L'opinione di Israele non conta per l'Unità
Ambasciata USA a Gerusalemme: conta solo l'opinione palestinese
Testata:
Data: 07/10/2002
Pagina: 8
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo:
Il titolo è già un’anticipazione dei contenuti dell’intervista dei quali commentiamo i punti salienti
Qual è la risposta palestinese alla risoluzione del Congresso Usa, ratificata dal presidente Bush, che sposta l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo così quest’ultima capitale dello Stato ebraico?

E’ una decisione pericolosa e illegale


illegale per Abu Ziad
che rischia di scatenare una nuova ondata di violenze e alimentare l’odio verso gli USA anche oltre il Medio Oriente.


Può stare sereno Abu Ziad, l’odio verso l’America, Israele e tutto il mondo occidentale democratico è talmente pervasivo e radicato in ogni strato della società mussulmana che non c’è affatto bisogno di spostare una capitale da un posto all’altro per alimentarlo.


I più stretti collaboratori di Bush sottolineano che la firma alla risoluzione da parte del presidente non modificherà la politica della Casa Bianca in Medio Oriente.

Firmando quella risoluzione, il presidente Bush ha dimostrato, ancora una volta e su una questione delicatissima che gli Usa non sono un mediatore super partes


Perché i palestinesi nella persona di Arafat non glielo hanno mai concesso, rifiutando ogni accordo di pace che l’America proponeva


Ma l’alleato più stretto di Israele


l’unico alleato sul quale Israele possa realmente contare


senza il quale Sharon non avrebbe mai potuto portare avanti la brutale repressione, in atto da oltre due anni contro il popolo palestinese e la sua dirigenza
Senza il quale Israele sarebbe stato spazzato via dal contesto mediorientale da molto tempo, sogno più volte accarezzato da tutto il mondo arabo.


Il presidente Arafat ha evocato mille volte la pace dei coraggiosi. In questa pace, cosa ne sarebbe di Gerusalemme?.

Gerusalemme è un patrimonio dell’umanità, deve essere una città aperta, la città del dialogo.


Fino a quando è stata sotto il dominio giordano (1967) era ben poco aperta e agli ebrei non è mai stato concesso pregare al Kotel. Il giornalista evita accuratamente qualsiasi commento.


Gerusalemme è per noi una linea rossa che nessuno può attraversare, Gerusalemme Est è la capitale dello Stato palestinese di Palestina.


E allora, avrebbe potuto chiedere il giornalista, perché l’avete rifiutata quando Barak due anni fa a Camp David nel 2000 ve l’ ha offerta?

Misteri del mondo arabo!


La nuova Intifada prese il nome di Intifada Al-Aqsa

Questo per ribadire che non esiste un palestinese disposto a rinunciare alla sua capitale.


Un palestinese esiste ed è Arafat:: il suo rifiuto alla proposta di Barak ha confermato ulteriormente le sue mire di potere a discapito anche del benessere del suo popolo.


Cosa c’entra il combattere per una pace equa con gli attentati suicidi?

Nulla non c’entra nulla. Di più: gli attacchi suicidi contro i civili israeliani sono da condannare non solo perché fanno il gioco dei falchi oltranzisti fautori di una soluzione militare alla questione palestinese;


fino a ieri era quello che ribadivano tutti i leader e gli intellettuali palestinesi


gli attacchi suicidi vanno condannati soprattutto per una ragione etica, morale.


Gli attacchi suicidi vanno condannati duramente perché stroncano la vita a giovani, bambini, anziani, uomini e donne innocenti, alle cui famiglie importa poco delle pseudo questioni etiche o morali!!


Ma con la stessa nettezza va detto che le punizioni collettive,gli assassini politici, il coprifuoco permanente imposto a oltre un milione di persone alimenta rabbia frustrazione e rafforza i gruppi estremisti.


E con identica nettezza va ribadito che Israele deve difendersi dal terrorismo e che non ci sarebbe né il coprifuoco né l’eliminazioni di pericolosi terroristi se le forze di sicurezza dell’Autorità palestinese avessero fin dall’inizio svolto il loro ruolo senza alimentare la violenza e senza incitare al martirio i giovani palestinesi.


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