Giustificare la vendetta
Testata:
Data: 05/08/2002
Pagina: 9
Autore: Umberto de Giovannangeli
Titolo: Israele,strage sul bus dei pendolari




Israele, strage sul bus dei pendolari.

Pagina 9 dell’Unità del 5 agosto è dedicata alla cronaca della strage avvenuta ieri in Alta Galilea su un autobus diretto da Haifa a Safed, che ha provocato 10 morti e più di 50 feriti, oltre ai numerosi fatti di sangue che si sono verificati per tutta la giornata in varie parti del paese.
La cronaca di De Giovannangeli risulta abbastanza corretta se si eccettuano alcune affermazioni che tendono ad influenzare l’opinione del lettore.

La risposta terroristica degli estremisti islamici al bombardamento israeliano a Gaza del 22 luglio scorso è arrivata alla fine
E’ sbagliato credere che questi nuovi attentati siano semplicemente una "vendetta" dell’azione militare a Gaza. Questo è quanto lasciano intendere i terroristi di Hamas ed è quanto ama credere la stessa comunità internazionale. In tal modo Israele rimane responsabile anche della morte dei suoi cittadini ma in realtà il terrorismo non avrebbe comunque fermato i suoi messaggeri di morte.


E’ un’offensiva di dimensioni inusitate quella che si è abbattuta su Israele: un attentato su un autobus in Galilea, una sparatoria tra la folla a Gerusalemme, due agguati in Cisgiordania e un altro fallito in una colonia nella Striscia di Gaza. Il bilancio finale è di tredici morti e oltre sessanta feriti.


Con un simile bilancio di morti sarebbe opportuno parlare di strage, di massacro più che di "offensiva" che presuppone, in modo subdolo, il verificarsi di eventi che hanno scatenato quei gravi fatti di sangue
L’Autorità nazionale palestinese di Yasser Arafat, nuovamente chiamata in causa dagli israeliani


mentre la comunità europea evita accuratamente di puntare il dito sul vero responsabile di questi massacri
come responsabile morale delle azioni di terrore, ha condannato l’attentato

come sempre del resto, limitandosi però solo a quello
ma al tempo stesso ha addossato al premier israeliano, Sharon la responsabilità della recente ondata di violenza.

Il giornalista non commenta e passa ad altro argomento

A questo punto vorremmo attirare l’attenzione sulla scelta della redazione dell’Unità di abbinare due fotografie a commento dell’articolo sulla strage del bus in Alta Galilea.

La prima immagine ritrae alcuni soccorritori che estraggono una delle vittime dall’autobus distrutto, l’altra, proprio a fianco, riprende un soldato che strattona bruscamente un "palestinese sospetto" dopo la sparatoria avvenuta a Gerusalemme.

Riteniamo molto scorretta la scelta di affiancare queste due fotografie ma l’intento dell’Unità, già riscontrato in precedenti articoli, è sempre lo stesso: attenuare il più possibile l’impatto emotivo che inevitabilmente provoca una strage di simili proporzioni e insinuare subdolamente nel lettore il concetto che forse….forse anche gli israeliani non sono proprio dei "santi".


A questo punto vorremmo attirare l’attenzione sulla scelta della redazione dell’Unità di abbinare due fotografie a commento dell’articolo sulla strage del bus in Alta Galilea.

La prima immagine ritrae alcuni soccorritori che estraggono una delle vittime dall’autobus distrutto, l’altra, proprio a fianco, riprende un soldato che strattona bruscamente un "palestinese sospetto" dopo la sparatoria avvenuta a Gerusalemme.

Riteniamo molto scorretta la scelta di affiancare queste due fotografie ma l’intento dell’Unità, già riscontrato in precedenti articoli, è sempre lo stesso: attenuare il più possibile l’impatto emotivo che inevitabilmente provoca una strage di simili proporzioni e insinuare subdolamente nel lettore il concetto che forse….forse anche gli israeliani non sono proprio dei "santi".





Il giornalista non commenta e passa ad altro argomento.



A questo punto vorremmo attirare l’attenzione sulla scelta della redazione dell’Unità di abbinare due fotografie a commento dell’articolo sulla strage del bus in Alta Galilea.

La prima immagine ritrae alcuni soccorritori che estraggono una delle vittime dall’autobus distrutto, l’altra, proprio a fianco, riprende un soldato che strattona bruscamente un "palestinese sospetto" dopo la sparatoria avvenuta a Gerusalemme.

Riteniamo molto scorretta la scelta di affiancare queste due fotografie ma l’intento dell’Unità, già riscontrato in precedenti articoli, è sempre lo stesso: attenuare il più possibile l’impatto emotivo che inevitabilmente provoca una strage di simili proporzioni e insinuare subdolamente nel lettore il concetto che forse….forse anche gli israeliani non sono proprio dei "santi".



Infine delle due interviste di De Giovannangeli, l’una al ministro per la sicurezza interna di Israele Uzi Landau, l’altra al ministro dell’ANP per gli Affari israeliani Ziad Abu Ziad ci limitiamo a commentare i titoli che, messi a confronto, risultano estremamente faziosi.

"Useremo la forza solo quello capiscono" dice il ministro israeliano.

"Riaprire il dialogo di pace. Unica arma contro i terroristi" afferma il ministro palestinese.

Questa scelta accurata dei titoli rende ancor più evidente la dicotomia.

Il lettore non ha dubbi: da una parte i guerrafondai, i falchi pronti a qualsiasi azione militare repressiva nei confronti del povero popolo palestinese (poco importa se quel ministro ha visto decine e decine di giovani fatti a pezzi in pochi giorni!!), dall’altra l’immagine adamantina di un ministro tutto proteso alla pace, al dialogo (poco importa se gran parte degli attentati sono stati causati proprio dalle Brigate dei Martiri di Al Aqsa gruppo appartenente al partito di Arafat, il quale si guarda ben dal muovere un dito per fermarli).



Il messaggio che ancora una volta lancia l’Unità è chiarissimo. Gli attentati, le stragi anche le più atroci hanno un responsabile indiretto: la repressione israeliana.

Se i palestinesi sono pronti al dialogo, gli israeliani reagiscono con i carri armati.

Un giornale serio non può e non deve insinuare nei lettori simili menzogne trasformandole in verità perché tali non sono.



Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com a commentare questo articolo scrivendo a lettere@unita.it











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