Come si "santifica" un terrorista
L'Unità intervista la moglie di Marwan Bargouthi: ne esce il ritratto di un uomo di grande umanità invece che un terrorista
Testata:
Data: 14/11/2002
Pagina: 7
Autore: un giornalista
Titolo: Marwan, mio marito, in lotta per la libertà
La signora Bargouthi è in Italia per la presentazione del libro: "Per un palestinese dediche a più voci Wael Zuaiter" . Fadwa Al Bargouthi sollecitata dalle "premurose" domande del giornalista racconta la sua vita accanto a questo capo terrorista che Israele ha catturato alcuni mesi fa con l’accusa di essere il mandante di numerose stragi.

Il ritratto che esce da questa intervista, vergognosa per la sua faziosità, è quello di un uomo buono, giusto, di grande umanità che ama teneramente i suoi figli (un po’ meno quelli degli israeliani visto che li fa ridurre a brandelli dai suoi kamikaze!!), un uomo che si preoccupa dei più deboli e dei poveri.

Potrebbe essere candidato al Nobel per la Pace!

Riportiamo alcuni stralci dell’intervista lasciando ai lettori di I.C. le più opportune riflessioni.

"Chi è Marwan Bargouthi visto da sua moglie?

E’ una persona di grande umanità, affettuosa, generosa,fedele. Marwan è un combattente in tutti gli aspetti della vita non solo politicamente, che porta con sé vivo il ricordo della povertà delle sue origini. Che conosce le preoccupazioni degli operai e dei più deboli. Marwan è un uomo serio: durante l’Intifada non ha mai abbandonato il suo popolo. In parlamento si è battuto per i diritti delle donne."
Non si è però battuto per i diritti delle donne quando si è trattato di uccidere Ikhlas Kouli, massacrata di botte e torturata perché sospettata di collaborazionismo. Identica fine ha fatto una sua parente pochi giorni dopo; i loro cadaveri furono poi esposti nella pubblica piazza.
"Eppure per il governo di Sharon suo marito è un terrorista

E’ un’immagine improponibile. Marwan non è nemmeno un estremista ma un uomo ragionevole, disponibile al dialogo che continua a dire dal carcere: non ci sarà mai pace finchè ci sarà occupazione."

Comprensibili (solo fino a un certo punto) le parole della moglie ma perché il giornalista non la incalza con domande più precise sul coinvolgimento del marito negli attentati terroristici.

Gli israeliani si sono forse inventati i 30 capi d’accusa?

"Cos’è che spinge secondo lei a diventare kamikaze?

Solo la disperazione estrema."
No, cara signora Bargouthi! E’ l’odio irriducibile verso tutti gli israeliani alimentato, incitato, sostenuto da questo esempio di virtù umane che è suo marito
"Quando ha visto suo marito dal giorno dell’arresto?

Dopo 95 giorni."

Assolutamente normale visto che il signor Bargouthi non si trova in albergo ma in carcere con l’accusa di essere il mandante di stragi efferate.
"mentre i miei figli mai. Una volta sono andati, certi che i soldati si sarebbero inteneriti. Invece dopo 7 ore di attesa li hanno mandati via."
Il giornalista termina l’intervista con questa frase senza alcuna parola di commento.

Ancora una volta è l’immagine di un Israele oppressore, disumano, prepotente che si vuole dare ai lettori. Chi fa informazione deve essere equilibrato, obiettivo, non fazioso altrimenti è solo sporca propaganda quella che si propina ai lettori

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