Odio e violenza: l’ "orgoglio " dei palestinesi
Secondo L'Unità le manifestazioni palestinesi nell'anniversario dell'inizio della seconda intifada: un articolo fazioso.
Testata:
Data: 29/09/2002
Pagina: 11
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Arafat: l’Intidafa continuerà fino alla vittoria.
Quest'articolo è una cronaca all’insegna dell’esaltazione dell’orgoglio palestinese, nella quale non è difficile ravvisare una netta "simpatia" per questo popolo "duramente oppresso" dalle forze di occupazione (il termine è ripetuto più volte), ma che intende continuare la sua lotta fino alla vittoria (vale a dire fino alla distruzione del popolo israeliano.)
Hanno manifestato in migliaia a Gaza, Ramallah, nei desolati campi profughi della Striscia
desolati perché? Perché la gente vive nella miseria causata dalla corruzione dell’establishment arafattiano.
E nelle città rioccupate della Cisgiordania.
Rioccupate perché? Per tentare disperatamente di porre un freno al dilagare del terrore e impedire che altri kamikaze si facciano saltare in aria fra civili israeliani inermi.
Si sono scontrati con i soldati israeliani facendo del secondo anniversario dall’inizio della nuova Intifada, il giorno dell’orgoglio nazionale, della rabbia, della protesta
Ed è il giorno in cui hanno intrapreso la strada della violenza, anziché della pace, il giorno in cui hanno scelto di puntare un kalashnikov contro civili inermi, o di indossare una cintura di esplosivo perché non è mai stata la pace il loro vero obiettivo ma la distruzione dello Stato di Israele. E da quel 28 settembre di due anni fa lo hanno confermato ogni giorno.
Che si propaga anche in Galilea, dove diecimila arabi israeliani hanno dato vita, nella città di Kfar Manda, a una marcia in ricordo dei 13 connazionali uccisi nell’ottobre 2000 dalla polizia israeliana nel corso di una manifestazione
tutt’altro che pacifica
"a sostegno della rivolta dei "fratelli palestinesi""
all’occorrenza si trasformano in "fratelli", ma provate a chiedere agli arabi israeliani quanti sarebbero disposti a trasferirsi nei Territori e sottostare al regime di Arafat, condividendo in tal modo le condizioni di vita dei loro "fratelli"
"Il secondo anniversario della nuova Intifada si trasforma ben presto nell’ennesimo giorno di violenza. Nella Striscia di Gaza due giovani palestinesi sono uccisi dal fuoco dei soldati israeliani: Mohamed Abu Awe in scontri nei pressi della colonia ebraica di Netzarim dove altri sette dimostranti vengono feriti e Sami Atallah Abdel Ali a Rafah a ridosso del confine con l’Egitto."
L’intento di manipolare l’informazione è evidente.

Se l’anniversario della nuova intifada si trasforma in un giorno di violenze, di chi è la responsabilità? Ovviamente dei soldati israeliani: poco importa cosa sia effettivamente accaduto negli "scontri", forse i soldati sono stati attaccati da quei manifestanti (ben poco pacifici!) ma al giornalista tutto questo non interessa.

"La centrale piazza al-Manara di Ramallah torna ad essere l’epicentro della protesta di un popolo che non si arrende."
E non si arrenderà fino a quando non avrà raggiunto il suo obiettivo: la distruzione di Israele. Concetto che viene ulteriormente ribadito dal "povero leader palestinese assediato".
"Assediato dai tank israeliani in poche stanze dell’unico edificio rimasto in piedi della Muqata, l’anziano rais rilancia il suo appello alla resistenza."
alla violenza
"La sua retorica è durissima, venata peraltro di riferimenti religiosi che non gli sono consueti."
Ma che diventano utilissimi se contribuiscono a far riaccendere le luci dei riflettori su di sè oltre che ad incitare il suo popolo alla violenza contro quello israeliano
"L’Intifada continuerà scandisce Arafat finchè non avremo raggiunto i nostri obiettivi."
Quali sono?
"Perché - spiega - siamo la nazione che è più in grado di resistere e questo è il nostro cammino fino a quando i bambini palestinesi, i compagni di classe dei bambini martiri, non faranno ondeggiare le nostre bandiere sui minareti e le chiese di Gerusalemme

Allah e Dio premieranno i palestinesi che lottano contro il nemico (Israele)"

Lottano come? Facendo a pezzi tutti i suoi cittadini?
Del resto Arafat parla anche a nome dei cristiani. Si è forse instaurata una alleanza fra cristianesimo e islam senza che ce ne rendessimo conto?
Il caro amico di Arafat, il cardinale Etchegaray, farebbe bene a vigilare su ciò che esce dalla bocca dei rais prima di abbracciarlo e stringergli la mano!

"Che occupa i Luoghi Santi. E poi ripete tre volte: Allah non disattenderà la sua promessa. Ed è la nostra promessa non come singoli individui ma come popolo, che questa rivolta continui e raggiunga la vittoria con l’aiuto di Allah. E se agli israeliani quello che dico non piace che se ne vadano a bere l’acqua nel Mar Morto."
Costui dovrebbe essere il capo di un futuro stato palestinese, costui dovrebbe essere il leader che intraprenderà riforme democratiche, costui dovrebbe essere il partner "di pace" - accolto sempre a braccia aperte dai capi di stato europei (Papa compreso) – con il quale il "falco" Sharon dovrebbe sedersi ad un tavolo di trattative.

Soltanto un pazzo o un ingenuo può ancora credere che sia possibile raggiungere la pace con Arafat.

Per fortuna Israele lo ha capito.

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