Fotografie faziose
L'immagine continuamente distorta di Israele
Testata:
Data: 01/11/2002
Pagina: 16
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Palestinesi arrestati a Jenin dall’esercito israeliano
Immagini a sfondo propagandistico (ovviamente filo-palestinese) trovano sempre spazio sull’Unità.
Nel numero del 1° novembre appare una fotografia molto faziosa: un gruppo di uomini con gli occhi bendati e le mani legate sono scortati da un giovane soldato israeliano.
Recita la didascalia: " Palestinesi arrestati a Jenin dall’esercito israeliano". Fine.
Chi sono quei palestinesi? Sospetti terroristi? Oppure civili che passeggiavano tranquillamente per le strade della loro città e i soldati israeliani, brutali come sempre, li hanno arrestati?
Non è dato saperlo, quello che è certo è che ancora una volta l’immagine di Israele ne esce distorta: un paese dove l’esercito compie soprusi e infligge sofferenze alla popolazione.
Dell’intervista che il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat rilascia a Umberto De Giovannangeli ci limitiamo a commentare due risposte che per la gravità delle affermazioni contenute superano di gran lunga tutte le altre.

"Molti in Israele, anche tra quanti credono ancora nel dialogo, ribatterebbero che a far naufragare gli accordi di Oslo sia stato il terrorismo suicida."

"La nostra condanna delle operazioni terroristiche contro civili è netta e totale."
Condannare non costa nulla e l’immagine che si offre ad una comunità internazionale "credulona" è positiva! Peccato che alle parole non seguano mai i fatti, del tipo arrestare i terroristi e tenerli in carcere.
"Ma non si può scambiare l’effetto con la causa, non si può riscrivere la storia ad uso e consumo del più forte. La verità storica è che in questo conflitto esiste un popolo oppresso, sotto occupazione ed uno Stato che esercita la forza militare per opprimere."

La verità storica è che esiste un popolo che da più di 50 anni sta lottando per la sopravvivenza contro popoli arabi che vogliono il suo annientamento e nello specifico da due anni vive con l’incubo di un terrorismo disumano che impedisce ad ogni cittadino israeliano di compiere le più normali attività quotidiane, per timore di essere fatti a brandelli: fare la spesa al mercato, bere un caffè, mangiare una pizza al ristorante.

La verità storica è anche il rifiuto del leader palestinese al premier israeliano Barak (Camp David luglio 2000) che gli offriva uno stato palestinese con Gerusalemme Est capitale.

Questa è la verità storica.

"La forza degli accordi di Oslo non era solo nei contenuti specifici dell’intesa, ma nello spirito che sottintendeva quei contenuti, il riconoscimento cioè che accanto al diritto alla sicurezza per Israele"
Diritto del quale Israele non ha mai potuto usufruire!
"Vi fosse, con pari dignità, il diritto del popolo palestinese a vivere in uno Stato indipendente, con Gerusalemme Est come capitale."
Diritto al quale il leader palestinese ha deciso di rinunciare, prima rifiutando le generose proposte di Barak (fra le quali Gerusalemme Est capitale) poi, dando avvio ad una spirale di violenza che ha provocato centinaia di morti israeliani e che dopo ben due anni non ha dato i "frutti" cui certamente aspirava Arafat: l’annientamento di Israele..
"Voi temete il nuovo governo israeliano ma non è che siete stati teneri e collaborativi con quello passato."

"Cosa avremmo dovuto fare per essere collaborativi? Rinunciare ai nostri diritti."

Arafat lo ha fatto per voi!
"Accettare la rioccupazione delle nostre città?"
Non ci sarebbe stata alcuna occupazione se il terrorismo fosse stato fermato da chi (Arafat) si era impegnato a farlo.
Forse per essere più "collaborativi" era sufficiente accettare lo Stato palestinese che Barak aveva offerto, con la restituzione dell’88% dei Territori, l’autonomia su alcuni luoghi santi, il rimpatrio di 10.000 rifugiati palestinesi, ecc.

Ma tutto questo implicava l’accettazione di vivere, pacificamente, a fianco di Israele.

Non era questo però l’obiettivo di Arafat e dopo pochi mesi lo ha dimostrato.

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