La diplomazia europea
La posizione filo-palestinese perseguita dai paesi dell'Unione Europea
Testata:
Data: 10/10/2002
Pagina: 13
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Medioriente: l'Europa propone, Bush s'accoda a Sharon.
Mentre la prima parte è incentrata sulle schermaglie diplomatiche fra Blair
e Bush in merito alla linea politica da adottare nel conflitto
israelo-palestinese, la seconda parte ci sembra particolarmente esplicativa
della posizione filo-palestinese perseguita dai paesi dell'Unione Europea e
condivisa dall'Unità.

Ripartire dal piano di pace del "Quartetto" significa anche lavorare per un
profondo ricambio nella leadership palestinese, il che però, non potrà, mai
avvenire se Israele proseguirà nel pugno di ferro adottato contro la
rivolta nei Territori.
Israele non adotta "il pugno di ferro" contro una "rivolta" ma contro
gruppi terroristi organizzati, armati fino ai denti che riducono a
brandelli con le loro cinture di esplosivo civili inermi israeliani e che
hanno nei Territori le loro infrastrutture, fabbriche di armi, esplosivi,
missili Kassam.

Assediando Arafat, proseguendo con l'occupazione dei Territori, insistendo
con le punizioni collettive, delegittimando la controparte

Il tutto naturalmente senza alcun motivo plausibile, si suppone!!
Sharon ostacola quel processo di democratizzazione interno all'ANP che pure
a parole Israele pretende per tornare al tavolo negoziale, ripetono i più
stretti collaboratori del ministro degli Esteri francese Dominique de
Villepin.

Che pretese Israele!!
Sedersi al tavolo negoziale con un partner affidabile
e non con un capo terrorista corrotto, senza contare che, senza Sharon
che "ostacola" ?
i palestinesi vivrebbero già in "democrazia".

Ma dove vivono i ministri francesi? Leggono i giornali? Conoscono la
storia? C'è da dubitarne seriamente.

Una tesi che riecheggia con forza nelle riflessioni di Xavier Baron,
profondo conoscitore della realtà mediorientale , autore fra l'altro de "I
palestinesi. Genesi di una nazione"
Chi conosce "profondamente" la realtà mediorientale offre ai lettori una
visione globale del conflitto mediorientale che tiene conto delle ragioni e
dei torti di entrambe le parti, del contesto storico nel quale si sono
sviluppate entrambe le popolazioni.
Vi sono scrittori e storici che conoscono realmente quel mondo e Bernard
Lewis ne è un esempio.
Ma ciò che il Sig. Baron presenta con il suo libro è una visione parziale e
faziosa della realtà mediorientale, rigorosamente filo-palestinese. Ed
infatti precisa:

La distruzione sistematica dell'Autorità palestinese e della vita economica
e quotidiana della società palestinese perseguita da Sharon non ostacolerà
certo gli estremisti nel continuare i loro attentati.
Non è vero. Perché quando l'esercito israeliano è intervenuto distruggendo
infrastrutture terroristiche e imponendo nuovamente il blocco nei
Territori non si sono più avuti attentati, immediatamente ripresi non
appena i carri armati si sono ritirati.

Il solo modo di uscire dalla spirale della violenza, nella quale
l'estremismo israeliano e il terrorismo palestinese si alimentano
reciprocamente
I terroristi fanno a brandelli civili inermi. DOPO l'esercito interviene,
DOPO vengono rioccupate le città, DOPO viene imposto il blocco ai
Territori. DOPO.

È di fornire ai palestinesi prospettive politiche che li convincano di
poter soddisfare
le loro legittime aspirazioni
distruggere Israele.
Questo vuol dire? conclude Baron:

disporre di uno Stato vitale sui
territori occupati nel 1967. Era ciò che si attendeva dagli accordi di
Oslo.

Era ciò che Barak due anni fa a Camp David aveva offerto ed è ciò che
Arafat ha rifiutato e continua a rifiutare.
Qual è il suo vero obiettivo? La lunga scia di civili inermi fatti a
brandelli non lascia dubbi: distruggere Israele e con essa ogni speranza di
democrazia in Medio Oriente

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