Un doppio linguaggio iraniano? 04/10/2019
			Commento di Michelle Mazel
			
								Autore: Zvi Mazel/Michelle Mazel								
			
		 
		
						Un doppio linguaggio iraniano?  
Commento di Michelle Mazel 
(Traduzione diYehudit Weisz)
 
 

 
“Buon  anno ai nostri compatrioti ebrei e a tutti i veri seguaci del grande  profeta Mosè”, aveva scritto il 29 settembre 2019 su Twitter, Abbas  Mousavi, portavoce del Ministero degli Affari Esteri  iraniano. Ammettiamolo, sono auguri leggermente ambigui, ma si tratta  comunque di auguri. Quarantotto ore dopo, tuttavia, il 1° ottobre, nelle  prime ore del mattino , una strana informazione scorreva  ininterrottamente sul canale France 24: “Iran: l'eliminazione di Israele  non è più un sogno ma un obiettivo raggiungibile.”   Come conciliare dunque questi auguri alla comunità ebraica con la  volontà di distruggere lo Stato ebraico? Una volontà solidamente sostenuta da misure concrete: sostegno  finanziario, logistico e fornitura di armi sofisticate al suo vassallo,  Hezbollah, il cui segretario generale ripete a chiunque voglia  ascoltarlo,  che il suo obiettivo è la distruzione di Israele; sostegno  finanziario e fornitura di armi sofisticate all'organizzazione  terroristica Hamas, che a sua volta non fa mistero della  sua intenzione  di distruggere il suo vicino; supporto logistico e fornitura di armi  sofisticate alla Siria, attraverso cui invia a Hezbollah le suddette  armi sofisticate e nel mentre lo stesso Iran installa basi avanzate sul  territorio siriano per attaccare Israele. Tutte cose risapute in  Occidente, dove però i leader ed i media non prestano loro alcun  interesse. Ricordiamoci però la dichiarazione rilasciata al  quotidiano “Politico” il 18 maggio 2018 da Josep Borrel, allora capo  della diplomazia spagnola, e che da novembre del 2019, ha sostituito la  signora Mogherini a capo della diplomazia dell'Unione europea: “ L' Iran  vuole eliminare Israele; non è una novità, dobbiamo conviverci."   Ovviamente, il signor Borrel non vive in Israele. Ma torniamo alle cause di questa curiosa ossessione iraniana. Per  alcuni, è dovuta al fatto che la distruzione di Israele sarebbe un primo  e necessario passo nella realizzazione di un Medio Oriente sciita. 

 
Ma  c'è un'altra spiegazione. Israele è un cattivo esempio per la  regione. Sostiene l'uguaglianza tra donne e uomini; là le donne  camminano seminude non solo sulle spiagge ma anche per strada. Consente  alla comunità LGBT di sfilare in pubblico; riconosce i matrimoni  omosessuali legalmente contratti all'estero e permette alle coppie dello  stesso sesso di usare madri surrogate per avere figli.       Ancora più pericoloso è il fatto che, mentre nelle carceri iraniane i  prigionieri vedono la luce del giorno soltanto quando escono per  ricevere frustate o per essere giustiziati, in Israele i terroristi  incarcerati mangiano in mensa, guardano la televisione, ricevono la  visita dei loro avvocati e familiari e addirittura scioperano per  contestare un determinato provvedimento che non è di loro gradimento,  come hanno fatto recentemente quando l'amministrazione carceraria ha  istituito un dispositivo di controllo per impedire l'uso di smartphone,  che sono assolutamente vietati ma che vengono introdotti di nascosto dai  visitatori. Come potremmo solo immaginare il caos che tali pratiche provocherebbero  in Medio Oriente e non solo in Iran? Dunque gli Ayatollah vogliono la  distruzione di Israele, non perché Israele è uno Stato ebraico creato su  una terra islamica, ma perché cercano di spazzare via questo  abominio  prima che il contagio superi i suoi confini.   
Michelle Mazel scrittrice    israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il    marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del    Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de    Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume    della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".