L'articolo riporta la cronaca del nuovo attentato avvenuto ieri su un autobus delle linee Dan a Tel Aviv costato la vita a 5 persone ed il ferimento di oltre 70.Alla nuova terribile strage è seguita la reazione israeliana. Come sempre prima si verifica la strage di civili inermi e, solo successivamente, come risposta all’ennesima gravissima aggressione subita da Israele, prende il via l’intervento militare che in questo caso ha visto l’esercito israeliano impegnato a scovare 20 terroristi rifugiatisi all’interno della Muqata, il quartier generale di Yasser Afarat. Dell’articolo in questione vorremmo criticare innanzitutto l’incipit a pagina 1 che ci pare molto fazioso."L’inferno di Tel Aviv, l’assedio della Muqata. La strage di civili inermi nel cuore dello Stato ebraico, i carri armati con la stella di David che aprono il fuoco contro il quartier generale di Yasser Arafat."
L’articolo prosegue poi a pagina 13 ma intanto si è lanciato un messaggio molto chiaro in poche righe: gli atti di violenza ci sono da entrambe le parti.Una strage di civili inermi è posta sullo stesso piano dell’inevitabile e successivo intervento militare israeliano. Ed invece è un parallelo assurdo e fuorviante perché - il giornalista dovrebbe saperlo - non ci sarebbe stato nessun "assedio" della Muqata se i kamikaze non fossero tornati a colpire duramente al cuore di Israele.Ultima considerazione.Al termine dell’articolo scrive De Giovannangeli:"Se i soldati israeliani tenteranno di penetrare all’interno degli uffici del presidente Arafat, le guardie del corpo si batteranno sino all’ultimo e con esse il presidente – avverte il portavoce di Arafat.Da Gerico il capo negoziatore dell’ANP, Saeb Erekat comunica di aver contattato d’urgenza dirigenti stranieri tra i quali il "Quartetto" e alcuni paesi arabi per chiedere il loro intervento."Li abbiamo esortati – dice Erekat – a intercedere con urgenza per mettere fine a questa aggressione e salvare la vita del presidente"."
Ecco dunque qual è la preoccupazione della leadership palestinese: l’aggressione israeliana e la vita del presidente Arafat. Nessuna parola di condanna per le vite stroncate dalla barbaria dei kamikaze, nessun parola di pietà per i 70 feriti.E se queste sono le basi sulle quali dovrebbe fondarsi la ripresa del dialogo israelo-palestinese viene da chiedersi quali interlocutori avrà il movimento "Coalition for peace" ideato da Yossi Beilin sul fronte israeliano e Yasser Abed Rabbo su quello palestinese, ospiti in questi giorni del Comune di Roma per la presentazione italiana.Tutti coloro che amano la pace si augurano il successo di questo movimento ma le premesse non sono affatto"confortanti".Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare le proprie opinioni alla redazione de l'Unità. Cliccando sul link sottostante si aprirà un' e-mail già pronta per essere compilata e spedita. lettere@unità.it