Il titolo non c'entra con l'articolo
Rilascio di prigionieri ma a De Giovannangeli interessa difendere ben altro
Testata:
Data: 04/06/2003
Pagina: 11
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Israele rilascia 91 detenuti alla vigilia del summit di Aqaba
Se il titolo è questo, ci aspetteremmo un articolo di plauso da parte del giornalista che sottolinei quanto Israele dimostri, con il gesto di liberare "i detenuti" (si dica che si tratta di sanguinosi terroristi che hanno seminato morte e dolore), la più che evidente buona volontà a raggiungere un accordo con i palestinesi.

Ci si aspetterebbe questo ed invece tutto l’articolo di De Giovannangeli è esclusivamento dedicato al caso della giornalista freelance, tristemente famosa per aver traghettato con la sua auto due terroristi verso le nuove innocenti vittime israeliane da immolare.

De Giovannangeli non ha dubbi, la giornalista è innocente, innocente, innocente

Il caso della giornalista free-lance italiana che avrebbe inconsapevolmente aiutato due kamikaze di origini pakistane ma con passaporto britannico a uscire dalla striscia di Gaza per compiere l’ultimo attentato suicida sul lungomare di Tel Aviv

La vicenda della free-lance italiana che-sebbene ignara dei loro propositi –aveva condotto

A bordo dell’automobile dell’ignara giornalista, per raggiungere Tel Aviv
Non sta a noi stabilire la colpevolezza o l’innocenza della giornalista.
Non possiamo sapere se è vero che lei non abbia avuto idea di ciò che si nascondeva sotto le vesti dei due terroristi (cioè cinture esplosive.
Tuttavia una cosa è certa: che il comportamento tenuto dalla giornalista in seguito all’attentato (ricordiamo, 3 esseri umani uccisi e una cinquantina di feriti, traumatizzati per il resto della loro vita) non fa altro che aggravare la sua posizione, invece di alleggerirla.
Primo: la giornalista non è andata dalle autorità israeliane ad offrire il suo aiuto quando si svolgeva la caccia disperata a quel terrorista la cui cintura esplosiva non era esplosa e che quindi si era dato alla fuga.
Allora, caro De Giovannangeli, la signora non era più "inconsapevole" o "ignara", lei sapeva, aveva visto il volto di questa persona eppure non ha sentito l’obbligo morale di offrire la propria conoscenza per catturare un terrorista che presumibilmente avrebbe potuto seminare ancora morte in Israele.
Secondo: nemmeno quando la giornalista è stata poi individuata ed interrogata... beh, nemmeno allora, la "signora" (perchè chiamarla "giornalista" comincia ad essere un po’ pesante) pare abbia collaborato di buon grado. Anzi, si dice che non si sia sbottonata più di tanto.

Tuttavia questi sono dettagli per De Giovannangeli, il "mito" di Rachel Corrie stava un po’ perdendo di intensità, ed ecco pronto per l’Europa un nuovo falso motivo per demonizzare Israele.
Ed è forse per questo che, come altri giornalisti italiani, De Giovannangeli omette stranamente di segnalare quanto questa "ignara" signora si sia dimostrata ostile contro le autorità israeliane anche dopo il sanguinoso attentato che lei stessa, dispiace dirlo, ha aiutato a portare a compimento.

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