Terrorismo Palestinese
Quando mai De Giovannangeli lo chiamerà con il suo nome ?
Testata:
Data: 19/05/2003
Pagina: 3
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Gerusalemme nella morsa dei Kamikaze
Sebbene De Giovannangeli corredi il proprio articolo con fotografie che sottolineano l’indicibile drammaticità degli ennesimi attentati terroristici contro Israele, risulta discutibile la scelta dei titoli. A pagina 1 di L’Unità scrive addirittura «Israele strage contro la pace. L’esercito blinda i territori». E’ evidente che nemmeno davanti alla cruda realtà di tre attacchi terroristici, il giornalista riesce a dimenticarsi dei "territori occupati".

Segnaliamo tuttavia l’intervista che Umberto De Giovannangeli fa a Avi Panzer, portavoce di Ariel Sharon (anche se le domande del giornalista sono spesso "velatamente" faziose). Perchè non fa lo stesso quando intervista i leader palestinesi invece di mettersi le ginocchiere ?




Poche ore dopo l’atteso incontro tra Sharon e Abu Mazen, una nuova ondata di attentati terroristici si è abbattuta su Israele.


E’ la risposta dei gruppi terroristici e dei loro mandanti alle aperture manifestate da Israele. Gli atti criminali condotti contro civili inermi confermano ciò che da sempre sosteniamo: nessuna trattativa, nessun compromesso sarà mai possibile se prima non verrà sradicato il terrorismo. Un terrorismo che, è bene ricordarlo, ha come suo obiettivo non l’applicazione delle risoluzioni dell’Onu ma la distruzione di Israele




Il premier palestinese ha duramente condannato gli attacchi terroristici


Quegli attacchi sono anche una sfida nei confronti della sua autorità. Abu Mazen ha ribadito nell’incontro con Sharon la sua volontà di disarmare le milizie palestinesi. Poche ore dopo è giunta la loro devastante risposta. Una risposta che ha un preciso mandato politico...




Di chi si tratterebbe?


Di colui che ha organizzato, finanziato, armato i gruppi terroristi, di colui che ha trasformato l’ANP in una centrale di coordinazione dell’azione terroristica: Yasser Arafat. E’ lui il principale ostacolo alla ripresa del processo di pace. Una verità compresa pienamente dagli Stati Uniti ma non dall’Europa che continua a considerare Arafat un interlocutore affidabile. Gli attacchi suicidi testimoniano quale sia la sua "affidabilità". Pur di rimanere al potere Arafat ha stabilito un nuovo, organico, patto scellerato con Hamas e la Jihad islamica di cui gli attentati suicidi di oggi sono espressione


Quale sarebbe l’intento politico di questo patto di sangue?




Sabotare il più possibile l’azione di Abu Mazen e tentare a colpi di attentati suicidi di bloccare il processo di pace appena riavviato. Arafat ha subito la nomina a premier di Abu Mazen ed ora cerca con ogni mezzo di condizionarne l’operato, dimostrando ancora una volta la sua vera natura: quella di un dittatore cinico, alla Saddam Hussein, pronto a tutto pur di restare al potere




Abu Mazen ha chiesto al premier Sharon di attuare la "Road Map" messa a punto dal Quartetto senza porre pregiudiziali




Chiedere di porre fine alla violenza e di contrastare con i fatti e non con inutili parole il terrorismo, non è una "pregiudiziale" ma è la condizione minima per sedersi insieme ad un tavolo negoziale. Sharon ha ribadito che Israele è pronto a fare dolorosi sacrifici pur di giungere ad una pace nella sicurezza, ma mai tratteremo sotto il ricatto del terrorismo. Il vero nemico di Abu Mazen e della pace tra israeliani e palestinesi non è a Gerusalemme, non è Ariel Sharon: il vero nemico di Abu Mazen e dei palestinesi che aspirano ad una vita normale è a Ramallah, è Yasser Arafat




Sharon ha deciso di annullare il suo atteso viaggio negli Usa dove, domani, avrebbe dovuto incontrare alla Casa Bianca il presidente Bush. E’ l’atto di morte della "Road Map"?




La prima emergenza per Israele è la lotta al terrorismo. Di fronte all’ondata di attacchi contro Israele, il premier ha deciso che era indispensabile la sua presenza a Gerusalemme per coordinare personalmente la risposta politica e militare di Israele. Un’esigenza compresa e apprezzata dal presidente Bush, che sa bene che cosa significhi dover far fronte ad un terrorismo disumano. La discussione sulla "Road Map" è solo rinviata ( come peraltro l’incontro alla casa bianca) , ma perchè possa riprendere positivamente occorre prima dare una risposta inequivocabile alla sfida sanguinaria dei terroristi. Israele lo farà. E il governo di Abu Mazen?

Chissaà quando De Giovannangeli incomincerà a fare domande che permettamo ai lettori dell'Unità di farsi un'idea di quel che succede ?




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