatore.
Servirebbe cioè una legge che configurasse in modo specifico l'apologia del
terrorismo suicida come reato, e il farlo abusando di qualifiche religiose o
nei luoghi di culto come aggravante."
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