L’Unità del 6 agosto a pagina 11 ospita un articolo, a firma Arduini, dal titolo "Sharon prepara l’espulsione si Arafat".E’ cambiata la firma ma non l’orientamento fazioso del quotidiano.Non sembra avere fine lo stillicidio di morte in Israele. All’indomani della domenica di sangue, in cui attentati e agguati in tutto il paese hanno causato complessivamente11 morti e 83 feriti, è arrivata la risposta dell’esercito israeliano, che ha imposto il blocco a cinque città in Cisgiordania. Ma l’ondata di violenza non si è fermata
Innanzitutto i morti e i feriti sono israeliani, palestinesi? Sarebbe corretto specificarlo perché un morto fatto brandelli per colpa di un kamikaze non è la stessa cosa di un terrorista colpito da un soldato israeliano. Che poi "l’ondata di violenza" ( terroristi palestinesi) non si sia fermata è imputabile al fatto che chi dovrebbe arrestare e fermare il terrore (Arafat) si limita a condannare gli attentati, specificando fra l’altro che, comunque, la responsabilità è di Sharon.Un altro Kamikaze è saltato in aria a nord di Tel Aviv, ma senza portare a termine la sua missione suicida, in una giornata segnata dall’uccisione di una coppia di coloni ebrei e tre palestinesi, tra cui un ragazzino
E’ molto scorretto riportare la notizia della morte dei "coloni" (trucidati deliberatamente) accomunandola a quella dei palestinesi (avvenuta durante scontri a fuoco ma senza la precisa volontà di uccidereE il quotidiano Ma’ariv ha rivelato che il premier israeliano, Ariel Sharon, ha intanto fatto predisporre un "piano modello" per la deportazione nella Striscia di Gaza del presidente palestinese Arafat
Ancora una volta il giornalista "traduce" il termine inglese deportation in maniera scorretta. Non è certamente un caso che preferisca la parola deportazione a quella più esatta di "esilio" o "espulsioneLe restrizioni alla circolazione però non hanno impedito che altro sangue scorresse in Cisgiordania. Nonostante le imponenti misure di sicurezza e i controlli, un auto con due attentatori è esplosa, nel pomeriggio, all’altezza di un incrocio, alle porte della città araba di Umm El Fahm, una delle cittadine del triangolo arabo nel centro di Israele
Il tentativo di mostrare un Israele debole e alla mercè dei terroristi è evidente.Il giornalista tralascia però due importanti elementi: 1) senza "le imponenti misure di sicurezza" quanti attentati andrebbero a buon fine? 2) è altresì evidente che un controllo capillare su ogni metro quadrato di terra d’Israele è estremamente difficile se non impossibile nonostante l’impegno profuso dalle forze di sicurezza.Il tutto quindi non denota impotenza da parte dell’esercito israeliano ma ferocia e determinazione al massacro da parte dei terroristiSi ritiene che i due si accingessero a compiere un attentato. Prima che raggiungessero l’obiettivo prescelto, il corpetto esplosivo che il kamikaze portava attorno alla vita sarebbe esploso, dilaniando l’uomo e sventrando la Chevrolet nera, forse rubata nella vicina Netanya, su cui viaggiavano
Se non era un attentato, cos’era una riunione di affari? E se invece lo era perché il giornalista continua ad usare verbi ipotetici? Correttezza giornalistica vorrebbe che prima di fornire una notizia ci si accertasse della sua veridicità, altrimenti perché confondere il lettore? Infine un’ultima perla di inesattezze e omissioni.In un rastrellamento israeliano, invece, nel villaggio di Burqa, due palestinesi sono rimasti uccisi. Haled Seif e Mohammad Farunieh, erano in casa, insieme ad altre quattro persone che sono state arrestate dai militari.
Come sono rimasti uccisi? Dove? Perché? E le altre quattro persone arrestate chi erano? Fornire notizie vaghe e approssimative non è certo un esempio di giornalismo corretto ma conferma l’orientamento filopalestinese dell’Unità: i soldati israeliani sono prevaricatori, oppressori perché arrestano ed uccidono, senza motivo, poveri palestinesi addirittura a casa propria .Poco importa se magari stavano preparando un attentato, o erano sospettati di averne già compiuto uno, l’importante è non dirlo. Altrimenti c’è il rischio che il lettore cambi idea sul "cattivo" Israele.Invitiamo i nostri lettori a scrivere all'Unità il loro commento cliccando sulla e-mail sottostante.
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